Duopolio: differenze tra le versioni

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La catena di trasmittenti televisive riuscivano a superare l'ambito locale, inizialmente previsto, con alcuni artifici, come la cosiddetta interconnessione (trasmissione dello stesso contenuto in differita rispetto all'ambito locale milanese, ma una differita di alcuni secondi soltanto): il [[Pretore (ordinamenti moderni)|pretore]] di Roma, così come altri due pretori, basandosi su una normativa tratta dal [[codice postale]], aveva stabilito la mancanza di legittimità di tale situazione.
 
Il "decreto [[Berlusconi]]" creò il duopolio: esso fu varato da [[Bettino Craxi]] che ottenne dal Governo da lui presieduto il varo di un decreto-legge finalizzato a ristabilire le frequenze dei canali [[Fininvest]] di [[Silvio Berlusconi]] chiusi dall'ordinanza del pretore. La misura fu preceduta da un'accorta regia mediatica di [[Berlusconi]], facendo inondare di telefonate furenti il centralino di Palazzo Chigi e gli apparecchi dei tre pretori "colpevoli", da parte di telespettatori desiderosi "di godersi in santa pace le proprie serate televisive: Dynasty, Dallas, i Puffi... Quando infine Berlusconi piomba a Roma, i giornali raccontano già ampiamente questa levata di scudi dei telespettatori"<ref>"Inchiesta sul signor TV", di Giovanni Ruggeri e Mario Guarino, Kaos ed. 1994.</ref>.
 
In buona parte dell'[[opinione pubblica]] si diffuse l'idea che Craxi proteggesse politicamente Berlusconi e quest'ultimo gli concedesse ampio spazio nelle sue [[televisione|televisioni]]; Craxi e Berlusconi tra l'altro erano legati da una lunga e stretta [[amicizia]]. Altri invece ribadiscono che il decreto rientrava in un progetto a largo raggio di Craxi per scardinare il [[monopolio]] della [[Rai]] e aprire alla concorrenza il [[mercato]] televisivo<ref>"Craxi voleva rompere gli schemi del monopolio dell'informazione": così [[Rino Formica]] nell'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per “La Stampa” del 10 dicembre 2008.</ref>.