Richard Wagner: differenze tra le versioni

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|Nome = Wilhelm Richard
|Cognome = Wagner
|ForzaOrdinamento = Wagner, ,Richard
|PreData = in italiano pronunciato {{IPA|/ˈvaɡner/}}<ref>{{Dipi|Wagner}}</ref>; in [[lingua tedesca|tedesco]] {{IPA|['vɪlhɛlm 'ʀixaʀt 'vagnɐ]}}
|Sesso = M
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}}
 
Citato a volte nei testi in [[lingua italiana]]<ref>Compresa la [[toponomastica]] delle vie a lui intitolate.</ref> come Riccardo Wagner<ref>Ad esempio vedi ''Lettere di Riccardo Wagner ad Augusto Roeckel'', tradotte da Vittorio Morelli, Palermo: A. Reber, 1899.</ref>, è riconosciuto come uno dei più importanti musicisti di ogni epoca, in particolare del [[romanticismo]]. Wagner è soprattutto noto per la riforma del [[teatro]] musicale. Diversamente dalla maggioranza degli altri compositori di [[opera lirica]], Wagner, autodidatta, scrisse sempre da sé il [[libretto]] e la [[sceneggiatura]] per i suoi lavori<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/{{Treccani|wilhelm-richard-wagner/|Richard Treccani.itWagner|accesso=7 Richardmarzo Wagner]2019}}</ref>. Le composizioni di Wagner, in particolare quelle del suo ultimo periodo, sono rilevanti per la loro [[Tessitura (musica)|tessitura]] [[Contrappunto|contrappuntistica]], il ricco [[Scala cromatica|cromatismo]], le [[Armonia|armonie]], l'[[orchestrazione]] e per l'uso della tecnica del ''[[Leitmotiv]]'': temi musicali associati a persone, luoghi o sentimenti, ed inoltre fu il principale precursore del linguaggio musicale moderno: l'esasperato cromatismo del ''[[Tristano e Isotta (opera)|Tristano]]'' avrà infatti un effetto fondamentale nello sviluppo della [[musica classica]]. Egli trasformò il pensiero musicale attraverso la sua idea di ''[[Gesamtkunstwerk]]'' (opera totale), sintesi delle arti poetiche, visuali, musicali e drammatiche. Questo concetto trova la sua realizzazione nel [[Festspielhaus di Bayreuth]], il teatro da lui costruito per la rappresentazione dei suoi [[Dramma musicale|drammi]], dove tuttora si svolge il [[Festival di Bayreuth]], dedicato completamente al compositore di Lipsia.
 
La sua arte rivoluzionaria, su cui sono presenti, dal punto di vista dei libretti, influenze della tradizione della [[mitologia norrena]], [[Mitologia germanica|germanica]] e dei [[poemi cavallereschi]], nonché quelle della [[filosofia]] di [[Arthur Schopenhauer]], e dal punto di vista musicale influssi dell'intera storia della musica classica, scatenò reazioni contrastanti nel mondo artistico e divise critici e appassionati in "wagneriani" e "antiwagneriani" (tra i secondi, nomi famosi come [[Johannes Brahms|Brahms]] o [[Robert Schumann|Robert]] e [[Clara Schumann]]): fu anche per questo che il compositore conobbe il successo solo negli ultimi anni della sua vita.
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I sei anni che separarono la composizione del ''[[Lohengrin (opera)|Lohengrin]]'' (terminato nel '48) e l'inizio de ''[[L'oro del Reno]]'' furono radicali per il processo di evoluzione stilistica del compositore. Questo periodo d'inattività musicale fu segnato dalla stesura di numerosi libri teorici, in cui Wagner spiegò la sua nuova concezione artistica e politica del mondo: ''Opera e dramma'', ''Opera d'arte dell'avvenire'', ''L'arte e la rivoluzione''. In essi si legge: "Il bisogno più urgente e più forte dell'uomo perfetto e artista è di comunicare se stesso – in tutta la pienezza della sua natura – all'intera comunità. E non può arrivare a tanto se non nel dramma".<ref name=rivol>Richard Wagner, ''L'arte e la rivoluzione''</ref>
 
«Il popolo è l'insieme di tutti coloro che provano una necessità comune. Dove non esiste necessità non esiste vero bisogno. Dove non esiste vero bisogno pullulano tutti i vizi, tutti i delitti contro la natura, ossia il bisogno immaginario. Ora, la soddisfazione di tale fittizio bisogno è il "lusso". Il lusso non può mai essere soddisfatto perché, essendo qualcosa di falso, non esiste per esso un contrario vero e reale in grado di soddisfarlo e assorbirlo. Esso consuma, tortura, prostra la vita di milioni di poveri, costringe un intero mondo nelle ferree catene del dispotismo, senza riuscire a spezzare le catene d'oro del tiranno. È l'anima dell'industria che uccide l'uomo per usarlo come una macchina.».<ref name=rivol/>
 
L'opera d'arte fu vista come una sorta di sublimazione di un mondo affrancato dall'ipocrisia e dal potere del ricco sul povero. Si trattava di una teoria positivistica ancora precaria, pre-schopenhaueriana, ma affine allo spirito della rivoluzione che in quel periodo ardeva un po' in tutta [[Europa]]. E proprio la rivoluzione del 1848 vide Wagner impegnato a erigere barricate al fianco di [[Bakunin]]. Ovviamente perse il posto di direttore a Dresda con grande disappunto di Minna. Il 3 maggio Wagner accompagnò la moglie a [[Chemnitz]], lontana dalla [[guerra]], per tornare a Dresda con Bakunin e Hubner, membro del governo provvisorio. Ma quando i due vennero arrestati dalla polizia reale, Wagner decise di lasciare la Sassonia per evitare guai (il mandato d'arresto lo raggiunge il 16 maggio) e riparò precipitosamente a [[Weimar]], sotto la protezione di Franz Liszt. Pur aiutandolo, l'amico criticò le sue velleità politiche incitandolo a dedicarsi esclusivamente all'arte, come lo stesso Liszt scrisse in una lettera seguente: "Basta con la politica e con le chiacchiere socialiste. Occorre rimettersi al lavoro con ardore, il che non sarà difficile, col vulcano che Ella ha nel cervello".<ref>Epistolario di Franz Liszt</ref>
 
Gli donò quindi 300 [[Franco (moneta)|franchi]] per il viaggio che lo avrebbe condotto in esilio a [[Zurigo]] e a Parigi. Minna gli scrisse che sarebbe tornata da lui solo quando sarebbe stato in grado di mantenerla con un lavoro sicuro, sebbene continuassero a vedersi e a scriversi di frequente. Di lei, Wagner scrisse a Liszt: «Sempre c'erano state tra noi scene di appassionati litigi senza che vi fosse mai un ravvedimento da parte sua. Resomi conto delle nostre differenze di carattere e di cultura intellettuale, toccava sempre a me essere ragionevole e addolcirla col mio pentimento.».<ref>''Epistolario di Riccardo Wagner'', traduzione e note di Gualtiero Petrucci; con prefazione di Jolanda Milano: Solmi, 1907.</ref>
 
Del resto, cominciarono a manifestarsi le prime simpatie femminili che costelleranno per sempre la vita dell'artista, facilmente preda di fugaci relazioni amorose: la signora Ritter gli mandò 500 talleri e una pensione annuale che gli assicurò momentaneamente la vita, e ''madame'' Laussot (Jessie) – innamorata della sua arte – lo invitò a [[Bordeaux]], presso di lei. Rattristato dalla notizia della condanna a morte di Bakunin, Wagner meditò un favoloso viaggio in [[Medio Oriente]], "lontano da questa ristretta esistenza di libri" (''Mein Leben''). La giovane Jessie avrebbe voluto seguirlo ma, dopo una serie ripetuta di visite culminate con le proteste di Minna e del marito di Jessie, la [[polizia]] lo allontanò anche da Bordeaux. A salvarlo ci pensò ancora Liszt, che aveva appena diretto con successo la prima assoluta del ''Lohengrin'' a Weimar (1850). La notizia dell'evento richiamò l'attenzione e la fiducia di Wagner che, stabilitosi a Zurigo con Minna, da questo momento si dedicherà incessantemente alla composizione della ''Tetralogia''.<ref>Richard Wagner, ''Autobiografia''.</ref>
 
=== 1850-1859: ''Tristano e Isotta'', Matilde Wesendonck e Venezia ===
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Appassionato anche di [[montagna]] (la quale ricorre spesso – insieme al [[mare]] – nell'ambientazione dei suoi drammi), intraprese avventurose passeggiate sui monti della Svizzera centrale.<ref name="Robert E. Gutman, op. cit.">Robert E. Gutman, ''op. cit.''</ref> Tuttavia, accanto al tema della natura, l'evento che segnò una svolta nella sua vita fu l'incontro con la filosofia di [[Schopenhauer]], che ebbe l'effetto di modificare i passati ideali della rivoluzione. Leggendo ''[[Il mondo come volontà e rappresentazione]]'', Wagner trovò la conferma di ciò ch'egli stesso andava lentamente maturando. Le significative frasi finali de ''L'anello del Nibelungo'' furono più volte modificate e improntate su queste nuove teorie, che tratteggiavano già i [[Dramma musicale|drammi]] di ''Parsifal'' e di ''Tristano''. ''Tristano'', per la cui concezione fu fondamentale un altro evento di assoluta importanza nella vita del compositore: l'amicizia con la famiglia Wesendonck. Otto Wesendonck era socio in affari di un'industria tessile di [[New York]] e conobbe il musicista durante un concerto di musiche di [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]]. Sua moglie Matilde, poetessa dilettante, sembrava fatta apposta per condividere il genio dell'artista. Del resto, erano anni di fervente attività creativa. Entro il 1856, ''L'oro del Reno'' e ''Walkyria'' furono terminati. ''Sigfrido'' seguì d'appresso, così che l'immenso lavoro della ''Tetralogia'' sembrò quasi concluso; s'interruppe però a metà del secondo atto del ''Sigfrido'', quando i rapporti tra Richard e Matilde divennero sempre più intimi. Otto aveva infatti affittato all'amico un'ala della sua villa di Zurigo, il cosiddetto "asilo", un'oasi di pace dove vivere in tutta tranquillità. Richard vi si stabilì con Minna, i [[Canis lupus familiaris|cani]] e i [[pappagalli]]. La moglie non tardò ad accorgersi di questo nuovo amore che cresceva mese dopo mese, una passione travolgente che interruppe la stesura dell<nowiki>'</nowiki>''anello'' per intraprendere ''Tristano''. A Matilde si devono inoltre le cinque poesie dei ''[[Wesendonck-Lieder]]'', che Wagner musicò nell'intimità della loro relazione, rarissimi saggi del Maestro al di fuori dell'orbita del dramma.
 
«Un anno fa, oggi, terminai il poema del Tristano e ti portai l'ultimo atto. Tu mi abbracciasti e mi dicesti: ora non ho più desideri! In quel momento, io rinacqui una seconda volta. Mi ero andato sempre più staccando dal mondo con dolore. Tutto in me era diventato negazione, rifiuto e desiderio di opporre un'affermazione. Una donna dolce si è gettata in un mare di sofferenze per offrirmi quell'istante adorabile e per dirmi che mi amaama…»....»<ref>Barbara Spadini, articolo su Matilde e Wagner.</ref>
 
A questo punto lo scandalo esplose all'improvviso: Minna mostrò a Otto Wesendonck le lettere del marito a Matilde, a cui seguirono interminabili scenate di gelosia. Otto fu conciliante, ma Wagner dovette lasciare "l'asilo". Riparò quindi a [[Venezia]], dove trascorse sette mesi di assoluto isolamento. Alloggiò all'albergo Danieli e a palazzo Giustiniani, dove portò avanti la stesura del ''Tristano''.<ref>Robert E. Gutman, ''op.cit''</ref>
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Per la seconda volta Wagner tentò la fortuna nella città che odiava, simbolo di un'arte "viziata e corrotta", ma indispensabile per aggiudicarsi la vittoria sul mondo. Nel [[1860]], senza troppa fortuna, vi aveva già portato ''L' olandese volante'' in forma di concerto (modificato con l'aggiunta del tema finale della ''Redenzione''), mentre l'anno seguente vi portò il ''[[Tannhäuser]]'', pure modificato e memore delle innovazioni stilistiche post-tristaniane. Di tutti i suoi drammi, ''Tannhäuser'' gli sembrò il più appropriato a sostenere quest'atto di prostituzione che identificava il successo artistico col successo finanziario. Il denaro di Wesendonck era infatti già svanito nel pagamento anticipato di tre anni di pigione in un [[appartamento]] di lusso vicino all'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]]. Minna lo raggiunse poco dopo, ancora una volta, momentaneamente riappacificata: sala da pranzo in comune, camere da letto separate. Da parte sua, [[Napoleone III]] concesse le rappresentazioni pensando ad un evento artistico come un altro, ma quel che in realtà avvenne superò qualsiasi immaginazione. Venne accolto come un genio esuberante, invasato e senza scrupoli, che osava stravolgere il gusto francese per la musica tutta arie e balletti, sostituendola con una concezione assolutamente nuova. Mentre il direttore dirigeva l'orchestra secondo la sua interpretazione, Wagner batteva un altro tempo con le mani e coi piedi, facendo un gran fracasso e abbandonandosi a violenti alterchi con gli orchestrali, esprimendosi oltretutto in un pessimo francese. In particolare, il divieto d'introdurre il tradizionale [[balletto]] nel secondo atto – previsto dalla moda del teatro parigino – colpì l'orgoglio dei membri del ''Jockey Club'', che usavano presentarsi in [[platea]] non prima del secondo atto.
 
«Ai ripetuti timori espressi sulla lunghezza del lavoro, replicai che non comprendevo tale inquietudine. Non era possibile, infatti, annoiare un pubblico abituato a divertirsi nell'ascoltare la [[Semiramide]] di [[Gioachino Rossini|Rossini]]. Tuttavia, io dimenticavo che in queste rappresentazioni il pubblico non si cura né dell'azione né della musica, e che la sua attenzione si rivolge solo ai virtuosismi dei cantanti. Ora, il Tannhäuser non era stato composto per le esibizioni dei cantanticantanti…»...»<ref name="Richard Wagner, Mein Leben"/>
 
Si disse che mai musica e mai autore furono più impopolari di Wagner e del ''Tannhäuser'', la sera del 13 marzo [[1861]]. Urla, fischi e risate condannarono l'esecuzione di un capolavoro che era costato la bellezza di 164 prove. Wagner ritirò l'opera dopo la terza recita, ma il tumulto lo rese celebre. [[Charles Baudelaire]] gli manifestò tutta la sua ammirazione, mentre la critica giornalistica non parlava d'altro.<ref>Robert E. Gutman, ''op. cit.''</ref>
 
«Fossi lontano da questa Parigi che non m'ha portato che sventure! Dovrò andarmene per forza, alla metà di questo mese. Ma dove? Come? Voto la mia vita alle peregrinazioni e ho sempre l'impressione di essere giunto alla fine...fine…».<ref name="Epistolario di Wagner">Epistolario di Wagner.</ref>
 
=== 1861-1864: Mosca, Vienna e Stoccarda ===
[[File:Richard Wagner,Wien,1862.jpg|thumb|left|Wagner fotografato a Vienna nel 1862<ref>Fotografia Angerer, Vienna.</ref>]]
[[File:Wagner Richard von Ludwig Angerer.jpg|thumb|Una rara immagine del musicista nel 1863]]
Wagner lasciò [[Parigi]] il 15 aprile. Tenne un festino d'addio, in un caffè di rue Laffitte – presenti [[Charles Baudelaire|Baudelaire]] e [[Gustave Doré]] – salutò e partì. Avanti a sé aveva un futuro sempre più incerto. Il mandato d'arresto che gl'imponeva l'[[esilio]] dalla Germania era stato revocato, ma non sapeva dove andare. Come dice [[Aldo Oberdorfer]] nella sua eccellente [[biografia]], si trattava di una "pezzenteria grandiosa, di un accattonaggio magnifico che abitava nei palazzi e negli alberghi di lusso". Questo Wagner ormai cinquantenne, senza fissa dimora, agitato da eccessi d'entusiasmo e crisi di depressione, osteggiato ma anche vezzeggiato da nobildonne sedotte dalla sua musica, ricominciò a chiedere prestiti a destra e a sinistra. Per esempio, all'amico comune Hornstein: «Sento che lei è diventato ricco...ricco… Per tirarmi fuori dai guai mi occorre un anticipo di 10.000 franchi. Il suo aiuto mi renderà a me molto caro. In questo caso dovrebbe gradire di accogliermi l'estate prossima per circa tre mesi in uno dei suoi poderi, possibilmente in riva al [[Reno]]».<ref>Aldo Oberdordfer, ''Riccardo Wagner''.</ref>
 
La signora Kalergis gli aveva già prestato 10.050 franchi per coprire il buco dei concerti di Vantadour e ora contattò invano gli editori e i teatri di tutta Europa.
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Era l'assurdo che preludeva al periodo più nero, dove non c'era più posto per alcuna attività creativa. In effetti, Wagner era stanco, inaridito di fronte ai tronconi della ''Tetralogia'' e de ''I maestri cantori'', che non aveva più ripreso. Era solo di fronte alla fuga degli amici, come un [[mago]] che aveva perduto i suoi poteri.
 
"{{Citazione|A cinquant'anni devo sapere di che vivrò. Guardo innanzi a me e sono profondamente stanco di vivere. Una lieve spinta e tutto è finito!...".<ref name="Epistolario di Wagner"/>}}
 
Non gli rimase che la fuga in [[Svizzera]], per evitare l'arresto per indebitamento. Per calmare i creditori, lo zio di [[Franz Liszt|Liszt]] – noto [[avvocato]] – vendette i mobili della casa di Vienna a sua insaputa, così che si ritrovò di colpo senza alloggio. Scrisse a Wesendonck sperando che lo accogliesse ancora a [[Zurigo]], ma ricevette risposta negativa. Si presentò allora a casa di un amico di Marafield, disperato e senza essere atteso, ma poco dopo fu invitato a ripartire. Erano i primi mesi del 1864: [[Ludovico II di Baviera|Ludovico II]] era appena salito sul trono di [[Baviera]]. Di passaggio a [[Monaco di Baviera|Monaco]] Wagner osservò in un ritratto il volto del sovrano, mentre correva a [[Stoccarda]] per convincere il direttore d'orchestra Eckert a rappresentargli il ''Tristano'': era il suo capolavoro che ammuffiva nel cassetto da cinque anni. Stavano dunque decidendo la questione quando, la sera del 3 maggio, il segretario del re di Baviera si presentò chiedendo di parlare con Wagner; questi, credendosi ricercato dalla polizia, fece rispondere di non essere in casa. L'indomani mattina, il misterioso personaggio raggiunse il musicista in albergo, dove gli consegnò un anello e una foto del giovane re: Ludwig, follemente innamorato, lo chiamava a Monaco presso di sé.
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=== Gli anni dal 1864 al 1883 ===
[[File:wagnercomo.jpg|thumb|Cosima nacque a [[Como]]]]
Sotto la protezione del sovrano, ebbe finalmente luogo la rappresentazione del ''Tristano'' ([[1865]]) e de ''[[I maestri cantori di Norimberga]]'' ([[1868]], direttore [[Hans von Bülow]]), l'unica commedia composta da Wagner, in cui viene esaltato il significato della nuova arte tedesca. Alla fine della prima del ''Tristano'', Ludovico II uscì dal teatro, salì sul suo treno per tornare al palazzo, ma lo fece fermare in aperta campagna e in preda ad una fortissima emozione, cavalcò da solo nei boschi per tutta la notte, rientrando alle prime luci dell'alba.<ref>Guy de Portalès, ''Wagner, nuova accademia'', 1958.</ref> Costretto ad allontanarsi anche da Monaco, a seguito dell'antipatia dimostrata dai monacensi e dagli stessi cortigiani, Wagner si stabilì sul lago di [[Lucerna]], dove portò a termine il lavoro della ''Tetralogia'' e dove conobbe il filosofo [[Friedrich Nietzsche]]. La sua seconda moglie fu [[Cosima Liszt]], figlia del pianista, sposata nel [[1870]]. Wagner la strappò dal matrimonio con Hans von Bülow, che da quel momento ruppe l'amicizia col compositore. Da lei ebbe tre figli: Isolde (1865 – 1919), Eva (1867 – 1942, che sposò un filosofo precursore del [[nazismo]], [[Houston Stewart Chamberlain]]) e [[Siegfried Wagner|Siegfried]] (1869 – 1930).
====Il Festival di Bayreuth====
Tuttavia, il re non aveva troncato i rapporti col suo amico e per anni finanziò con una cospicua rendita lo stile di vita dispendioso del compositore e supportò la realizzazione del [[Festival di Bayreuth]], inaugurato con la prima rappresentazione de ''[[L'anello del Nibelungo]]'' nel [[1876]]. Nonostante il successo artistico delle recite, fu ancora il re che salvò il festival dal fallimento. Durante una rappresentazione della ''Tetralogia'', la testa di cartapesta del drago Fàfnir del ''Sigfrido'' fu spedita per errore a [[Beirut]], nell'attuale [[Libano]], anziché a Bayreuth. Tornò indietro appena in tempo per la recita.<ref>{{Cita web |lingua=de}} [|url=http://www.vsnrweb-publications.org.uk/Wagner.pdf ''|titolo=Wagner and the Volsungs'']}}</ref>
 
Wagner si stabilì definitivamente a [[Bayreuth]], godendo solo in tarda età del successo e della fama dalla sua nuova arte. Per problemi di salute soggiornò a lungo nel sud Italia, in [[Sicilia]], a [[Palermo]], e a [[Napoli]], tra il novembre 1881 e il marzo 1882, dove terminò l'orchestrazione del ''Parsifal''<ref>{{Cita pubblicazione |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/04/17/quando-richard-abitava-posillipo-frequentava-le-aule.html |titolo=Quando Richard abitava a Posillipo e frequentava le aule del tribunale |pubblicazione=[[La Repubblica]] |data=17 aprile 2013 |accesso=7 marzo 2019}}</ref>, opera che causò la rottura dei rapporti di Wagner con Nietzsche. I luoghi e le circostanze che hanno dato luogo a quest'opera tanto straordinaria quanto dibattuta hanno ispirato numerosi scrittori e registi cinematografici.<ref>{{Cita testo |autore=Miriam Cipriani, ''|titolo=In Viaggio con Wagner; sulle Orme del Parsifal'', |città=Roma, |editore=Absolutely Free Editore, |anno=2012}}</ref>
Da allora, anche se continuò ad avere alcuni rapporti con Cosima (per cui provava molta ammirazione), il filosofo comincerà, e continuerà dopo la morte di Wagner, ad attaccare quella che secondo lui era la decadenza della musica del compositore.<ref>Friedrich Nietzsche, ''Nietzsche contra Wagner. Documenti processuali di uno psicologo''.</ref> Per molti anni, a causa del carattere religioso del [[Dramma musicale|dramma]], era consuetudine non applaudire al termine della rappresentazione. Ancora oggi il pubblico spesso non applaude alla fine del primo atto (scena della comunione). Durante una delle prime rappresentazioni a Bayreuth, Wagner si levò in piedi per zittire un applauso; ma quando, alla fine del secondo atto, egli stesso si alzò per applaudire, venne zittito dal pubblico.<ref name="Robert E. Gutman, op. cit."/>
 
Nel [[1882]] la famiglia si trasferì a Venezia. Il 13 febbraio [[1883]] Wagner morì in seguito a un attacco cardiaco nella città lagunare, mentre era intento a scrivere un saggio, ''Sull'elemento femminile nella specie umana''. La notte prima di morire, Wagner suonò per l'ultima volta, al pianoforte, il tema della scena IV de ''L'oro del Reno'', il lamento delle ondine.<ref>{{Cita libro |lingua=en}} |autore=Robert Gutman, ''|titolo=Richard Wagner: The Man, His Mind, and His Music'', London,|città=Londra |editore=Penguin Books, |anno=1971), |ISBN =0-14-021168-3}}</ref> Dopo il trasporto da [[Ca' Vendramin Calergi]] ai binari del treno, il corpo fu portato in [[Baviera]], dov'è sepolto. La tomba di Wagner si trova a Bayreuth nel giardino della sua villa, Haus [[Wahnfried]], non lontano dal teatro a lui dedicato e costruito per la rappresentazione delle sue opere. La scena dei funerali veneziani di Wagner è descritta da [[Gabriele D'Annunzio]] nel romanzo ''[[Il fuoco (D'Annunzio)|Il fuoco]]'', in cui il suo ''alter ego'' letterario è uno dei portatori della bara del musicista: in realtà è quasi certo che questo ruolo non fu ricoperto dal giovane ventenne D'Annunzio, che non si trovava neanche a Venezia in quei giorni.<ref>[{{Cita pubblicazione |url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/giugno/17/Annunzio_porto_bara_Wagner_Con_co_0_95061712994.shtml ''|titolo=D'Annunzio portò la bara di Wagner? Con la fantasia'' |pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |data=17 giugno 1995 |accesso=7 marzo 2019}}</ref>
 
Il teatro della [[Festspielhaus di Bayreuth|Festpielhaus]] divenne la sede fissa dell'annuale [[Festival di Bayreuth]], diretto dalla [[famiglia Wagner]]. Alla fine della [[seconda guerra mondiale]], l'[[United States Army|esercito americano]] occupò provocatoriamente il teatro, parzialmente danneggiato, di Bayreuth organizzandovi ''[[music-hall]]'' e concerti di [[musica afroamericana]], portando via, in spregio alla Germania e al teatro amato da Hitler (in cui, paradossalmente, durante il nazismo, vi furono le uniche esibizioni di cantanti di origine ebraica), i particolari e lunghi [[Corno alpino|corni da caccia]] del ''Crepuscolo'', che furono poi sostituiti da nuovi, vent'anni dopo (quando [[Georg Solti]] diresse il ''Götterdämmerung'', ultima parte della prima incisione discografica completa in assoluto de ''L'Anello del Nibelungo''), e altri oggetti di scena, utilizzati come "ricordo" dai militari; essi però non distrussero, come spesso è stato detto, le campane che Wagner stesso aveva fatto fondere per le rappresentazioni del ''Parsifal'', ancora presenti.<ref>{{en}} Frederic Spotts, ''A History of the Wagner Festival'', Yale University Press, 1996</ref> Poco tempo prima, il generale [[George Smith Patton|Patton]] fece urinare proprio nel Reno un intero battaglione, come gesto provocatorio verso il fiume della mitologia wagneriana.<ref>[http://www.novefebbraio.it/dibattiti/elezioni-presidenziali-usa-la-destra-americana-contro-obama ''La destra americana contro Obama''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140222051359/http://www.novefebbraio.it/dibattiti/elezioni-presidenziali-usa-la-destra-americana-contro-obama |data=22 febbraio 2014 }}</ref> Questi atti vandalici e iconoclasti, nonché i danni bellici, però nulla hanno tolto al mito di Bayreuth; infatti esistono in commercio le registrazioni precedenti che ci permettono di godere del suono originale del teatro e di apprezzarne la peculiarità.<ref>Frederic Spotts, ''op. cit.''</ref>