La ragazza di via Millelire: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Walty1971 (discussione | contributi)
Walty1971 (discussione | contributi)
Riga 56:
Nonostante il gradimento del pubblico e di alcuni giurati di [[Venezia]], tra cui lo scrittore [[Umberto Eco]], il regista bresciano, già precedentemente cimentatosi in pellicole impegnate, subì una dura critica e un vero e proprio processo di emarginazione professionale, etichettato come troppo provocatorio, cinico, e anche “mascalzone”. A nulla valse sia il riconoscimento in [[Francia]] del ''Jeune Cinema'' [[Hyères]] [[1981]], dove il film fu soltanto sottotitolato, sia discreto successo e relativo incasso nelle sale cinematografiche. Si tratta, infatti, di un particolare genere di film impegnati sul tema del disagio giovanile, un vero e proprio antesignano di pellicole più famose, quali ''[[Mery per sempre]]'' e ''[[Ragazzi fuori]]'', del regista [[Marco Risi]], che però usciranno ben nove anni dopo.<br/>
Molti ritengono che il boicottaggio al [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Festival di Venezia]] fu organizzato e pretestuoso, in quanto il bersaglio principale, oltre ad una parte della [[Sinistra (politica)|Sinistra]] torinese di [[Diego Novelli]], fu lo stesso produttore del film, il direttore dell'allora [[Rai 2|Rai Due]] [[Massimo Fichera]], socialista anomalo che lo stesso [[Bettino Craxi|Craxi]] voleva cacciare, come infatti avvenne subito dopo.<ref>Morando Morandini - [[Trovacinema.repubblica.it]]</ref>.<br/>
A [[Torino]], il film fu sostenuto dall'allora [[Centro di produzione Rai di Torino|Centro di produzione Rai]], in collaborazione con il [[giornalista]] torinese [[Bruno Gambarotta]]. Successivamente, la pellicola suscitò aspra disapprovazione tra alcuni consiglieri comunali, che criticarono [[Diego Novelli|Novelli]] per aver favorito la distribuzione di un film che, a loro avviso, screditava la città. FuStessa contestatoopinione anchela dagliebbero stessii rappresentanti dei comitatiComitati di quartiere di Via Artom a [[Mirafiori Sud]], nella quale la storia è ambientata, che raccolsero quasi cinquecento firme affinché l'opera non venisse immessa nei circuiti cinematografico e televisivo.<ref>http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1447_02_1980_0242_0006_20502967/</ref>
{{cit|Gli esponenti democristiani e liberali mi accusarono di non aver preso posizione contro un'opera che denigrava Torino. Ma allora quella era la Torino delle periferie. Non mancarono anche le petizioni dei residenti, che non si riconoscevano nel ritratto fatto da Serra del quartiere. Eppure quello era il mondo della periferia in tutte le grandi città italiane.'' Novelli fa un esempio, ripreso anche nel film, delle situazioni quasi paradossali che il Comune si trovava ad affrontare: ''In via Artom spaccavano tutte le notti le lampade dei lampioni pubblici. A questo punto ho voluto vedere chi aveva la testa più dura. Così, tutte le mattine, mandavo una squadra di operai a sostituirle. Loro rompevano e noi aggiustavamo. Alla fine si sono stufati loro.|Diego Novelli}}
 
== Cast ==
[[Oria Conforti]] (la Betty del film) ricorda il rapporto con loro e con il regista: "Io, pur arrivando non da quell'ambiente, mi trovai benissimo. Eravamo in sintonia. Avevo quindici anni e l'irrequietezza adolescenziale era la stessa. Alla prima del film, fatta al cinema Massimo di via Verdi a Torino, i ragazzi di via Artom ci furono al completo, alcuni di loro erano andati anche alla Mostra del Cinema di Venezia. Qui arrivò la cocente delusione della stroncatura critica, tanto da sinistra, che con un certo snobismo non voleva lavare i panni sporchi in pubblico, quanto dai conservatori che ne facevano una questione di "buona creanza". Non accettavano un'opera dove tra il pubblico e la storia non ci sono filtri. A partire da un linguaggio crudo, zeppo di bestemmie, che sono un voluto pugno nello stomaco dello spettatore.