Alberto I del Belgio: differenze tra le versioni

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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = [[principe]] del [[Belgio]]<ref name="thePeerage"/>, fu re dei Belgi dal 23 dicembre [[1909]] alalla 17 febbraio [[1934]]morte. Fu il padre dell'ultima regina d'Italia [[Maria José del Belgio]] ede a partire dalla [[prima guerra mondiale]] venne soprannominato ''il re soldato'' o ''il re cavaliere'' per il suo ruolo in prima linea negli scontri e per l'aspetto galante e per i modi raffinati
}}
 
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Figlio cadetto del conte [[Filippo del Belgio (1837-1905)|Filippo di Fiandra]] e della [[principe]]ssa [[Maria di Hohenzollern-Sigmaringen]]<ref name="thePeerage"/>, Alberto venne nominato principe ereditario nel [[1905]], dopo la morte del padre, e salì al trono nel [[1909]]<ref name="thePeerage"/>, alla morte dello zio [[Leopoldo II del Belgio|Leopoldo II]].
 
Essendo un figlio cadetto, Alberto ebbe modo di avere più contatto con la vita reale e con il popolo<ref name="Ult">Maria José di Savoia. ''Giovinezza di una regina''. Milano, "Le Scie" Mondadori, 1991. ISBN 88-04-35108-X</ref>, opportunità che gli fu molto utile quando in seguito divenne re. Rimpianse molte volte di avere perso il fratello maggiore [[Baldovino del Belgio (1869-1891)|Baldovino]]. Diceva spesso: «Lui [Baldovino] avrebbe fatto tutto meglio di me...»<ref name="Ult"/>.<br />Parlava sia il [[lingua fiamminga|fiammingo]] chesia il [[lingua vallone|vallone]]. Né suo padre né il re Leopoldo II li conoscevano. Al contrario del padre Filippo, celebre cacciatore, detestava sia la [[caccia]] chesia l'[[equitazione]] e non aveva passione neppure per la [[danza]].
 
Per tutta la vita ritenne di «non sapere abbastanza» e per questo intraprese continuamente studi sia in campo [[Scienza|scientifico]] chesia umanistico<ref name="Ult"/>.
 
=== Il matrimonio ===
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Nel [[1906]] fondò una [[scuola]], l'''Œuvre royale de l'Ibis'', aperta a tutti i giovani pescatori che, fino a quel momento, non avevano ricevuto nessun tipo di [[Educazione|istruzione]].
 
Tra tutti i rappresentanti della sua famiglia, Alberto seppe sempre distinguersi per imparzialità e buon giudizio, come quando nel [[1909]] si recò in visita nel [[Congo belga]] criticando violentemente la politica di spogliazione della colonia messa in opera da suo zio [[Leopoldo II del Belgio|Leopoldo II]].
 
===L'ascesa al trono ede i primi anni===
[[File:Prestation de serment du roi Albert I.jpg|upright=1.3|thumb|left|Giuramento di Re Alberto I del Belgio ([[1909]])]]
{{Casa di Sassonia-Coburgo-Gotha}}
Il popolo belga provava molta simpatia per Alberto e per sua moglie Elisabetta, già prima che essi salissero al trono ede il 23 dicembre del [[1909]] l'enorme folla presente a [[Bruxelles]] per il [[giuramento]] riservò un'accoglienza particolarmente calorosa ai nuovi sovrani<ref name="Ult"/>. Alberto I fu il primo sovrano del Belgio a prestare giuramento sia in [[lingua francese]] chesia in [[lingua fiamminga]].
 
Durante i primi anni del suo regno, Alberto I si relegò strettamente al proprio ruolo costituzionale, non mancando però di circondarsi di personalità di tendenza liberale come [[Jules Ingenbleek]] che volle quale proprio segretario, ede [[Harry Jungbluth]], capo di stato maggiore. Egli cercò di diminuire le distanze tra il re ede il suo popolo eliminando completamente la scorta armata che solitamente lo seguiva e lo divideva dalla folla durante gli incontri pubblici.
 
Intenzionato a rilanciare il paese, il 28 aprile [[1910]] il sovrano inaugurò l'Esposizione internazionale ede universale a [[Bruxelles]] chiudendola il 12 ottobre di quell'anno, mentre il 30 aprile [[1910]] inaugurò il ''[[Museo reale per l'Africa Centrale|Musée du Congo belge]]'' a [[Tervuren]]. L'8 novembre [[1910]], Alberto I decise di ripristinare il tradizionale annuale discorso della corona, abbandonato da [[Leopoldo II del Belgio|Leopoldo II]]. Durante questa occasione, per sottolineare la ripresa dell'evento, il re attraversò [[Bruxelles]] a cavallo con grande acclamazione della folla intervenuta e giunto poi al palazzo del parlamento, tenne per l'appunto un discorso che si concentrò sull'incoraggiamento delle arti, dello sviluppo, dell'istruzione, della riforma dei contratti di lavoro e sul sistema pensionistico.
 
Nella primavera del [[1911]], il re e la regina intrapresero una visita di stato in [[Egitto]], ma Alberto I dovette fare ritorno in madrepatria poco dopo perché il paese era in piena agitazione in seguito alla presentazione di una proposta di legge sull'istruzione, soprannominata ''la buona legge della buona scuola'', da parte del governo di [[Frans Schollaert]]. Il re si consultò subito col presidente del parlamento [[Gérard Cooreman]] e coi ministri di stato [[Auguste Beernaert]] e [[Charles Woeste]] ede il 6 giugno tenne un incontro piuttosto acceso con lo stesso Schollaert, costringendolo il 9 giugno a rassegnare le proprie dimissioni. Col proposito di formare un nuovo governo, il sovrano fu tentato di affidare le redini dello stato a [[Henri Liebaert]] ede a [[Gérard Cooreman]], ma poi propese per [[Charles de Broqueville]].
 
Sempre nel [[1911]], Alberto I si oppose ada una proposta della [[Francia]] che suggeriva al Belgio di affittarle la riva sinistra del fiume Congo per diverse centinaia di chilometri in cambio del riconoscimento della sovranità belga in Congo da parte del [[Regno Unito]]. Nel [[1912]], come reazione, venne fondata una società tedesco-britannica, la Stanley Pool e Matadi, con l'intento di raggiungere questo scopo privatamente, camuffando gli interessi di stato. Ancora una volta, il re del Belgio intervenne per salvaguardare gli interessi coloniali del proprio paese convenendo con il ministro delle colonie [[Jules Renkin]] e chiedendo dal gennaio del [[1914]] alla [[Francia]] di entrare a far parte con una forte quota del capitale dell'azienda, il che bloccò gli interessi delle potenze esterne sull'area.
 
In quegli anni in [[Europa]] la tensione andava sempre più aumentando e i vari Paesi cominciarono a concludere [[alleanza|alleanze]] in vista di una possibile guerra che avrebbe coinvolto l'Europa intera. Molto preoccupato per l'evolvere della situazione,<ref name="Ult"/> nel [[1913]] Alberto si recò in [[Gran Bretagna]] e in [[Francia]] per ribadire la [[neutralità]] del Belgio e per comunicare che se vi fosse stata un'eventuale violazione di tale neutralità, il Belgio si sarebbe difeso. Nel contempo ratificò la legge sul [[Servizio militare|servizio di leva]] obbligatorio, facendo passare le forze armate da 180.000 a 340.000 uomini.
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Nel [[1914]], a seguito dell'attentato di [[Sarajevo]], ebbe inizio la [[Prima guerra mondiale]] e già dal 2 di agosto di quell'anno il [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania]] lanciò un [[ultimatum]] al [[Belgio]], chiedendo il libero passaggio delle truppe tedesche sul suo territorio per raggiungere la [[Francia]]: se il Belgio si fosse opposto sarebbe stato considerato nemico.
 
Alberto rifiutò congiuntamente al consiglio di [[Charles de Broqueville]] e prese direttamente<ref>Silvio Bertoldi. ''L'ultimo re l'ultima regina''. Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-84197-8</ref> il comando dell'[[esercito]] mobilitando i propri uomini. Contemporaneamente, Alberto I si preoccupò dai primi giorni di agosto del [[1914]] di comunicare ampiamente con la colonia del [[Congo belga]] organizzando delle comunicazioni marittime indipendenti per il Belgio al fine di mantenere le relazioni economiche tra il Belgio, le sue colonie ede il resto del mondo, indipendentemente dall'evoluzione della guerra in Belgio. Il 4 agosto l'[[Impero tedesco]] invase il Belgio e, dopo un'intensa battaglia nei pressi di [[Liegi]] ede [[Anversa]], il 15 ottobre l'esercito belga si ritirò dietro il fiume [[Yser]] e mantenne questo fronte per quattro anni, fino al [[1918]]<ref name="Ult"/>. Alle 10.:00 del mattino di quel 4 agosto, Alberto I si recò al palazzo del Parlamento a [[Bruxelles]] ove tenne un discorso infiammante per i destini del Belgio nella Grande Guerra: "un paese che si difende richiede rispetto per tutti affinché questo paese non muoia. Ho fede nel nostro destino". Da un lato quest'invasione del Belgio da parte della Germania venne sentito come un fatto strano in quanto i re belgi erano in fin dei conti membri della casata dei Sassonia-Coburgo-Gotha, da sempre fedele alla causa tedesca.
 
{{Vedi anche|Battaglia dell'Yser}}
 
Alberto non volle seguire il [[governo]] in esilio a [[Sainte-Adresse]] e da [[La Panne]], il piccolo lembo di Belgio rimasto libero, continuò a comandare abilmente<ref name="Ult"/> l'esercito contro gli invasori, visitando regolarmente il fronte per incoraggiare gli uomini e meritandosi, alla fine della guerra, l'appellativo di "re cavaliere". Malgrado poi il suo coinvolgimento forzoso all'interno della guerra, Alberto I non si dimenticò mai di essere in fin dei conti sovrano di uno stato che si era dichiarato neutrale e quindi, malgrado la formale alleanza con Inghilterra e Francia che si votavano in suo soccorso, egli non concluse alleanze favorevoli alla prosecuzione della guerra. Tuttavia egli decise di accordare il proprio sostegno a francesi ede inglesi nelle battaglie in [[Africa Orientale Tedesca]], ove le truppe coloniali belgabelghe ottennero vittorie rilevanti a [[Tabora]] ede a [[Mahenge]].
 
Come gesto estremo, nel tentativo di impegnare tutto il popolo belga nella difesa della nazione, nell'aprile del [[1915]] Alberto I permise a suo figlio, il principe ereditario [[Leopoldo III del Belgio|Leopoldo]], di impegnarsi nel 12º reggimento di linea, all'età di soli tredici anni.
 
La regina Elisabetta organizzò tutto l'apparato dei soccorsi approntando gli [[ospedali]] per i feriti, chiedendo, anche in prima persona,<ref name="Ult"/> il materiale necessario alla [[Croce Rossa]] ede organizzando i trasporti per i rifugiati. Per tutto questo i sovrani si avvalsero dell'aiuto del [[chirurgo]] [[Antoine Dépage]]. La regina stessa rimase sempre al fianco del marito e quando si recava in [[Inghilterra]], con la scusa di visitare i figli e i rifugiati, trasmetteva dei messaggi confidenziali del marito alle autorità britanniche.
 
La causa del Belgio nella prima guerra mondiale attirò al paese le simpatie ede i contributi di molti rappresentanti esteri, tra cui anche molti membri dell'aristocrazia europea come il norvegese conte Tørring-Jettenbach, il principe [[Sisto di Borbone-Parma]] e suo fratello [[Francesco Saverio di Borbone-Parma|Francesco Saverio]] che combatterono come volontari nell'esercito belga.
[[File:AdM Roi decore coppens 2 klein.jpg|thumb|Alberto I del Belgio (a destra) nell'atto di decorare con la croce di guerra belga l'asso dell'aviazione inglese [[Willy Coppens]].]]
Nel [[1916]] re [[Alfonso XIII di Spagna]] chiese ad Alberto I di ricevere un suo ambasciatore, il marchese di Villalobar, il quale andava portando anche al Belgio un messaggio ricevuto dal cancelliere tedesco [[Bethmann Hollweg]], il quale proponeva per il Belgio la firma di una pace separata che prevedesse l'alleanza del paese con la Germania in cambio dell'evacuazione militare delle truppe tedesche dal territorio belga ede il risarcimento dei danni subiti. D'intesa con il proprio governo, il re, che pure si era mostrato favorevole ada un compromesso di pace, si rifiutò di ricevere il diplomatico spagnolo preferendo mantenere intatta la propria fedeltà agli alleati e perché credeva che una pace separata fosse praticamente impossibile da raggiungere per uno stato in posizione così delicata come il Belgio.
 
Il 31 maggio [[1918]], [[Charles de Broqueville]] presentò le dimissioni del proprio governo, probabilmente a causa del malcontento sviluppatosi col re il quale seguitava a prendere decisioni autonomamente in campo militare senza consultare Broqueville che era pur sempre il suo ministro della guerra oltre che primo ministro. Ai primi di ottobre del [[1918]], il re accettò le dimissioni di Broqueville e gli inviò un biglietto col riconoscimento per i servizi resi ede incaricò nel contempo [[Gérard Cooreman]] di formare un nuovo governo. Cooreman accettò per spirito patriottico, affermando però che avrebbe fatto tutto il possibile per accelerare la fine delle ostilità, preferendo però lasciare al sovrano l'intero potere in campo militare. Fino al [[1918]], Alberto I si era rifiutato di aderire alle operazioni degli alleati in comando combinato o di prendere parte a grandi offensive come quelle della [[Battaglia della Somme|Somme]], di [[Battaglia di Verdun|Verdun]] e di [[Passchendaele]], consentendo così di limitare il tasso di mortalità dell'esercito belga a 1/50. Nel settembre [[1918]], quando finalmente si convinse della vittoria degli alleati dopo l'ultima vittoriosa offensiva, accettò il comando unico degli alleati e prese parte all'offensiva contro l'esercito tedesco nelle [[Fiandre]]. Dopo due mesi di combattimenti, la vittoria nella foresta di [[Hothulst]] respinse il nemico fino a [[Gand]] e fu in quella città che il sovrano venne a conoscenza della notizia che la [[Germania]] aveva firmato l'[[armistizio di Compiègne]].
 
=== Il dopoguerra ===
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In seguito egli destinò tutte le sue energie alla realizzazione di grandi opere di interesse pubblico per la rinascita del paese distrutto dalla guerra. Una delle opere più importanti in questo senso fu la costruzione del canale che ancora oggi collega il [[porto di Liegi]] a quello di [[Anversa]], che porta il suo nome.
 
In campo politico, nel [[1919]] si tennero in Belgio le prime elezioni a suffragio universale come da tempo i socialisti del paese acclamavano. Dal 23 settembre al 13 novembre [[1919]] il re, la regina ede il principe ereditario si recarono in visita ufficiale negli [[Stati Uniti]] e durante una visita al pueblo di [[Isleta]], nel [[Nuovo Messico]] indiano, il re decorò dell'[[Ordine di Leopoldo II]] padre [[Anton Docher]], missionario cattolico belga che si era distinto grandemente per la difesa degli indiani d'America, il quale offrì in omaggio al monarca una croce d'argento e turchesi realizzata dal popolo locale. Nel [[1920]], il Belgio raggiunse un accordo militare con la [[Francia]] ma non riuscì a spuntarne uno simile col [[Regno Unito]], dopo di che il sovrano belga si recò in visita di stato in [[Brasile]] dalla quale fece ritorno nell'ottobre del [[1920]].
 
Tornato a [[Bruxelles]], Alberto I ricevette le dimissioni del gabinetto di governo di Delacroix e pensò di chiamare a sostituirlo [[Paul Segers]], ma questi rifiutò. Alberto I si rivolse dunque a [[Henry Carton de Wiart]]. Fu durante il governo di de Wiart, col sostegno del ministro del lavoro [[Joseph Wauters]], che Alberto I appose la propria firma al ''decreto delle otto ore'' del [[1921]] che stabiliva un limite massimo di lavoro di otto ore al giorno per un totale di 48 ore settimanali.
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Dopo le dimissioni di [[Henry Carton de Wiart]], seguirono delle nuove elezioni nel novembre del [[1921]] che portarono al governo [[George Theunis]] come primo ministro.
 
Nel [[1923]], il nuovo governo decise di prendere parte all'occupazione del fruttifero bacino minerario della [[Ruhr (fiume)|Ruhr]] in [[Germania]], decisamente contro il parere di Alberto I. Come conseguenza, nel marzo del [[1924]] Theunis consegnò le proprie dimissioni al re a seguito del rifiuto del Parlamento di un trattato di commercio franco-belga. Il re, però, rifiutò queste dimissioni e Theunis rimase primo ministro dopo un rimpasto di governo e dietro promessa di sciogliere al più presto le camere. Dopo le elezioni del [[1925]], Theunis avanzò le proprie dimissioni per la seconda volta e questa volta il re diede l'incarico di formare un nuovo governo ada [[Émile Vandervelde]], il quale tentò invano di riunire su un terreno comune socialisti, progressisti, liberali e cattolici. Alberto I nominò quindi primo ministro [[Aloys Vande Vyvere]], che costituì un governo cattolico omogeneo che venne però rovesciato dopo appena dieci giorni dalla sua costituzione e che venne rimpiazzato da un governo cattolico-socialista capeggiato da [[Prosper Poullet]].
 
Il giorno delle nozze d'argento della coppia reale, il 2 ottobre [[1925]], Alberto I programmò un viaggio privato in [[India]] e grandi festeggiamenti si tennero anche a [[Bruxelles]] con partecipazione sentita della popolazione.
 
All'inizio del maggio del [[1926]], Poullet presentò le dimissioni al re e questi affidò il governo ada [[Emile Brunet]]. La crisi economica particolarmente grave era ormai un dato di fatto in tutta Europa ede aveva influito pesantemente anche sul valore di acquisto del franco belga. Il re quindi convocò quindi al palazzo reale di [[Bruxelles]] [[Émile Vandervelde]], [[Paul Hymans]] ede [[Aloys Vande Vyvere]], convincendoli a sostenere un governo di unità nazionale, affidandone la direzione a [[Henri Jaspar]] per rassicurare le fazioni conservatrici. Il 20 maggio [[1926]], poco dopo la formazione del governo Jaspar, il re scrisse una lettera pubblica alla popolazione nella quale non solo espresse i propri migliorifervidi auguri ai rappresentanti del governo per un lavoro complesso in un periodo drammaticamente difficile per tutti, ma esortò il popolo a seguire pazientemente le direttive del governo in attesa di tempi più prosperi per tutti. Questa lettera ebbe una grande risonanza positiva presso la popolazione e fu una delle garanzie della legittimità del governo di quell'epoca.
 
===Gli ultimi anni===
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Nel novembre [[1926]], il principe Leopoldo sposò la principessa [[Astrid di Svezia]], coppia dalla quale nel [[1927]] nacque la prima figlia, Carlotta Giuseppina. Nel [[1928]] nuovamente la coppia reale fece visita al [[Congo belga]].
 
Nel [[1930]], il re prese parte ai festeggiamenti in occasione del primo centenario della costituzione dello stato del [[Belgio]], inaugurando le fiere di [[Liegi]] ede [[Anversa]] e dando il via all'escavazione dell'''Albert canal''. A completare le celebrazioni, l'8 gennaio del [[1930]], una delle figlie di Alberto I, [[Maria José del Belgio|Maria José]], sposò a [[Roma]], nella Cappella Paolina del [[palazzo del Quirinale]], il principe [[Umberto II d'Italia|Umberto di Savoia]], figlio primogenito di [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]]. Dopo la celebrazione, gli sposi vennero entrambi ricevuti dal pontefice [[Pio XI]], il papa che l'anno prima aveva stipulato col governo italiano i [[Patti Lateranensi]], nel quadro di un chiaro disgelo fra [[Italia]] e [[Vaticano]].
 
Purtroppo già in quegli anni la situazione internazionale andava ancora una volta deteriorandosi e Alberto I che già presagiva nuovi conflitti si trovò a dover fronteggiare nuove difficoltà interne. Jaspar consegnò al re le proprie dimissioni nel [[1931]] dopo aver introdotto una legge fallimentare sul bilinguismo nelle scuole. Il re propose nuovamente dunque a [[Prosper Poullet]] di formare un governo ma questi declinò l'offerta e costrinse il sovrano a rivolgersi a [[Jules Renkin]]. La nomina di Renkin in una situazione internazionale ormai agli sgoccioli che vedeva in [[Germania]] la sempre maggiore crescita dell'importanza del [[Partito nazista]] di [[Adolf Hitler]], venne accompagnata il 20 giugno [[1932]] da una lettera scritta da Alberto I mentre si trovava alla [[conferenza di Losanna (1932)|conferenza di Losanna]], col quale il sovrano richiamava alla solidarietà internazionale ede alla fiducia nei confronti del nuovo primo ministro e del suo operato. Renkin si dimise poco dopo su pressione dei liberali ede a causa di una serie di misure impopolari sulla tassazione che portò avanti presso la popolazione ede in parlamento. Al suo posto ancora una volta venne nominato [[Charles de Broqueville]] il quale dovette occuparsi anche della questione dei collaborazionisti con l'esercito tedesco durante l'occupazione del Belgio nel corso della prima guerra mondiale.
[[File:Albert 675.jpg|thumb|left|Monumento commemorativo dedicato ad Alberto I a [[Marche-les-Dames]].]]
Appassionato di [[Scienze|scienza]], fondò nel [[1928]] il "Fondo nazionale della ricerca scientifica" (FNRS). Attento ai problemi linguistici che cominciavano a dividere il paese, favorì l'ingresso della [[lingua fiamminga]] nell'[[Università di Gand]], nel [[1930]]. I suoi interessi culturali furono molto ampi e, con la regina Elisabetta, fu amico e sostenitore di artisti, scienziati, scrittori e musicisti.
 
Alberto era un appassionato scalatore, sport considerato da lui come disciplina formatrice sia per il corpo chesia per lo spirito,<ref name="Ult"/> ma fu proprio questa sua passione ada essergli fatale. Il sovrano morì infatti in un incidente alpinistico il 17 febbraio del [[1934]], scalando una vetta vicino a [[Namur]]<ref>Si era dedicato all'alpinismo solo dopo il matrimonio perché i suoi genitori non volevano assolutamente che lo praticasse</ref>.
 
È inumato, con i suoi antenati, nella [[cripta]] reale della chiesa di Notre-Dame di Laeken.
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* [[Leopoldo III del Belgio|Leopoldo]] nato a [[Bruxelles]] il 3 novembre [[1901]] e morto a [[Woluwe-Saint-Lambert]] il 25 settembre [[1983]], futuro re dei belgi dal [[1934]] al [[1951]] con il nome di [[Leopoldo III del Belgio|Leopoldo III]]; sposò nel [[1926]] [[Astrid di Svezia]] e nel [[1941]] [[Mary Lilian Baels]];
* [[Carlo Teodoro del Belgio|Carlo Teodoro]] nato a Bruxelles il 10 ottobre [[1903]] e morto ada [[Ostenda]] il 1º giugno [[1983]], assunse la reggenza al posto del fratello dal [[1944]] al [[1950]]; sposò nel [[1977]], solo con rito religioso, Jacqueline Peyrebrune;
* [[Maria José del Belgio|Maria Josè]] nata ada [[Ostenda]] il 4 agosto [[1906]] e morta a [[Ginevra]] il 27 gennaio [[2001]], futura [[regina d'Italia]]; sposò nel [[1930]] [[Umberto II di Savoia|Umberto di Savoia]] [[principe di Piemonte]] divenuto [[re d'Italia]] con il nome di Umberto II.
 
== Ascendenza ==