Tullio Benedetti: differenze tra le versioni
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Per stabilire come stilarlo, i tre si diedero appuntamento al ristorante pariolino ''Forte Adigrat'', insieme ad altri due colleghi, tra cui uno dei redattori del ''Corriere'', Giuseppe Galassi. Questi sarà colui che, nelle ore successive all'incontro, metterà a disposizione la sua abitazione per la stesura del documento difensivo<ref name=autogenerato10>Claudio Fracassi, ''“Matteotti e Mussolini - 1924: il delitto del Lungotevere”'', Mursia, 2004 - Pp. 279-280.</ref>. Il memoriale venne poi consegnato a Naldi, il quale si affrettò a consegnarlo a Benedetti, che a sua volta lo conservò a lungo per meglio tutelare la posizione del direttore del quotidiano che anch'egli finanziava.
Nei mesi in cui il documento rimase nelle mani del pesciatino, il fascismo, forse per timore che contenesse informazioni delicate, fece forti pressioni su di lui
Il memoriale arrivò alle opposizioni solo dopo l'uscita dal carcere di Filippo Naldi, avvenuta nell'ottobre del 1924. Fu Carlo Carnazza a consegnarlo. Benedetti invece ne consegnò una copia al Gran Maestro del [[Grande Oriente d'Italia]], [[Domizio Torrigiani]], il quale a sua volta lo consegnò a [[Ivanoe Bonomi]] affinché lo facesse pervenire al Re [[Vittorio Emanuele III]] insieme a quello di [[Cesare Rossi]], ex capo ufficio stampa del governo Mussolini, nonché compaesano di Benedetti<ref>Peter Tompkins, ''“Dalle carte segrete del Duce - Momenti e protagonisti dell'Italia fascista nei National Archives di Washington”'', Il Saggiatore, Milano, 2010 - Pp. 215-216.</ref>.
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