Misantropia: differenze tra le versioni

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Il filosofo tedesco [[Arthur Schopenhauer]] (che influenzò particolarmente [[Friedrich Nietzsche]]) d'altra parte fu un famoso misantropo, specialmente grazie alla sua reputazione di recluso sociale e di solitario, cosa che comprendeva anche il suo [[antinatalismo]] filosofico, trasformando la sua misantropia quindi come un effetto indesiderato della sua filosofia.
Egli scrisse che "''l'esistenza umana deve essere un qualche tipo di errore''" anche se egli reputò necessario aggiungere, comunque, che la misantropia non è necessariamente eguale alle attitudini inumane contro l'umanità.
Schopenhauer concluse, di fatto, che il trattamento etico di tutti gli altri è il miglior approccio, visto che siamo tutti compagni di sofferenza e che siamo tutti, bene o male, partecipi al voler vivere la vita in modo sufficientemente sereno per sé stessi; egli parlò anche del [[suicidio]] con comprensione e simpatia, cosa assai rara ai suoi tempi, in quanto era un tema prettamente proibito e non discusso largamente.
 
Si dice che anche [[Martin Heidegger]] mostrò segni di misantropia nei suoi pensieri riguardanti "gli altri" - come la tendenza delle persone nel confluire in un'unica visione d'insieme, che nessuno ha realmente pensato e accettato, ma è semplicemente seguita perché "loro dicono così". Questa potrebbe esser pensata più come una critica alla conformità piuttosto che alle persone in generale. A differenza di Schopenhauer, Heidegger era assolutamente contro qualsiasi etica sistematica, anche se in alcuni suoi tardi pensieri egli stesso vide la possibilità dell'armonia tra persone come parte di un'unione di 4 soggetti: i mortali, Dio, la terra e i cieli.