Liberazione di Roma (1409-1410): differenze tra le versioni

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|Schieramento1 = {{simbolo|Firenze-Stemma.png|15}} [[Repubblica di Firenze]]<br />{{simbolo|Siena-Stemma.png|15}} [[Repubblica di Siena]]<br />{{simbolo|Arms of Louis dAnjou.svg|15}} [[Luigi II d'Angiò]]<br />{{simbolo|Emblem of the Papacy SE.svg|15}} [[Stato della Chiesa]]<br />{{simbolo|Bologna-Stemma.png|15}} [[Bologna]]
|Schieramento2 = {{simbolo|Arms of Jean dAnjou.svg|15}} [[Regno di Napoli]]
|Comandante1 = [[Luigi II d'Angiò]]<br />[[Agnolo della Pergola]]<br />[[Braccio da Montone]]<br />[[Muzio Attendolo Sforza]]<br />Malatesta da Pesaro<br /> Paolo Orsini <small>(dopo l’il [[1º ottobre]] [[1409]])
|Comandante2 = [[Angelo Tartaglia]]<br />Paolo Orsini <small>(fino all’al [[1º ottobre]] [[1409]])</small><br />Paolo Savelli
|Effettivi1 =
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|Perdite1 =
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Nei primi anni del [[XV secolo]] la [[Stato Pontificio|Chiesa di Roma]] attraversava un periodo di forte difficoltà, dovuto allo [[Scisma d'Occidente|Scisma d’Occidente]] ed alla [[cattività avignonese]]. [[Ladislao I di Napoli|Ladislao I d’Angiò]] decise di approfittare della situazione di crisi in cui versava la composita realtà politica italiana per espandere notevolmente il [[Regno di Napoli]] e il suo potere su tutta la [[penisola italiana]], soprattutto a discapito dei [[Stato Pontificio|domini papali]], appropriandosi e disponendo a suo piacimento di molti dei territori pontifici.
 
Nel suo progetto di unità politica italiana, sotto la sua corona, ottenne il sostegno della [[Repubblica di Venezia]], mentre le maggiori potenze della [[Toscana]], [[Repubblica di Firenze|Firenze]] e [[Repubblica di Siena|Siena]] rifiutarono l’alleanza. L’opposizione delle due città toscane portò inevitabilmente alla guerra. [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]] attaccò quindi la [[Repubblica di Siena]] dai suoi confini meridionali e, dopo aver fallito, il [[2 aprile]] [[1409]], una congiura contro il governo senese, portò il suo esercito di fronte alle [[mura di Siena]].
 
Il [[24 aprile]] dello stesso anno, l’esercito senese uscito dalle [[Porta dei Pispini|porte Pispini]], [[Porta Romana (Siena)|Romana]] e [[Porta Tufi|Tufi]], attaccò l’esercito napoletano, guidato da Paolo Savelli, Paolo Orsini ed [[Angelo Tartaglia]], accampato in Valli costringendolo a ritirarsi e scongiurando il suo tentativo di assedio.
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La grave minaccia che [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]] rappresentava per i comuni del centro Italia e quelli del nord Italia, ormai divenuta palese, portò alla costituzione di una lega capeggiata dalle città di [[Firenze]] e [[Siena]], alle quali si aggiunsero i rappresentanti di altre città come [[Bologna]]. L’antipapa [[Antipapa Alessandro V|Alessandro V]] (che nel [[1409]] era stato eletto dal concilio pisano che aveva deposto [[Papa Gregorio XII|Gregorio XII]] e [[Papa Benedetto XIII|Benedetto XIII]] nel vano tentativo di ricomporre lo [[Scisma d'Occidente|Scisma d'occidente]]) si oppose strenuamente a [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]]: dopo averlo [[Scomunica|scomunicato]], richiamò in [[Penisola italiana|Italia]] [[Luigi II d'Angiò]] e lo nominò [[Sovrani di Napoli|re di Napoli]]<ref>E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Tofani, 1833, p.68.</ref>.
== La battaglia ==
L’esercito della lega anti-napoletana, guidato da [[Angelo della Pergola|Agnolo della Pergola]], [[Braccio da Montone]], [[Giacomo Attendolo|Muzio Attendolo Sforza]] e Malatesta da Pesaro, partì dalla città senese di [[Chiusi]] nel [[settembre]] del [[1409]], per liberare lo [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] dall’occupazione del [[Regno di Napoli]]. Dopo avere liberato [[Viterbo]] ed [[Orvieto]] senza combattere, l’esercito della lega giunse a [[Roma]] l’il [[1º ottobre|1 ottobre]] [[1409]], ingrossando le sue fila con le truppe napoletane guidate da Paolo Orsini che passarono dalla parte alleata.
 
Con la complicità della popolazione romana filo-papale i contingenti [[Repubblica di Siena|senese]] e [[Repubblica di Firenze|fiorentino]] occuparono, con il sacrificio di molti soldati, il [[Trastevere]] ed il [[Colle Vaticano|Vaticano]]. L’assalto dell’esercito della lega non riuscì però a forzare le difese napoletane, che riuscirono a fortificarsi sulla sponda opposta del [[Tevere]], impedendo così l’attraversamento del fiume alle milizie nemiche<ref>A. Kiesewetter, Ladislao d'Angiò Durazzo re di Sicilia, Dizionario Biografico degli Italiani, vol.63, Treccani, Roma, 2004.</ref>.
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Vista l’impossibilità di proseguire, [[Luigi II d'Angiò|Luigi II d’Angiò]] decise di tornare in [[Regno di Francia|Francia]], in modo da organizzare i rinforzi necessari per sconfiggere le truppe di [[Ladislao I di Napoli|Ladislao I]] a [[Roma]], mentre [[Bologna]] decise di ritirare le sue truppe. Rimasero quindi a [[Roma]] i soli contingenti della [[Repubblica di Siena]] e della [[Repubblica di Firenze]] a continuare l’assedio, guidati da [[Braccio da Montone]], Malatesta da Pesaro e Paolo Orsini.
 
Le navi cariche di rinforzi inviate da [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]], dopo essere partite da [[Marsiglia]] il [[23 aprile]] [[1410]] vennero fermate il [[16 maggio]] [[1410]] alle [[secche della Meloria]], attaccate dalla flotta [[Regno di Napoli|napoletana]] e [[Repubblica di Genova|genovese]]. Dal violento scontro uscì sconfitta la flotta di [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]], costretta a ripararsi nel [[porto di Livorno]].
 
L’esercito del [[Regno di Napoli]], forte di una strategica situazione di vantaggio creata dalla vittoria navale, venne diretto verso nord per proseguire la marcia di conquista della [[Penisola italiana|penisola]], occupando [[Perugia]] nel tentativo di penetrare in [[Toscana]]. Tuttavia la scelta di [[Ladislao I di Napoli|Ladislao]] si rivelò errata, così facendo alleggerì eccessivamente le difese a [[Roma]] permettendo alle milizie [[Repubblica di Firenze|fiorentine]] e [[Repubblica di Siena|senesi]] di vincere l’assedio e liberare la città nei primi mesi del [[1410]]<ref>E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Tofani, 1833, p.326.</ref>.