Commodo: differenze tra le versioni

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Commodo aveva la passione - come la madre [[Faustina minore|Faustina]] e lo zio e cognato [[Lucio Vero]] (co-imperatore di Marco Aurelio) - per i [[Munera (giochi gladiatorii)|combattimenti gladiatori]] e [[Bestiarius|quelli contro le bestie]], al punto da scendere egli stesso nell'[[anfiteatro|arena]] vestito da gladiatore, come l'[[Ercole|Ercole romano]] indossando una pelle di leone e facendosi addestrare da [[Narcisso]], uno dei più forti in quei tempi nei combattimenti gladiatorii, impiegando quasi tutto il suo tempo rubato ai piaceri e gozzovigli. Partecipò a 735 giochi, pretendendo di essere regolarmente registrato e pagato come un normale gladiatore, ma naturalmente nessuno poteva batterlo, anche grazie all'assegnazione di armi smussate e scudi manomessi; tutti i prescelti finivano inesorabilmente sconfitti e chiunque veniva a conoscenza del trucco era inserito con un documento ufficiale in una ''lista di proscrizione'' e quindi bandito o giustiziato. Nel corpo a corpo aveva scelto la figura del ''Secutor'', affrontando gli avversari con elmo scudo e spada, all'epilogo spesso fingeva di graziarli per poi mutilarli o sfregiarli. Uccise anche migliaia di animali selvaggi tra cui elefanti, rinoceronti, ippopotami, leoni, orsi, leopardi e struzzi, questi ultimi una sua passione poiché dopo essere decapitati continuavano a correre per una manciata di secondi<ref>"The day Commodus killed a rhino", di Jerry Toner</ref>; in una delle sue ultime apparizioni nell'arena, afferrò una testa di struzzo mostrandola ai senatori (come riportato da [[Cassio Dione]]) e proclamò che avrebbe fatto lo stesso all’intero [[Senato]].
 
La partecipazione ai giochi nelle arene era considerato scandaloso dai Romani: la morale comune poneva i gladiatori nei ranghi più bassi della scala sociale. Ereditò, pare, tale passione dalla madre: una leggenda priva di fondamento voleva, del resto, che non fosse figlio di Marco Aurelio ma di un gladiatore.<ref>[[Historia Augusta]], ''Vita di Marco Aurelio'', 19.</ref>