Lodo Alfano: differenze tra le versioni

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La '''legge 124/2008 ''' (''"Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato"'') è stata una [[Diritto|legge]] dello [[Italia|Stato italiano]],<ref name=camera/>, in vigore dall'agosto [[2008]] al 7 ottobre [[2009]].
 
Essa è nota anche come '''lodo Alfano''', dal nome del Ministro della Giustizia [[Angelino Alfano]], che la propose. Il termine ''[[lodo]]'' deriva dal [[gergo]] giornalistico, in quanto si tratta di una legge ordinaria e non del risultato di un [[arbitrato]].
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Nel giugno [[2008]] il [[Governo Berlusconi IV]] ha espresso la volontà di riproporre un nuovo disegno di legge riguardante l'immunità alle alte cariche (stavolta solo le prime quattro, facendo cioè rientrare il Presidente del Consiglio ma escludendo quello della Corte Costituzionale): è stato denominato "lodo Alfano"<ref name=camera>{{cita web|http://www.camera.it/parlam/leggi/08124L.htm|Testo della legge}}</ref> dal nome del proponente, il [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro della giustizia]] [[Angelino Alfano]]. A parere del ministro, il nuovo provvedimento si differenzierebbe dal [[lodo Schifani]], che riprende in termini di contenuti, in quanto compatibile con quanto indicato nella sentenza della Corte che aveva in precedenza dichiarato l'illegittimità costituzionale della parte inerente tematiche simili a quelle trattate nella nuova legge. Il lodo Alfano prevede il termine di legislatura per la sospensione dei processi e la possibilità di proseguire con le azioni civili di risarcimento.
 
Il disegno di legge è stato presentato dal [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro della giustizia]] [[Angelino Alfano]] e approvato dal [[Consiglio dei ministri]] del [[Governo Berlusconi IV]] in data 26 giugno [[2008]] «con l'obiettivo di tutelare l'esigenza assoluta della continuità e regolarità dell'esercizio delle più alte funzioni pubbliche»,<ref>{{cita web|url=http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/testo_int.asp?d=39494|editore=governo.it|titolo=Consiglio dei Ministri n.8 del 27/06/2008|data=27 giugno 2008|accesso=7 ottobre 2009}}</ref>, prima di essere approvato dalle Camere in virtù della votazione conforme del Senato tenutasi in seconda lettura il 22 luglio [[2008]] con 171 sì, 128 no e 6 astenuti.
 
Il [[Presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]], all'atto della promulgazione, ha affidato ad una nota<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=7410|editore=quirinale.it|titolo=Il Presidente Napolitano ha promulgato la legge in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato|data=23 luglio 2008|accesso=7 ottobre 2009}}</ref> le motivazioni che l'hanno spinto a firmare immediatamente tale [[legge]], nonostante le accese polemiche da essa suscitate e una precedente sentenza della [[Corte Costituzionale]] che aveva annullato il precedente [[lodo Schifani]].
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La coincidenza della rapida approvazione di questo disegno legge con l'imminente conclusione del processo a Milano sulla corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese [[David Mills]] (condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione) che vedeva come coimputato il Presidente del Consiglio [[Silvio Berlusconi]] ha alimentato le proteste dell'opposizione. Il senatore [[Stefano Ceccanti]] del [[Partito Democratico (Italia)|PD]] durante la discussione al Senato prima del voto definitivo ha insistito soprattutto sul fatto che la legge entrerebbe in conflitto con l'art. 1 della [[Costituzione Italiana|Costituzione]], che sancisce il diritto degli eletti dal popolo di esercitare la funzione governativa nei limiti previsti dalla costituzione stessa e l'art. 3, che stabilisce l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.<ref>[http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=307316 Intervento del sen. Ceccanti (PD) al Senato, resoconto stenografico della seduta n. 043 del 21/07/2008]</ref> L'[[Italia dei Valori]] ha invece incentrato la propria critica al conflitto che si verrebbe a creare con l'art. 3 della Costituzione, sottolineando in particolare come la legge copra anche reati extrafunzionali, commessi prima dell'assunzione della carica, e in flagranza.<ref>Intervento del deputato Di Pietro alla Camera, resoconto stenografico dell'Assemblea del 17 luglio [[2008]].</ref>
 
Il provvedimento è stato invece accolto positivamente dalla maggioranza di [[centrodestra]], in particolar modo dal premier Berlusconi che ha definito "il lodo di cui si parla [...] il minimo che una democrazia possa fare a difesa della propria libertà",<ref>[http://it.reuters.com/article/topNews/idITL24130620080724 Berlusconi, Lodo Alfano è "il minimo per una democrazia"] Reuters, 24 luglio 2008</ref> e inoltre "necessario in un sistema giudiziario come il nostro, in cui operano alcuni magistrati che, invece di limitarsi ad applicare la legge, attribuiscono a se stessi e al loro ruolo un preteso compito etico".<ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/09/lodo-alfano.shtml?uuid=c5fd8776-8ecb-11dd-98e2-307885c681f1&DocRulesView=Libero Berlusconi: il Lodo Alfano è necessario], ''[[Il Sole 24 Ore]]'', 30 settembre 2008</ref>. L'eticità nel suo essere dovrebbe rimodulare la sottrazione di potere alla più alta carica dello stato.
 
Nel luglio del 2008 un documento intitolato "In difesa della Costituzione" è stato sottoscritto da più di cento studiosi di Diritto costituzionale: tra essi gli ex presidenti della Corte costituzionale [[Valerio Onida]], [[Gustavo Zagrebelsky]] e [[Leopoldo Elia]]. A coordinare la raccolta di firme è stato Alessandro Pace, presidente dell'[[Associazione Italiana dei Costituzionalisti]].<ref>[http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/politica/giustizia-5/appello-costituzionalisti/appello-costituzionalisti.html Lodo e processi rinviati, strappo all'uguaglianza], [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], 4 luglio 2008. URL consultato il 21-12-2009</ref>
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, per violazione nel merito e nel metodo rispettivamente degli articoli 3 e 138 della [[Costituzione Italiana]], con la motivazione che sia necessaria una [[legge costituzionale]] per introdurre le immunità previste dal lodo Alfano. Essendo la legge composta da un solo articolo, l'intero provvedimento è stato così dichiarato incostituzionale. Di seguito il testo della sentenza:
 
{{Citazione|In base alle osservazioni che precedono, si deve concludere che la sospensione processuale prevista dalla norma censurata è diretta essenzialmente alla protezione delle funzioni proprie dei componenti e dei titolari di alcuni organi costituzionali e, contemporaneamente, crea un'evidente disparità di trattamento di fronte alla giurisdizione. Sussistono, pertanto, entrambi i requisiti propri delle prerogative costituzionali, con conseguente inidoneità della legge ordinaria a disciplinare la materia. In particolare, la normativa censurata attribuisce ai titolari di quattro alte cariche istituzionali un eccezionale ed innovativo status protettivo, che non è desumibile dalle norme costituzionali sulle prerogative e che, pertanto, è privo di copertura costituzionale. Essa [ovvero la legge ordinaria 124/2008], dunque, non costituisce fonte di rango idoneo a disporre in materia. Deve, pertanto, dichiararsi l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 124 del 2008, per violazione del combinato disposto degli artt. 3 e 138 Cost., in relazione alla disciplina delle prerogative di cui agli artt. 68, 90 e 96 Cost. Restano assorbite le questioni relative all'irragionevolezza intrinseca della denunciata disciplina, indicate al punto 6, lettera b), e ogni altra questione non esaminata.|Corte Costituzionale, Sentenza 262/2009, paragrafi 7.33 e 8.}}
 
==Reazioni politiche==
Questo giudizio viene accolto dal centrodestra come un affronto al Premier e alla democrazia italiana. [[Umberto Bossi]] si attiva subito per una protesta popolare, minacciando di insorgere con le armi<ref>[http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_07/bossi_lodo_alfano_1527360c-b343-11de-b362-00144f02aabc.shtml Bossi: «Pronti a trascinare il popolo»]</ref>; [[Silvio Berlusconi]] definisce la stessa Corte «di sinistra». Il centrosinistra si è detta favorevole al giudizio della Consulta e scandalizzata dal tono aggressivo e offensivo del Premier. Il Presidente [[Giorgio Napolitano]], si è schierato invece a difesa della Costituzione accettando, senza commenti, il giudizio della Corte costituzionale.<ref>[http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=75885&sez=ITALIA Lodo Alfano bocciato, il premier: Consulta di sinistra e accusa Napolitano], [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], 7 ottobre 2009. URL consultato il 21-12-2009</ref>.
 
== Sviluppi: disegno di legge costituzionale ==