Battaglia delle Isole Lipari: differenze tra le versioni

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== Dopo la battaglia ==
{{chiarire|Gneo Cornelio Scipione da questa battaglia venne soprannominato ''Asina''. Si riteneva, infatti, che le femmine dell'asino soffrissero di ''aquarum tedium'' (paura dell'acqua).|Nella voce su di lui viene data un'altra origine del soprannome}} Ma la sua carriera politica e militare non ne risentì molto. Ritornato a Roma, probabilmente con uno scambio di prigionieri o -meno probabilmente- col pagamento di un riscatto, Gneo Cornelio verrà nuovamente eletto console nel [[254 a.C.]] con [[Aulo Atilio Calatino]].
 
Annibale Giscone per poco non cadde in un errore simile qualche giorno dopo la battaglia delle Lipari. Avendo avuto notizia che il resto della flotta romana stava avvicinandosi alla Sicilia, con venti navi si avvicinò in esplorazione.
 
{{Citazione|Doppiando la punta estrema dell'Italia si gettò sui nemici [...] perse la maggior parte delle navi, mentre egli scampò con quelle rimaste in modo insperato e inatteso. |[[Polibio]], ''Storie'', I, 21, BUR. Milano, 2001. trad.: M. Mari.}}
L'identificazione della "punta estrema dell'Italia" è discussa. Walbrank tende a identificarla con [[Capo Vaticano]] in [[Calabria]], altri, fra cui De Sanctis, ritengono che quest'ultimo episodio sia una veloce descrizione di [[Filino di Agrigento|Filino]] della successiva [[battaglia di Milazzo (260 a.C.)|battaglia di Milazzo]].
 
== Fonti ==