Davide con la testa di Golia (Caravaggio Roma): differenze tra le versioni
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È noto che già i biografi seicenteschi individuano nella fisionomia del gigante sconfitto un autoritratto di Caravaggio, fatto questo che ha fornito lo spunto a numerose letture del quadro in chiave psicoanalitica. Il confronto con gli altri supposti autoritratti dell'artista sembrerebbe avvalorare questa ipotesi. Rispetto all'uomo che contempla malinconico il ''[[Martirio di san Matteo]]'', Caravaggio appare ora invecchiato e stanco, con pesanti segni sotto gli occhi e la fronte percorsa da rughe.
Secondo una recente interpretazione di Sergio Rossi, il dipinto sarebbe in realtà un doppio autoritratto, anzi più precisamente una doppia autoidentificazione: il Merisi si rappresenta cioè sia nei panni di Golia che in quelli di David, sorta di immagine idealizzata del pittore adolescente<ref>Sergio Rossi, ''Arte come fatica di mente'', Lithos editrice, Roma 2012, pp. 110 e ss.</ref>. Lo confermano i confronti tra questa figura, il ''[[Bacchino malato]]'' della [[Galleria Borghese]] di Roma e l'uomo raffigurato tra la folla del ''Martirio di S. Matteo'' in [[Chiesa di San Luigi dei Francesi|S. Luigi dei Francesi]]. In sostanza, secondo questa interpretazione, il David-Caravaggio non ancora toccato dal peccato uccide il Golia-Caravaggio ormai peccatore incallito secondo un'ottica espiativa che ben si accorda con il carattere del dipinto, molto probabilmente inviato a Roma al cardinale Scipione Borghese a supporto della domanda di grazia che, paradosso dei paradossi, raggiungerà in effetti Caravaggio proprio insieme alla morte.
Interessante notare come le fonti d'archivio riportano l'esistenza di due opere di Davide con la testa di Golia perlomeno fino al 1693, anno di redazione dell'inventario che indica la presenza dello stesso soggetto nella prima e quarta sala della collezione Borghese. <ref>Michelangelo Merisi da Caravaggio, Ugo Bozzi Editore - Roma</ref>
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