Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord: differenze tra le versioni
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Talleyrand è considerato tra i maggiori esponenti del [[Trasformismo (politica)|camaleontismo]].{{#tag:ref|Il poeta italiano [[Giuseppe Giusti]] gli dedicò, alla morte, una delle sue sarcastiche poesie dal titolo: ''Il Brindisi di Girella'' (sottotitolo: "Dedicato al signor di Talleyrand, buon'anima sua") ove «mette alla berlina» (per usare una sua famosa espressione usata in ''Sant'Ambrogio'') il camaleontismo del principe di Perigòrd<ref>{{cita web|url=http://www.efira.it/poesie/giusti_girella.htm|titolo=LE POESIE DI EFIRA - Il Brindisi di Girella, di Giuseppe Giusti, ''Dedicato al signor di Talleyrand buon'anima sua''|sito=efira.it/|accesso=14 febbraio 2015}}</ref>}} Servì la monarchia di [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]], poi la [[Rivoluzione francese]] nelle sue varie fasi, l'impero di [[Napoleone Bonaparte]] e poi di nuovo la monarchia, questa volta quella di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], fratello e successore del primo monarca servito.
Persona di grande intelligenza politica e
== Biografia ==
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Con questo trattato la Francia restituirà immediatamente i territori conquistati e annessi senza un accordo, ancorché estorto, con i legittimi sovrani, dopo il [[1792]]: un apposito Congresso stabilirà la parte residua. Tutto ciò è un grande successo della regia di Talleyrand, che riesce a ottenere il mantenimento del territorio francese intatto (30 maggio [[1814]]). Senza la sua opera, la Francia avrebbe seriamente rischiato di finire come la [[Germania]] dopo la [[seconda guerra mondiale]], smembrata in più pezzi. [[File:Gros - Louis XVIII of France in Coronation Robes.jpg|thumb|Luigi XVIII, re di Francia e fratello di Luigi XVI, gestì con Talleyrand la transizione dall'impero alla monarchia]]
[[File:Congresso di Vienna.png|thumb|destra|upright=1.8|Il Congresso di Vienna in un celebre dipinto: da sinistra [[Karl August von Hardenberg|Hardenberg]], [[Klemens von Metternich|Metternich]] e Talleyrand con indosso la parrucca]]
Il 16 settembre [[1814]] prende avvio il congresso di Vienna e Luigi XVIII pone a capo della delegazione francese il principe di Périgord: sarà proprio lui a firmarne l'atto finale il 9 giugno [[1815]]. Il principio che Talleyrand riesce a far accettare è quello della legittimità della sovranità:
[[File:Coronation of Charles X of France by François Gérard, circa 1827.jpg|thumb|upright=1.3|left|Incoronazione nella [[cattedrale di Reims]] di Carlo X. Talleyrand è sempre presente, al centro con il cappello piumato, mentre osserva Carlo X che riceve gli omaggi dei principi del sangue]]
Prima però c'è appunto l'ultimo colpo di coda del Bonaparte: la fuga dall'Isola d'Elba il 26 febbraio 1815 e il suo reinsediamento a Parigi. [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], appena venuto a conoscenza dello sbarco di Napoleone in [[Provenza]], fugge. Napoleone, giunto a [[Parigi]] sugli scudi, confisca subito i beni del principe di Périgord e poi gli scrive a Vienna per offrirgli l'incarico di ministro degli esteri, incarico che Talleyrand non esita a rifiutare: egli sa benissimo che quello di Napoleone sarà un breve fuoco di paglia e quindi si dà un gran daffare presso le potenze del Congresso per dissociare in qualche modo le responsabilità della nazione che rappresenta dalle future imprese del redivivo corso (senza gran fatica si direbbe, se, come pare, la fuga dall'isola d'Elba è stata organizzata all'insaputa di Napoleone da Metternich, [[Robert Stewart, II marchese di Londonderry|Castlereagh]], il rappresentante inglese a [[Vienna]], e Talleyrand, per mettere fine allo stallo delle trattative di Vienna, sotto l'incombenza del pericolo di un ritorno vittorioso del Bonaparte). Ironia della sorte: il suo successore è il [[Armand Emmanuel de Vignerot du Plessis de Richelieu|duca di Richelieu]] (la stessa casata del ben più famoso [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|cardinale di Richelieu]]). Comincia così nuovamente per il principe di Périgord un lungo periodo di riposo forzato. La carica di Gran Ciambellano gli consente di parlare alla Camera dei Pari, ove non perde occasione di scagliare la sua oratoria sarcastica contro il nuovo governo. E proprio da quel pulpito si scaglia nel 1821 contro il tentativo del governo di limitare la libertà di stampa, un suo vecchio cavallo di battaglia.
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