Gilgameš: differenze tra le versioni

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* Un tardo principe (sumerico: ''abba'') di Uruk, Anangišdubba (Anam), figlio di Belšemea ai tempi del re Singāmil, afferma in una iscrizione in lingua sumerica, di aver ricostruito le mura della città già opera del dio Giš-bíl-ga-meš<ref name="Cfr. Giuseppe Furlani p.123-4">Cfr. Giuseppe Furlani, ''Miti babilonesi e assiri'', p.123-4</ref>.
* Un'altra iscrizione, sempre sumerica, opera di [[Utukhegal|Utuḫegal]], re di Uruk dal 2041 al 2034 a.C., così riferisce di un discorso agli sconfitti [[Gutei]] (''Gutium''<ref>Sumerico: ''gu-ti-um''.</ref>)
{{q|Enlil me lo (cioè Gutium) ha consegnato,la mia signora Inanna è il mio sostengo, Dumuzi, l'<nowiki></nowiki>''ama-ušumgal'' del cielo ha pronunciato il mio destino, il dio Giš-bíl-ga-meš, figlio di Ninsun, quale protettore ''maškim'' mi è stato dato|cit. in Giuseppe Furlani, ''Miti babilonesi e assiri'', p.124}}
* In un inno, sempre in lingua sumerica, Gilgameš è indicato come "fratello maggiore" del re Ur-nammu (2028-2011 ca a.C.) di Ur (sumero: ''Urim'', ''Uri'') sempre indicato come "dio"<ref name="Cfr. Giuseppe Furlani p.123-4"/>.
 
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Numerose sono le interpretazioni degli studiosi sulla natura e sui contenuti di questa prima epopea della storia dell'umanità. Da quelle tardo ottocentesche di [[Hugo Winckler]] (1863-1913) e Heinrich Zimmern (1862-1931), che lo hanno interpretato in senso mitologico e astrologico, ovvero un poema sul dio [[Sole]]. In analogo modo, per Otto Weber (1902-1966), Gilgameš rappresenterebbe il Sole mentre Enkidu la [[Luna]].
 
Arthur Ungnad (1879-1945) ha considerato il poema un'opera etica,<!-- è corretto ETICA non è un lapsus per EPICA!--> precorritrice dell'<nowiki></nowiki>''[[Odissea]]'' di [[Omero]]<ref>{{cita web|url=http://www.lapietrafocaia.it/media/Il%20poema%20di%20Gilgamesh%20paradigma%20della%20vicenda%20umana%20(Testo).pdf|autore=Daniele Cristofori|titolo=IL POEMA DI GILGAMESH PARADIGMA DELLA VICENDA UMANA|data=marzo 2009|accesso=23 marzo 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160403122851/http://www.lapietrafocaia.it/media/Il%20poema%20di%20Gilgamesh%20paradigma%20della%20vicenda%20umana%20(Testo).pdf|dataarchivio=3 aprile 2016}}</ref>. Per Hermann Häfker (1873-1939) è un poema storico e umano, con il suo problema centrale della vita e della morte. Sigmund Mowinckel (1884-1965) lo ha invece riportato sul piano religioso interpretando la natura di divina di Gilgameš come quella di un dio che muore e poi risorge. Benno Landsberger (1890-1968) ha considerato questo poema come un poema nazionale babilonese con il suo "ideale" umano. Franz Marius Theodor Böhl (1872-1976) vi ha letto un conflitto tra i seguaci del culto di Šamaš e quelli di Ištar. Per [[Geoffrey Stephen Kirk]] (1921-2003)<ref>''Myth: Its Meaning and Functions in Ancient and Other Cultures''. Berkeley, 1970, 132–152.</ref>, Gilgameš rappresenterebbe la cultura, la civiltà, opposta alla natura, quest'ultima simboleggiata da Enkidu.
Per [[Thorkild Jacobsen]] (1904-1993) è un poema della crescita: dalle avventure adolescenziali alla maturità.