Centro sociale autogestito: differenze tra le versioni

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==Caratteristiche==
 
Un centro sociale autogestito, a cui ci si riferisce anche con l'[[acronimo]] CSA (a volte CSOA, la O sta per "occupato") o semplicemente con il termine [[centro sociale]], è una particolare tipologia di struttura autogestita e legata ad un network [[controcultura]]le, spesso nata dopo l'occupazione illegale di uno spazio pubblico o privato<ref>[http://dizionario.internazionale.it/parola/centro-sociale Centro Sociale sul dizionario di Internazionale.it]</ref> caratterizzato dalle proposte di natura sociale e [[politica]] nell'ambito del territorio locale, e volta spesso a dare supporto a gruppi di minoranza come prigionieri o rifugiati, oppure a fornire attività ed iniziative disparate nei cosiddetti ''luoghi liberati'': servizio bar, [[Freeshop]], libero utilizzo di computer, [[Graffitismo|graffiti]], servizi collettivi e pernotto gratuito per viaggiatori. I servizi offerti da un Centro Sociale sono spesso determinati dalle necessità del quartiere e dalle possibilità e capacità offerte da chi vi partecipa<ref>{{Cita web|url=https://libcom.org/library/in-shell-old-italy-social-centres-wright |titolo=Living In The Heart Of The Beast |cognome=Wright |nome=Steve |data=1996 |sito=Libcom |editore=Black Flag #209|accesso=6 novembre 2015}}</ref>. Ben Franks e Ruth Kinna hanno scritto che ''"lo sviluppo dei Centri Sociali, che sono un perno per la cultura e per le attività culturali tanto quanto le più comuni sedi per l'organizzazione politica convenzionale, ebbero un ruolo stabile (e crescente) nella scena della politica radicale britannica, spesso guidata dagli architetti"''<ref>{{Cita web|url=http://lisa.revues.org/7128 |titolo=Contemporary British Anarchism |cognome=Franks & Kinna |data=2014 |editore=Revue LISA/LISA e-journal |accesso=7 novembre 2015}}</ref>. Secondo Tatiana Bazzichelli ''"negli anni '80 i Centri Sociali nascono per proporre un modo nuovo di "fare cultura" (...) e nello stesso tempo nascono come spazi di networking"'' e ''"si sviluppano progressivamente in tutta Italia, come interfaccia di un movimento politico "antagonista" che avrà il massimo sviluppo tra gli '80 ed i '90 soprattutto nelle città più grandi"''<ref name=Bazzichelli>[[Tatiana Bazzichelli]], ''Networking. La rete come arte'', prefazione di [[Derrick de Kerckhove]], postfazione di Simonetta Fadda, Costa & Nolan, 2006</ref>.
 
Al contrario dei [[centro sociale|centri sociali]] facenti capo ad organizzazioni, enti o partiti, i centri sociali autogestiti si caratterizzano per una gestione informale degli spazi e delle risorse, senza una precisa divisione tra "utenti" ed "organizzatori". Spesso le decisioni ufficiali vengono prese da un'assemblea o da un [[collettivo]], a cui tutti coloro che frequentano il luogo possono prendere parte, attraverso dinamiche vicine al [[metodo del consenso]] più che delle votazioni a maggioranza.