Teogonia (Esiodo): differenze tra le versioni
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Dopo il proemio (vv.1-115) inerente alle [[Muse (divinità)|Muse]], le dee "olimpiche" a cui si deve l'intera opera religiosa, la ''Teogonia'' racconta l'origine del mondo:
* (v. 116) all'inizio, e per primo, "venne
* (v. 117) segue [[Gea]] (Γαῖα, anche Gaia, Ghe, Terra) che corrisponde sia all'entità "fisica", sia alla personificazione come "dea"<ref>[[Herbert Jennings Rose]] (Cfr. p.1006 dell<nowiki>'</nowiki>''Oxford Classical Dictionary'' 1970; trad. it. ''Dizionario di antichità classiche''. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995) ricorda come a Delfi Gea fosse l'originaria padrona dell'oracolo: {{citazione|Innanzi a tutto con questa preghiera fra tutti gli dèi la prima profetessa, Terra, io venero.|[[Eschilo]]. ''Eumenidi'' 1-2; traduzione di [[Monica Centanni]] in ''Opere''. Milano, Mondadori, 2007, p. 599}}</ref>, sede sicura ed eterna di tutti gli dèi che abitano l'Olimpo;
* (v. 119) quindi [[Tartaro (mitologia)|Tartaro]] (Τάρταρος), la realtà tenebrosa e sotterranea (''katachthónia'');
* (vv. 120-122) poi [[Eros]] (Ἔρως), il più bello (κάλλιστος) tra gli dèi<ref>Come nota [[Silvana Fasce]] (Cfr. ''Eros dio dell'amore'', in ''L'amore in Grecia'' (a cura di [[Claude Calame]]). Bari, Laterza, 2006, pp. 121 e sgg.) la sua "bellezza", indica la «sua superiorità e dignità divina e del privilegio di appartenere ad una cerchia di figure particolari di rango celeste».</ref>, il dio primordiale che "scioglie le membra" (λυσιμελής), e che condiziona l'esistenza dei mortali come quella degli immortali, principio generatore che non genera<ref>Così [[Graziano Arrighetti]] (p.325) «Solo Eros non ha una discendenza propria e diretta in quanto la sua forza generatrice partecipa di tutte le unioni e quindi delle discendenze che non siano partenogenetiche.»</ref><ref>{{citazione|L'Eros che appare per terzo, dopo Voragine e Terra, non è inizialmente quello che presiede agli amori sessuati. Il primo Eros esprime un'energia nell'universo. Così come un tempo la Terra è sorta da Voragine, dalla Terra scaturirà ciò che essa contiene nelle sue profondità. Quello che era in lei, mescolato a lei, si trova portato al di fuori: Terra lo partorisce senza aver bisogno di unirsi a nessuno. |[[Jean-Pierre Vernant]], ''L'universo, gli dei e gli uomini''. Torino, Einaudi, 2001}}</ref>;
* (v. 123) da Caos ("Spazio beante") sorgono, per partenogenesi, [[Erebo]] (Ἔρεβος, le Tenebre)<ref>Da intendere come il buio dell'Al di là, cfr. Arrighetti p. 293.</ref> e [[Notte (mitologia)|Notte]] (Nύξ, Nyx)<ref>Da intendere come il buio di questo mondo, cfr. Arrighetti p. 293.</ref>;
* (v. 124-125) e dall'unione di Notte con Erebo nascono [[Etere (divinità)|Etere]] (Ἀιθήρ, la
* (vv. 126-132) da Gea ("Terra") viene generato, per [[partenogenesi]], [[Urano (mitologia)|Urano]] (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante") pari alla Terra<ref>Si riferisce all'estensione, il Cielo, semisferico, finisce là dove finisce Gea, la linea di orizzonte indica sia la fine del Cielo che della Terra (Arrighetti, p. 326; Cassanmagnago p. 929)</ref>, genera quindi, sempre per partenogenesi, i monti, le [[Ninfe]] (Νύμφη ''nymphē'') dei monti<ref>Quindi le Oreadi (Ὀρεάδες)</ref> e il [[Ponto]] (Πόντος, il Mare)<ref>Distinto quindi da Oceano(Ὠκεανός)</ref>;
* (vv. 133-138) unendosi a [[Urano (mitologia)|Urano]] ("Cielo"), Gea ("Terra") genera i [[Titani]] (Τιτάνες): [[Oceano (divinità)|Oceano]] (Ὠκεανός)<ref>In ''Iliade'', XIV 201, Oceano è detto «padre degli dèi». [[Aristotele]], in ''Metafisica'' I (A) 3,983 intende questo, «Oceano e [[Teti (titanide)|Teti]] genitori del divenire», come anticipazione delle teorie di Talete.</ref>, [[Ceo (mitologia)|Ceo]] (Κοῖος, anche Coio), [[Crio]] (Κριός, anche Crio), [[Iperione (mitologia)|Iperione]] (Ύπέριον), [[Giapeto (mitologia)|Giapeto]] (Ἰαπετός, anche Iapeto), [[Teia (mitologia)|Teia]] (Θεία, anche Tea o Tia)<ref>Pindaro ''Istmica'' V la canta; da intendere come divinità della luce (cfr. Colonna p.83)</ref>, Rea (Ῥέα), [[Temi]] (Θέμις, anche Themis), [[Mnemosine]] (Μνημοσύνη), [[Febe (titanide)|Febe]] (Φοίβη), [[Teti (titanide)|Teti]] (Τηθύς) e [[Crono]] (Κρόνος)<ref>[[Maria Michela Sassi]] (Cfr. [[Maria Michela Sassi]], ''Gli inizi della filosofia: in Grecia'', Torino, Boringhieri, 2009, pp.71 e sgg.) evidenzia come questi versi della ''Teogonia'' esiodea si prestino a differenti livelli di lettura, pur tuttavia è evidente come il primo evento descritto corrisponda all'aprirsi di una "voragine", di uno "spazio", di un "venire ad essere" di questa "Voragine" secondo un modello "genealogico" che verrà successivamente ripreso dalle riflessioni [[Presocratici|presocratiche]]. Significativo, sempre secondo [[Maria Michela Sassi]], che dalla "Voragine", dal Caos, abbiano origine entità informi (Erebo e Notte, e poi secondo un modello di opposizione, Etere e Giorno) che non hanno un 'seguito', non hanno una "progenie" di divinità antropomorfe; mentre da Gea origina, per partenogenesi, Urano (suo opposto), i Monti e il Mare (ambedue come sue specificazioni, ovvero in essa contenute). Quindi se Gea e Urano corrispondono sul piano spaziale, la genesi della loro unione (accompagnata, come l'unione tra Erebo e Notte, dalla funzione dell'Eros cosmico), si accompagna alla differenziazione e alla personalizzazione, a partire dal gesto di evirazione del padre Urano da parte dell'ultimo titano, Crono, che prelude all'ordine cosmico stabilito da Zeus: {{citazione|Possiamo quindi scorgere un itinerario complessivo dall'informe al pienamente formato (da Caos a Zeus), che comprende vari sottoitinerari, dal negativo al positivo (dall'oscurità alla luce), da ciò che ha forma (Gea) alle sue successive specificazioni (tutto ciò che via via nasce da Gea).|[[Maria Michela Sassi]]. ''Op. cit.'' pp. 72-3}}</ref>.
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