Bolscevismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 37:
L'ultimo tentativo di riunificazione coincise con il plenum del gennaio 1910 del Comitato centrale del POSDR, che tuttavia raggiunse risultati puramente formali e costituì il preludio alla rottura definitiva.<ref name=Zasl22/> Nel gennaio del 1912 si tenne a [[Praga]] la [[VI Conferenza del POSDR]],<ref>{{cita|Wu et al.|p. 141}}.</ref><ref>{{cita|Le Blanc|p. 135}}.</ref> organizzata dall'ala sinistra, che vi presenziò in larga maggioranza decretando l'espulsione dei liquidatori. L'assemblea elesse un Comitato centrale dominato dai bolscevichi, di cui facevano parte tra gli altri Lenin, Zinov'ev e [[Grigorij Konstantinovič Ordžonikidze|Ordžonikidze]], e in cui più tardi sarebbe stato [[cooptazione|cooptato]] anche [[Stalin]].<ref name=1carr64>{{cita|Carr|p. 64}}.</ref> Da questo momento menscevichi e bolscevichi operarono definitivamente come due partiti diversi;<ref name=Zasl22/> allo stesso tempo non ebbero seguito azioni unitarie di tutte le forze socialdemocratiche non bolsceviche, come la Conferenza tenuta in agosto a [[Vienna]] su iniziativa di [[Trockij]], condizionata dall'incompatibilità tra le posizioni dei menscevichi e quelle sia dei vperiodisti che dei membri del partito non aderenti a correnti.<ref>{{cita|Le Blanc|p. 140}}.</ref><ref name=1carr65>{{cita|Carr|p. 65}}.</ref> L'anno successivo si ebbe la scissione ufficiale tra bolscevichi e menscevichi anche all'interno della frazione socialdemocratica presso la Duma, che fino ad allora era rimasta almeno formalmente unitaria.<ref name=Zasl22/>
 
[[File:Lenin Tauride Palace.jpg|thumb|left|upright=1.1|[[Lenin]] espone le ''[[Tesi di aprile]]'' presso il [[Palazzo di Tauride]], sede del [[Soviet]] di [[Pietroburgo]]]]
 
Essendo i vertici di stanza all'estero, l'attività dei bolscevichi in Russia, propangandata in particolare tramite i giornali ''Zvezda'' e ''[[Pravda]]'', era organizzata dalla frazione alla Duma<ref name=Zasl22/> e dall'Ufficio russo.<ref name=1carr64/> Il partito conquistò ampio consenso soprattutto tra i quadri operai delle città,<ref>{{cita|Vercammen|p. 17}}.</ref> ma fu poco dopo oggetto di una violenta repressione seguita allo scoppio della [[Prima guerra mondiale]].<ref name=Zasl23>{{cita|Korgunjuk, Zaslavskij|p. 23}}.</ref> Molti dirigenti, tra cui Kamenev e tutti i deputati, furono deportati in [[Siberia]], dove già erano stati esiliati Ordžonikidze, Stalin e [[Jakov Michajlovič Sverdlov|Sverdlov]]. L'Ufficio russo non riuscì ad operare per 18 mesi, per poi venire ricostituito tra la primavera e l'estate del 1916 da [[Aleksandr Gavrilovič Šljapnikov|Šljapnikov]] su incarico di Lenin.<ref>{{cita|Carr|pp. 67-68}}.</ref>
Riga 63:
{{vedi anche|Partito Comunista dell'Unione Sovietica}}
 
[[File:Совет народных комиссаров (Ленин, Штейнберг, Комков, Бонч-Бруевич, Трутовский...), 1918.jpg|thumb|upright=1.7|Una riunione del [[Consiglio dei commissari del popolo]]]]
 
Dopo la conquista del potere i bolscevichi attuarono immediate riforme di tipo [[socialismo|socialista]]<ref>{{cita|Reed|pp. 139-140}}.</ref><ref>{{cita|Smith|p. 135}}.</ref><ref>{{cita|Graziosi|p. 35}}.</ref> e nel marzo 1918 sottoscrissero la [[pace di Brest-Litovsk]] con la [[Impero tedesco|Germania]], che causò l'abbandono del governo da parte dei socialrivoluzionari di sinistra,<ref>{{cita|Boffa 1990¹|p. 111}}.</ref> che erano entrati nel Sovnarkom a dicembre.<ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|pp. 152-153}}.</ref><ref>{{cita|Boffa 1990¹|pp. 72-75}}.</ref> Intanto le realtà che si opponevano al potere sovietico acquisirono nuova forza anche grazie all'appoggio delle potenze straniere<ref>{{cita|Boffa 1990¹|pp. 130-132}}.</ref> e si giunse alla [[guerra civile russa|guerra civile]].<ref>{{cita|Orlov et al.|p. 347}}.</ref> Fu allora varato il cosiddetto [[comunismo di guerra]], caratterizzato da spirito egualitario, nazionalizzazione radicale e misure eccezionali.<ref>{{cita|Mandel 1993²|pp. 74-75}}.</ref><ref>{{cita|Boffa 1990¹|p. 150}}.</ref> All'indomani della vittoria sull'[[Armata Bianca]] tali misure furono revocate con il lancio della [[Nuova Politica Economica]] (NEP),<ref>{{cita|Mandel 1993²|p. 75}}.</ref><ref>{{cita|Orlov et al.|pp. 354-355}}.</ref> che ripristinava elementi di [[capitalismo]], in particolar modo nel settore agricolo.<ref>{{cita|Lewin|pp. 33-34}}.</ref> In questa fase il pericolo che il proletariato, provato dai grandi sforzi degli anni precedenti, soccombesse di fronte al ritorno delle forze capitaliste spinse alla messa al bando delle altre organizzazioni politiche e al divieto di frazionismo nel partito,<ref>{{cita|Mandel 1993¹|p. 11}}.</ref><ref>{{cita|Boffa 1990¹|p. 193}}.</ref> che limitò quella che fino ad allora era stata una vita interna intensamente democratica.<ref>{{cita|Le Blanc|pp. 221-222}}.</ref><ref>{{cita|Mandel 1993²|pp. 89-92}}.</ref>