Villa dei Vescovi: differenze tra le versioni

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Nella seconda metà del Settecento fu modificata la distribuzione degli spazi interni del [[piano nobile]]: fu chiuso l'impluvium e la [[corte (architettura)|corte]] interna e create quattro stanze laterali con un salone centrale, secondo la classica [[planimetria]] delle più tarde [[ville venete]]<ref>E. Saccomanni, ''Padova 1540-1570'', in ''La pittura del Veneto. Il Cinquecento'', a cura di M. Lucco, Milano, 1998: t. II, pp. 555-616.</ref>.
 
La costruzione rimase proprietà dei vescovi patavini, venne occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e fu usata per i ritiri spirituali dei giovani fino al 1962, quando fu messa in vendita. Vittorio e Giuliana Olcese la comperarono e restaurarono per usarla come residenza estiva<ref>[http://www.villadeivescovi.net/Villa_dei_Vescovi_rogito_integrale_Giuliana_Olcese_Girolamo_Bordignon.htm Villa dei Vescovi il rogito integrale tra Giuliana Olcese e Girolamo Bortignon vescovo di Padova<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, ripristinando le strutture edilizie originarie e liberando dagli intonaci più tardi gli affreschi,. Gli affreschi cinquecenteschi infatti erano stati coperti da calce nel 1630, l'anno della grande [[peste]] manzoniana. Furono riscoperti solo nel 1966 da Alessandro Ballarin e restaurati da [[Clauco Benito Tiozzo]]<ref name="Mazzotti" />.
 
Nel 2005, per espressa volontà del defunto Vittorio Olcese, la famiglia ha donato l'intero complesso e gli arredi al [[Fondo Ambiente Italiano]], che ha promosso il restauro degli affreschi che, nonostante un primo restauro Olcese degli anni sessanta, erano stati assai manomessi tra il Cinquecento e il Novecento, prima coprendo "per decenza" le figure dei nudi, successivamente (a metà del [[XVIII secolo]]) con ristrutturazioni degli ambienti e una decorazione a finti stucchi, necessitavano di un nuovo restauro.<ref name="FAI Sustris" />