Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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Il cognome originario di Francesco, dunque, non era Borromini, bensì Castelli; avrebbe iniziato a firmarsi abitualmente come «Borromini» dal 1628, così da distinguersi dalle diverse maestranze edili romane che si chiamavano Castelli. «Borromini», in ogni caso, era un cognome che già apparteneva alla famiglia: Giovanni Pietro Brumino era lo sposo in seconde nozze di una nonna del futuro architetto, e lo stesso padre era spesso soprannominato «Brumino», forse in ragione del suo legame con la famiglia viscontea.<ref name=carboneri>{{cita|Carboneri||MDM}}.</ref>
 
Il soprannome di Borromini (5ASA) potrebbe avere una diversa origine nel senso che fosse «[...] ispirato alla grande devozione che lui, lombardo, portò al più grande dei santi lombardi del suo tempo, [[Carlo Borromeo]].» <ref>[http://www.repubblica.it/repubblicarts/borromini/testo_ita.html Claudio Strinati, ''la Repubblica of the Arts'']</ref>
Seguendo l'iter proprio delle maestranze lapicide provenienti dalla regione del lago di Lugano, Borromini a soli nove anni venne inviato dal padre a fare apprendistato a [[Milano]], ove giunse nel 1608. Nella città ambrosiana il giovane Francesco apprese da [[Andrea Biffi]] «l'arte di intagliatore in pietra», per usare le parole del biografo [[Filippo Baldinucci]]; fu in qualità di intagliatore di marmi, inoltre, che lavorò presso numerosi cantieri milanesi, fra cui quello ''monstre'' del [[duomo di Milano]]. Grazie al mestiere seppur umile di scalpellino Borromini ebbe modo di affinare la mano all'uso dello scalpello e maturare sicure capacità tecniche; l'esperienza alla Fabbrica del Duomo di Milano, inoltre, ebbe un'influenza duratura sulle future realizzazioni architettoniche del futuro architetto.<ref>{{cita|Borsi|p. 7|SB}}.</ref>