Publio Cornelio Scipione: differenze tra le versioni

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Scipione approfittò della vittoria per occupare varie città di importanza strategica, tra cui [[Tunisi]], a soli ventiquattro chilometri da Cartagine, da dove poté controllare le comunicazioni via terra del nemico. Nel frattempo, inviò Lelio e Massinissa all'inseguimento di Siface, il quale raccolte nuove forze marciò contro di loro, venendo sconfitto presso ''Cirta'' e, infine, fatto prigioniero; la moglie, Sofonisba, si avvelenò. Scipione conferì il titolo di re della Numidia a Massinissa e gli concedette grandi onori.<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|p. 103}}.</ref> Cartagine, alle corde, intavolò trattative di pace. Le condizioni fissate da Scipione, che non mirava alla distruzione della città, furono severe: la restituzione dei prigionieri, il ritiro degli eserciti cartaginesi dall'Italia, la rinuncia alla Spagna, la consegna delle navi da guerra;<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|p. 105}}.</ref> i cartaginesi dovettero però accettare e il conflitto si concluse con l'armistizio dell'inverno 203-202 a.C.. La guerra sembrava alla fine, tuttavia, i cartaginesi approfittarono della tregua per richiamare in patria Annibale e Magone. Quest'ultimo però, ferito durante una battaglia, morì durante il viaggio. Per quanto riguarda Annibale, si racconta che nessun esule abbia lasciato la propria patria con un'afflizione maggiore di quella mostrata dal generale nel lasciare la terra dei suoi nemici e che sulla nave che lo riportò a Cartagine egli abbia imprecato contro sé stesso per non aver attaccato Roma subito dopo la vittoria di Canne:<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|pp. 106-107}}.</ref> “Scipione aveva osato muovere contro Cartagine senza aver veduto da console, in Italia, il nemico cartaginese; egli, che aveva fatto a pezzi centomila romani al Trasimeno e a Canne, era rimasto a invecchiare tra Casilino e Cuma e Nola”.<ref>{{cita|Livio|XXX, 30}}.</ref> In questo modo però, Scipione riuscì comunque a liberare l'Italia dai Cartaginesi.
 
In Africa la tregua durò poco. Una tempesta sospinse sulla costa di Cartagine duecento navi onerarie romane, salpate dalla Sicilia con rinforzi e rifornimenti per Scipione, e i Cartaginesi si impossessarono delle navi e del loro carico. Scipione mandò ambasciatori a protestare per l'accaduto ma i cartaginesi&nbsp;– contando sull'imminente arrivo di Annibale – li licenziarono senza risposta e tenderonotesero loro un agguato sulla via del ritorno. Come risposta, Scipione devastò la valle del fiume Bagrada per isolare Cartagine dalla sua base di rifornimento.<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|pp. 108-110}}.</ref> Sbarcato con ventiquattromila uomini a ''[[Leptis Parva|Leptis Minor]]'' (l'odierna [[Lamta]]), in quello che oggi è il golfo di [[Hammamet]], Annibale ottenne l'aiuto di Ticheo, parente di Siface, che gli inviò un corpo di 2.000 cavalieri, oltre ai 12.000 uomini di Magone, tutti soldati ben addestrati, ai nuovi reclutamenti in Africa e ai 4.000 macedoni inviati da re Filippo.<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|pp. 112-113}}.</ref>
 
[[File:Campagna africana di Scipione 202 aC.png|thumb|Atto finale della campagna africana di Scipione Africano, culminata nella [[Battaglia di Zama]] (202 a.C.)|alt=|sinistra|300x300px]]