Statuto Albertino: differenze tra le versioni

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== Storia ==
[[File:Gazzetta Piemontese 5-3-1848.png|thumb|Prima pagina della ''[[Gazzetta Piemontese (Regno di Sardegna)|Gazzetta Piemontese]]'' del 5 marzo [[1848]], giorno della pubblicazione dello Statuto Albertino]]
 
In seguito ai moti promossi dalle classi borghesi, cui talora partecipò anche l'aristocrazia, nelle principali città del [[Regno di Sardegna]], [[Carlo Alberto]] prese una serie di provvedimenti di stampo liberale: nel 1837 emanò un codice civile, a cui seguì un codice penale nel 1839; nel 1847 riformò la disciplina della censura (imposta da [[Vittorio Emanuele I]]), permettendo la pubblicazione di giornali politici; creò, poi, una [[Corte di Revisione]] (ossia di Cassazione) per assicurare una certa uniformità della giurisdizione nello Stato, riducendo le competenze dei vecchi senati e pubblicando il codice di procedura penale basato sulla pubblicità del dibattimento. Su ispirazione austriaca, aggiornò anche la composizione del [[Consiglio di Stato]], creato nel 1831, che sarebbe stato formato da due rappresentanti per ogni Divisione territoriale fra i Consiglieri delle Province componenti la Divisione, consiglieri provinciali che a loro volta erano scelti fra quelli comunali.
 
Gli avvenimenti dei primi mesi del 1848 sembravano comunque ancora confermare la resistenza ad ipotesi costituzionali, [[Carlo Alberto]] rifiutò in maniera netta l'idea di concedere una [[Costituzione]] e ne parlò al [[Consiglio di Conferenza]] del 13 gennaio 1848, prendendo in considerazione, secondo [[Francesco Cognasso|Cognasso]], anche una possibile abdicazione al trono del Regno di Sardegna.