Martirio di san Cristoforo e evangelisti: differenze tra le versioni

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Difficile identificare l'autore dell'opera che, se è riconducibile alla bottega marinoniniana, aveva più di un soggetto attivo. L'architettura porticata presente nella sezione del martirio, ha forti assonanze con il ciclo presente nel presbiterio di Nembro che dalla certificazione risulta realizzato nel biennio 1537-38 da Antonio, questo confermerebbe l'esecuzione nel terzo decennio del [[XVI secolo]], così come nelle raffigurazioni presenti nell'[[Abbazia di Pontida]] negli [[Affreschi del convento di San Giacomo|affreschi]] della [[Capitolo (cristianesimo)|sala capitolare]].
 
La ''scena della Decapitazione'' ha parallelismi con il ciclo presente nella chiesa di san Bartolomeo, eseguita però da [[Giovanni Marinoni]] coadiuvato dai figli Antonio e [[Bernardino Marinoni|Bernardino]]. Ma in questo più antico il santo risulta già decapitato in una scenografia più arcaica, mentre in questa raffigurazione il santo è dipinto denuflessogenuflesso, con le mani legati dietro la chiesa, e con il capo chino, mentre l'aguzzino è colto nell'atto di compiere il gesto. Il capo del martire leggermente inclinato in avanti propone la medesima conposizionecomposizione di san Giacomo del [[Mantegna]] presente nella [[Cappella degli Ovetari]] a [[Padova]]. Questo a conferma che le opere venivano viste, studiate e cartonate, e che passavano da bottega in bottega, probabilmente in questo modo è giunta la rappresentazione a questa albinese<ref>{{cita|Pacia|p 75}}</ref>.
<br>La bottega marinoniana ha realizzato molti lavori nella bergamasca, ma il rinnovamento dell'architettura del [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo]] degli edifici religiosi che seguirono le nuove mode architettoniche con l'avvento del barocco, hanno reso erratiche e nascoste molte della loro opere a volte ritenute troppo secche e statiche, ma che hanno dato colore e dottrina per molti anni ai fedeli.<ref>{{cita|Pacia|p 76}}</ref>