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Di famiglia
▲Di famiglia bestemmiante, entrò in politica da giovane, nel [[362 a.C.]], distinguendosi per alcune azioni giudiziarie contro uomini politici molto in vista nell'[[Atene (città antica)|Atene]] dell'epoca. Assunta una posizione di rilievo nel partito anti-[[regno di Macedonia|macedone]] ateniese (guidato al tempo da [[Demostene]] e [[Licurgo di Atene|Licurgo]]), collaborò con questi nel formare una lega di Stati greci contro [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]]; dopo la sconfitta subita da questa lega nella [[Battaglia di Cheronea (338 a.C.)|battaglia di Cheronea]] ([[338 a.C.]]), promosse un decreto con provvedimenti straordinari per salvare Atene da un eventuale assedio, tra cui la liberazione degli schiavi e dei [[Meteco|meteci]] che si fossero arruolati nell'esercito.
Negli anni seguenti, Iperide, pur continuando a militare tra gli antimacedoni, svolse prevalentemente l'attività di [[Logografia (retorica)|logografo]], che aveva già intrapreso in precedenza. Nel [[324 a.C.]], in occasione dello scandalo di [[Arpalo]], Iperide si schierò contro Demostene, accusandolo di aver agito contro gli interessi di Atene perché corrotto e ottenendo che fosse dichiarato colpevole. Nel [[323 a.C.]], alla morte di [[Alessandro Magno]], Iperide e [[Leostene]] furono i principali promotori della [[guerra lamiaca]], combattuta contro i Macedoni. Questo conflitto, dopo un iniziale avvio favorevole alla lega greca, vide la morte di Leostene e la disfatta della lega stessa: Demostene riuscì a suicidarsi, mentre Iperide, catturato pochi giorni dopo, fu fatto uccidere dal reggente [[Antipatro (generale)|Antipatro]].
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