Piedimonte Matese: differenze tra le versioni

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Le fu attribuito per la prima volta il titolo di città nel 1530 da [[Carlo V d'Asburgo]]<ref>{{cita|Campania|p. 260}}.</ref>, riconfermato nel 1730 da [[Carlo VI d'Asburgo]], pochi anni dopo l'elevazione dei signori di Piedimonte a principi (1715). Di lì a poco i sobborghi di Piedimonte cominciarono ad ottenere autonomia amministrativa, conservando nei loro stemmi uno dei [[cipresso|cipressi]] dello stemma della città.<ref>{{cita|Marrocco (1985)|p. 103}}.</ref>
 
Sotto i Borbone anche a Piedimonte fu redatto il [[catasto onciario]], il quale fotografò la situazione socio-economica della città nella metà del XVIII secolo. In quel periodo era feudatario della città il principe Giuseppe Antonio Gaetani d'Aragona che traeva le sue entrate dal diritto di passo attraverso porta Vallata, dai diritti esclusivi di vendita delle "pelli piccole" e dell'affilatura degli attrezzi dei boscaioli. Il principe aveva inoltre diritti di pascolo, di pesca nel lago del Matese, di bollo sui panni lana prodotti. Aveva due mulini, tre frantoi, una taverna, una conceria di pelli, nove gualchiere dedite alla produzione dei panni lana e una tintoria dove tigerli. Il principe viveva nel palazzo ducale situato nel centro storico, completo anche di un teatro e di fontane d'acqua corrente, ma amava soggiornare anche in una villa dotata di un vasto podere e di un laghetto. Possedeva numerose case e terre e circa 4.000 animali, in gran parte pecore e capre. La città aveva nel 1754 una popolazione di circa 4.500 unità e 856 famiglie.<ref>{{cita web|url=https://digilander.libero.it/mgiugliano/Piedimonte%20di%20Alife%20nel%201754.html|titolo=Piedimonte d’Alife nel 1754. Ricordi e notizie|accesso=17 aprile 2019}}</ref>
 
Durante la seconda metà del XVIII secolo la città conobbe un periodo di decadenza dovuto ad una molteplicità di cause: la perdita dei casali, il ridimensionamento dell'industria laniera, la cattiva gestione amministrativa e l'imposizione di "gravissime tasse suppletorie" che gravavano sulle attività economiche.<ref>{{cita|Marrocco (1980)|p. 97}}.</ref>