Mitologia sumera: differenze tra le versioni

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La particella ''nin'' che compone il nome delle dee significa "Signora", e lo stesso significato ha la particella ''en'' per gli dei maschi, che significa "Signore, sovrano": questo sottolinea l'importanza o meno di alcune divinità. La particella ''an'', come si è visto, significa ''cielo'', e definisce il legame più o meno stretto che alcuni dei hanno con lo stesso dio An, oppure con il cielo fisico......
 
*'''[[Anunnaki]] (assemblea di tutti gli dei)'''
*'''[[An (mitologia)|An]] (dio del Cielo, uno dei quattro creatori)'''
*'''[[An-Ki]] ("Montagna Cosmica", costituita dagli dei An e Ki)'''
*'''[[Aruru]] (dea della creazione)'''
*'''[[Ashnan]] (dea del grano)'''
*'''[[Bau (mitologia)|Bau]] o Ninisinna o Gula (dea della medicina)'''
*'''[[Belili]] (dea della luce, consorte del dio solare Bel)'''
*'''[[Dimpemekug]] (dio scriba degli inferi)'''
*'''[[Dumuzi|Dumu-zi-Abzu]] (dio della vegetazione e della fertilità, equivalente al babilonese [[Tammuz (divinità babilonese)|Tammuz]]<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/tammuz/|titolo=Tammuz|accesso=26 ottobre 2011|editore=[[enciclopedia Treccani]] online}}</ref>)'''
*'''[[Enlil]] (dio dell'Aria, uno dei quattro creatori)'''
*'''[[Enki]] (dio dell'Acqua, uno dei quattro creatori)'''
*'''[[Enkidu]] (fedele amico di Gilgamesh)'''
*'''[[Ereshkigal]] (dea del mondo sotterraneo)'''
*'''[[Geshtinanna]] (dea dell' "acqua vivificante")'''
*'''[[Gilgamesh]] (mitico re di [[Uruk]], protagonista dell'[[Epopea di Gilgamesh]])'''
*'''[[Haia]] (sposo di Nidaba)'''
*'''[[Ki (mitologia)|Ki]] o Nantu o Ninhursag o Ninmah (dea della terra, uno dei quattro creatori)'''
*'''[[Kur]] (dio del mondo sotterraneo)'''
*'''[[Inanna]] (dea della fecondità e della bellezza)'''
*'''[[Ishkur]] (dio della pioggia e degli uragani)'''
*'''[[Ishtaran]] (dio preposto a comporre le divergenze)'''
*'''[[Lahar (mitologia)|Lahar]] (dio del bestiame)'''
*'''[[Nammu]] (personificazione del mare primordiale)'''
*'''[[Nanna (divinità)|Nanna]] o [[Sin (divinità)|Sin]] (dio della luna)'''
*'''[[Nidaba]] (dea della saggezza, della scrittura e della letteratura)'''
*'''[[Nin-Asu]] (dea degli inferi, figlia di Ereshkigal)'''
*'''[[Ninlil]] (dea dell'aria e del grano)'''
*'''[[Ningal]] (madre di Utu e dea della luna)'''
*'''[[Šamaš|Utu]] (dio del sole, equivalente al babilonese [[Šamaš|Shamash]], anche [[Šamaš]])'''
*'''[[Ziusudra]] (l'uomo salvato dal [[diluvio universale]], chiamato nell<nowiki>'</nowiki>''[[Epopea di Gilgamesh]]'' Utnapishtim ossia "Giorno di vita"<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/utnapishtim/|titolo=Utnapishtim|accesso=26 ottobre 2011|editore=[[enciclopedia Treccani]] online}}</ref>)'''
 
=='''Frammenti'''==
'''Per meglio comprendere la mitologia sumera, è opportuno conoscere alcuni degli episodi che la compongono. Poiché le tavolette su cui tali episodi sono incisi sono spesso illeggibili o lacunose in certi punti, non sempre la [[storia]] presenta il carattere consequenziale a cui siamo abituati, oppure, non sempre ne conosciamo l'inizio o la fine.'''
 
'''I titoli, inesistenti nelle versioni originali (da quanto ne sappiamo), sono stati dati con lo scopo di definire l'argomento trattato dalla narrazione, e sono pertanto arbitrari.'''
 
'''Sarà possibile notare, nei frammenti che seguono, alcune somiglianze con miti e religioni successive.'''
 
==='''Enlil e Ninlil'''===
'''Quando l'uomo non era ancora stato creato, la città di Nippur era dimora del dio [[Enlil]], della dea [[Ninlil]] e di Nunbarshegunu, la madre di lei. Quest'ultima decise di maritare la figlia al dio Enlil e un giorno le disse di bagnarsi nel ruscello Nunbirdu, in modo che il Padre Enlil potesse accorgersi di lei. Così avvenne, ma Ninlil non si sentì pronta a cedere alle attenzioni del dio ("le mie labbra sono troppo piccole, non conoscono i baci"). Enlil allora, consigliato dal suo visir Nusku, invitò la dea ad un giro in barca ed abusò di lei. In quell'istante venne concepito il dio-luna [[Sin (divinità)|Sin]].'''
 
'''Gli dei si indignarono per tale comportamento e intimarono a Enlil di allontanarsi dalla città. Il dio obbedì, dirigendosi verso gli inferi ([[Kur]]). Allora Ninlil, incinta, decise di seguirlo nel suo destino, ma Enlil pensò che in questo modo suo figlio, destinato a dimorare nel cielo, sarebbe invece stato costretto a vivere nelle viscere delle regioni infernali. Ideò allora uno stratagemma: poiché sulla strada per gli inferi vi erano tre dei minori che il viandante doveva incontrare (il ''guardiano delle porte dell'inferno, l'uomo del fiume dell'inferno e l'uomo della barca''), Enlil decise di assumere di volta in volta le sembianze di questi tre personaggi, fecondando Ninlil di tre divinità infernali in modo che sostituissero il figlio [[Sin (divinità)|Sin]] agli inferi.'''
 
'''In questo racconto compare per la prima volta un esempio di metamorfosi divina.'''
 
==='''Enki e Ninhursag, o il paradiso terrestre'''===
'''Nel paese di [[Dilmun]] (oggi [[Bahrain]]) non esistono malattie, né morte. Gli dei decidono quindi di creare qui il loro paradiso. Tuttavia, a Dilmun manca l'acqua dolce, indispensabile alla vita degli animali e delle piante. Allora [[Enki]], dio dell'acqua, chiede al dio del sole [[Šamaš|Utu]] di far scaturire l'acqua dal suolo perché possa irrigare la terra. Dilmun diventa quindi un lussureggiante giardino, in cui [[Ninhursag]], dea-madre, fecondata dal dio Enki, mette al mondo tre generazioni di dee, che a loro volta vengono fecondate dal loro stesso padre Enki. Questo punto, nonostante la sua apparente laboriosità, è molto importante, poiché il poema sottolinea le gravidanze delle dee, insistendo sul fatto che i parti furono indolori. Dopo aver dato vita alle dee, Ninhursag, fa spuntare otto piante; Enki è curioso di assaggiarne i frutti, e li fa cogliere dal suo messaggero Isimud. Il dio quindi le mangia in successione, ma questo fa scaturire la collera di Ninhursag, che lo maledice e lo destina a molteplici mali. La dea poi, forse per non incorrere in un ripensamento, scompare. Il dio Enki inizia quindi ad accusare malanni e malattie in tutto il corpo, e nessuno degli altri dei riesce ad aiutarlo. La parte seguente, piuttosto lacunosa, racconta di come una volpe si offra di ricondurre Ninhursag a più miti consigli, naturalmente dietro compenso. Enki accetta, e la volpe (non sappiamo come) riesce a riportare la dea presso [[Enki]]. Ninhursag crea allora tante divinità, i cui nomi corrispondono alle malattie di Enki, in modo che esse possano guarirlo.'''
 
'''In questo poema paiono evidenti molti parallelismi con la Genesi [[Bibbia|biblica]]. Il più sorprendente fu scoperto dal sumerologo [[Samuel Noah Kramer]]: la dea che Ninhursag crea per guarire una costola di [[Enki]] è chiamata [[Nin.ti]]. In sumerico il vocabolo TI indica sia "costola" sia "vita, far vivere"; di conseguenza, i Sumeri avrebbero identificato la dea Ninti, "Signora della costola", con "colei cha fa vivere". Caratteri semantici che, secondo l'ipotesi del Kramer, potrebbero essere traslati nella più tarda tradizione ebraica, e che sembrano ricondurre alla figura della Eva biblica. Naturalmente l'identità semantica non fu conservata, visto che in ebraico le due parole "costola " e "vita" sono diverse tra loro.'''
 
==='''Emesh ed Enten'''===
'''Il dio dell'Aria [[Enlil]] decide di fare di Sumer un paese rigoglioso, quindi di far spuntare tutte le possibili specie di alberi e piante. A questo scopo crea '''Emesh''', dio dell'estate, ed '''Enten''', dio dell'inverno, e ad ognuno assegna i propri compiti: Enten, il "Fattore degli dei", fa sì che il bestiame partorisca, che gli uccelli costruiscano nidi, che i pesci depongano le uova, che gli alberi producano frutti e via dicendo. Emesh invece regola la crescita delle messi, la costruzione di case e città, fa crescere gli alberi e la vegetazione.'''
 
'''Assolti i loro compiti, i due fratelli decidono di recarsi dal padre [[Enlil]] a presentare le loro offerte. Emesh reca con sé alcuni animali domestici e selvatici, uccelli e piante, mentre Enten porta metalli, alberi, pietre preziose e pesci. Giunti dinanzi alla dimora di [[Enlil]], Enten attacca briga con Emesh, del quale è geloso. Irritato dalla discussione, Emesh arriva a contestare ad Enten il suo titolo di "Fattore degli dei". I due fratelli, sempre litigando, arrivano alla presenza di [[Enlil]], e dopo aver presentato le loro offerte, espongono il caso al padre.'''
 
'''Mentre Enten si lamenta di essere stato insultato nonostante il suo ottimo lavoro, Emesh si lancia in frasi lusinghiere nei confronti di [[Enlil]] (questa parte ci risulta finora incomprensibile) con l'intento di aggiudicarsene il favore. Ma [[Enlil]] dà il suo appoggio ad Enten, e lo riconferma "Fattore degli dei". Finalmente i due fratelli si riconciliano, Emesh si inginocchia davanti al fratello rivolgendogli una preghiera (in segno di rispetto), e dopo aver diviso con lui miele e vino, gli dona oro, argento e lapislazzuli. Il poema si conclude piuttosto bruscamente (a causa di alcune lacune) con la formula finale "Padre Enlil, che tu sia glorificato!".'''
 
==='''La creazione dell'uomo'''===
 
'''Gli [[Igigi]] trovano difficoltà a procurarsi il cibo, quindi decidono di lamentarsi presso [[Enki]], dio dell'acqua ma anche dio della saggezza. Ma egli giace profondamente addormentato sul mare e non sente le loro lamentele. Allora [[Nammu]], madre di [[Enki]], si fa portavoce e gli comunica il loro problema. Gli dice di creare dei "servi" che possano svolgere i lavori che gli [[Igigi]] non sono in grado di fare. [[Enki]] riflette, e consiglia quindi alla madre di creare delle forme con l'argilla dell'Abisso (l'[[Abzu]]), e di imprimere su di esse l'immagine degli [[Igigi]]: queste forme saranno chiamate "uomini".'''
 
'''Per festeggiare questa decisione, gli [[Igigi]] organizzano un banchetto, durante il quale [[Enki]] e Ninmah, dea del parto, si ubriacano e perdono lucidità. Ninmah prende quindi un po' di argilla dell'Abisso e con essa forgia sei individui anormali, sfidando il dio a trovar loro una qualche utilità<ref>{{Cita|G. Pettinato|p.71|Pettinato 2001}}</ref>. [[Enki]] accetta e riesce a finire l'opera decretando il loro destino, e dando loro da mangiare del pane. Sulle imperfezioni dei primi quattro non si hanno notizie, mentre gli ultimi due sono una femmina incapace di procreare ed un essere asessuato. Il destino della prima è quello di dimorare nel [[gineceo]], quello del secondo di "camminare davanti al re".'''
 
'''[[Enki]] comunque non vuole essere da meno della dea Ninmah, e a sua volta forgia una creatura (non sappiamo in che modo). L'essere da lui creato è in qualche modo inanimato, debole di corpo e di spirito. Gli si offre del pane, ma lui non tende la mano per riceverlo, gli si parla ma lui non risponde; non riesce a stare in piedi, né seduto, né riesce a piegare le ginocchia. [[Enki]] chiede quindi a Ninmah di dare in qualche modo un aiuto a questa creatura, ma nemmeno la dea è in grado di fare qualcosa. Ne segue una lunga discussione tra i due dei, molto lacunosa e quindi difficilmente comprensibile, ma pare che Ninmah maledica [[Enki]] per la sua incoscienza nel creare un essere così miserevole, e sembra che il dio finisca col pensare che la maledizione sia meritata (molto probabilmente quest'essere impossibilitato a far nulla se non ad essere accudito, non è altro che il neonato).'''
 
==='''Inanna e Shukallituda'''===
'''La narrazione inizia raccontando i vani sforzi del giardiniere '''Shukallituda''' nell'ottenere un lussureggiante giardino. Nonostante egli irrigasse costantemente e desse tutto il suo tempo alla cura del giardino, quest'ultimo continuava a restare secco ed arido. Egli allora si mise a studiare i presagi del cielo, ed imparò così a conoscere le Leggi degli dei. Piantò dunque nel proprio giardino degli alberi (''sarbatu''), alla cui ombra la vegetazione iniziò a crescere e prosperare.'''
 
'''Avvenne un giorno che la dea [[Inanna]], dopo aver percorso il cielo e la terra, decise di riposare proprio vicino al giardino di Shukallituda. Egli la spiò dal limitare del giardino, attese la notte, e con il favore delle tenebre (ed aiutato dall'estrema stanchezza della dea) abusò di lei. Allo spuntare del sole, [[Inanna]], guardandosi attorno, si accorse dell'oltraggio subìto. Accecata dall'ira e dalla volontà di vendetta, per scoprire chi fosse stato il colpevole, scaglió su Sumer tre flagelli: il primo riempì di sangue i pozzi del paese; il secondo devastò il territorio con venti ed uragani; del terzo nulla sappiamo, poiché la tavoletta è spezzata.'''
 
'''Sappiamo comunque che Shukallituda, consigliato dal padre, raggiunse il paese dei [[sumeri]], sfuggendo così alla vendetta della dea. Intanto [[Inanna]], non riuscendo a scoprire chi fosse il mortale che osò oltraggiarla, decise di recarsi a chiedere consiglio presso [[Enki]].'''
 
'''Così si conclude per noi questo poema.'''
 
=='''Note'''==
<references/>
 
=='''Bibliografia'''==
* '''Franco D'Agostino, ''Gilgamesh: alla conquista dell'immortalità'', PiEmme, Torino, 1997 ISBN 88-384-2954-5'''
* '''Samuel Noah Kramer, ''I Sumeri'', Newton, Roma, 1997 ISBN 88-8183-776-5'''
* '''Michael Jordan, ''Miti di tutto il mondo'', Mondadori, Milano, 1998 ISBN 88-04-44879-2'''
* '''Paola Palmiotto, ''Il pre-patriarcato nella mitologia sumera'', Persiani Editore, Bologna, 2009'''
* '''Giovanni Pettinato (a cura di), ''Mitologia sumerica'', Torino, UTET, 2001 (antologia di testi mitologici sumeri in traduzione italiana).'''
 
=='''Voci correlate'''==
* [[Dio (religione sumera)|'''Dio (religione sumera)''']]
*[[Gilgamesh|'''Epopea di Gilgamesh''']]
*'''[[Nergal]]'''
*'''[[Ereshkigal]]'''
*'''[[Inanna]]'''
*'''[[Kurnugea]]'''
*[[Mitologia babilonese|'''Mitologia babilonese''']]
*[[Religioni della Mesopotamia|'''Religioni della Mesopotamia''']]
 
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