Josef Mengele: differenze tra le versioni

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L'ingresso ad Auschwitz venne vissuto da Mengele come un'occasione unica e irripetibile: poteva eseguire ricerche su qualsiasi soggetto lo interessasse, poteva analizzarli, operarli, sezionarli e ucciderli senza essere esposto a nessuna responsabilità. È per questa ragione che Mengele, a differenza di altri medici SS, dedicò tutte le sue energie alle ricerche e agli studi, proprio perché sapeva che in nessuna parte del mondo era possibile svolgere le sue ricerche in un modo anche solo simile. L'obiettivo di Mengele, secondo la maggior parte degli studiosi, consisteva proprio nel riuscire con gli esperimenti nel campo di concentramento a effettuare quelle ricerche (soprattutto riguardo alla trasmissione dei caratteri e nell'ambito dell'eugenetica) tali da consacrarlo alla storia per sempre. Nel periodo che trascorse ad Auschwitz, Mengele sfruttò tutto il tempo a sua disposizione: organizzò una squadra composta essenzialmente da medici e infermiere, in particolare un'antropologa (Teresa W.) e un [[patologo]] ([[Miklós Nyiszli]]), tutti reclutati all'interno dello stesso campo e quindi a loro volta prigionieri. La squadra così composta godeva di protezione, e il semplice fatto di farne parte salvò i suoi componenti da morte quasi certa.
 
[[File:Josef Mengele, Richard Baer, Rudolf Hoess, Auschwitz. Album Höcker.jpg|thumb|Josef Mengele (al centro) con [[Rudolf Hoess]] (a destra) e [[Richard Baer]] (a sinistra) nel 1944]]
 
I suoi studi riguardarono essenzialmente ''il fondamento biologico dell'ambiente sociale'', ''la trasmissione dei caratteri'' e ''i tipi razziali'', e infine le ''persone con elementi di anormalità (difformità, sviluppi morfologici anomali)''. Tali studi vennero condotti quasi esclusivamente sui gemelli, che rappresentavano la sua principale ossessione. Oltre a questi, studiò anche gli zingari e mostrò un certo interesse anche per i nani e gli ebrei, che Mengele reputava forme umane ''anomale''. Tra le sue ricerche nel campo, una parte fu dedicata anche alla [[stomatite gangrenosa]], o "noma". Tra gli studi di Mengele a carattere meno scientifico e di natura prettamente nazista, si ricordano quelli legati agli occhi; di questi, Mengele seguì due filoni, uno riguardante l'[[eterocromia]] e l'altro la possibilità di riuscire a mutare il colore degli occhi. Dopo la [[morte]], i [[cadaveri]] erano sottoposti ad [[autopsia]], e spesso alcune parti dei corpi o interi feti conservati grazie alla [[Formaldeide|formalina]] venivano inviati al di fuori del campo per effettuare su di essi ulteriori e più approfonditi esami.