Femminismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
m Annullate le modifiche di 93.47.230.184 (discussione), riportata alla versione precedente di FrescoBot
Etichetta: Rollback
Riga 213:
 
Il mito freudiano è del resto funzionale a una società organizzata in vista dello sfruttamento degli interessi maschili e gli uomini «temono di diventare sessualmente superflui se la clitoride fosse sostituita alla vagina come centro del piacere femminile». A loro volta le donne potrebbero liberare la loro sessualità: «lo stabilimento dell'orgasmo clitorideo come fatto minaccerebbe l'istituzione eterosessuale. Esso indicherebbe infatti che il piacere sessuale si può ottenere sia da un uomo che da un'altra donna, facendo così dell'eterosessualità non un assoluto ma un'opzione».<ref>A. Koedt, ''The Myth of the Vaginal Orgasm'', cit., pp. 340-342.</ref>
 
=== Il femminismo lesbico ===
{{Vedi anche|Movimento lesbico|Separatismo femminista}}
 
==== Le ''Radicalesbians'' ====
[[File:Double Venus-color.svg|thumb|left|upright=0.6|Simbolo del lesbismo]]
{{citazione|Il femminismo è la teoria, il lesbismo la pratica|Attribuito a [[Ti-Grace Atkinson]], in [http://www.cwluherstory.org/lesbianism-and-feminism.html A. Koedt, ''Lesbianism and Feminism'']}}
Le conclusioni del saggio di Koedt diedero una forte spinta all'organizzazione di un movimento lesbico, dal momento che inizialmente le lesbiche si erano sentite discriminate dal movimento femminista. Nel [[1970]] il gruppo delle ''Radicalesbians'' poté pubblicare sulle ''Notes from the Third Year'' il suo manifesto, ''The Woman Identified Woman''.
 
«Che cosa è una lesbica? Una lesbica è la rabbia di tutte le donne condensata al punto di esplosione» - è l'esordio del manifesto. Innanzi tutto «il lesbismo, come l'omosessualità maschile, è una categoria di comportamento possibile solo in una società sessista caratterizzata da rigidi ruoli sessuali e dominata dalla supremazia maschile. Tali ruoli sessuali disumanizzano le donne definendoci una sottocategoria rispetto alla dominante casta degli uomini». Le lesbiche sono considerate una sorta di uomini mancati, alienati dal proprio corpo e dalle proprie emozioni e «l'omosessualità è il risultato di un particolare modo di creare ruoli o modelli di comportamento sulla base del sesso, e in quanto tale è una categoria inautentica, non in consonanza con la "realtà". In una società in cui gli uomini non opprimessero le donne, e l'espressione sessuale potesse seguire i sentimenti, le categorie di omosessualità ed eterosessualità scomparirebbero».<ref>''The Woman Identified Woman'', in AA. VV., ''The Vintage Book of Feminism'', cit., p. 163.</ref>
 
«Lesbica» è anche un'etichetta che «l'uomo getta contro qualsiasi donna che osi essere suo pari sfidando le sue prerogative, tra le quali è compresa quella di considerare le donne un mezzo di scambio tra gli uomini». Ecco perché questa etichetta è oggi affibbiata alle femministe come ieri era assegnata a quelle donne che seppero costruirsi una vita indipendente dalla tutela dell'uomo.
 
«Lesbica» è una delle categorie sessuali con le quali gli uomini hanno diviso l'umanità: «mentre tutte le donne sono disumanizzate come oggetti sessuali, quando accettano di essere oggetti degli uomini esse ottengono la compensazione di essere identificate con la forza, l'ego e lo status dell'uomo. La disumanizzazione si rivela dal fatto che quando una donna eterosessuale conosce una lesbica, subito comincia a riguardarla come un suo potenziale oggetto sessuale, attribuendo alla lesbica un ruolo maschile surrogato: questo comportamento rivela il suo condizionamento eterosessuale a fare di sé stessa un oggetto quando il sesso è potenzialmente coinvolto in una relazione». Si nega così alla lesbica la sua piena umanità e si dimostra quanto forte sia il condizionamento culturale maschile in seno alle stesse donne.<ref>''The Woman Identified Woman'', in AA. VV., ''The Vintage Book of Feminism'', cit., pp. 164-165.</ref>
 
Aver interiorizzato le definizioni che la cultura maschile dà delle donne, le esclude dalla possibilità di elaborare i termini della loro vita: «l'uomo ci attribuisce una sola cosa: lo status che ci rende schiave legittimandoci agli occhi della società in cui viviamo. Questo, nell'attuale gergo culturale, si chiama "femminilità" o "essere una vera donna". Noi siamo autentiche, legittimate, reali nella misura in cui siamo proprietà di un uomo del quale portiamo il nome. Essere una donna che non appartiene a nessun uomo significa essere invisibile, patetica, inautentica, irreale. L'uomo conferma la sua immagine di noi - ciò che dobbiamo essere per essere accettate da lui - ma non il nostro vero io; lui conferma la nostra ''femminilità'', come la chiama, in relazione a lui, ma noi non possiamo affermare la nostra personalità, il nostro autentico noi stesse. Finché saremo subordinate alla cultura maschile per questa definizione, per questa approvazione, noi non potremo essere libere».<ref>''The Woman Identified Woman'', in AA. VV., ''The Vintage Book of Feminism'', cit., p. 166.</ref>
 
==== Adrienne Rich ====
{{Vedi anche|Adrienne Rich}}
[[File:Audre Lorde, Meridel Lesueur, Adrienne Rich 1980.jpg|thumb|left|Adrienne Rich (a destra) con Audre Lorde e Meridel Le Sueur nel 1980]]
La scrittrice [[Adrienne Rich]] ([[1929]]-[[2012]]) nel [[1976]] aveva già dato un contributo alle discussioni del movimento femminista con ''Of Woman born'' (''Nato di donna''), in cui aveva difeso la funzione della maternità, considerandola una risorsa e una ricchezza della donna, purché sottratta alla logica patriarcale. Con ''Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence'' (Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica), del [[1980]], Rich interviene per rivendicare la piena legittimità del femminismo lesbico all'interno del movimento femminista, orientato in senso eterosessuale pur se violentemente polemico verso la cultura patriarcale: «La ricerca teorica femminista non può più limitarsi ad esprimere tolleranza per il "lesbismo" in quanto "stile di vita alternativo" o fare riferimenti meramente rituali alle lesbiche. È ormai tempo di elaborare una critica femminista dell'orientamento eterosessuale imposto alle donne».<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', in «Nuova DWF», 23-24, 1985, p. 6.</ref>
 
Rich contesta che la sessualità femminile sia eterosessuale per una sorta di ''inclinazione'' di natura «mistico-biologica» - la necessità della riproduzione della specie - una ''preferenza'' o una ''scelta'' che spinge le donne verso gli uomini «nonostante i potenti impulsi e le complementarità emotive che spingono le donne verso le donne». Per Rich «l'eterosessualità, come la maternità, deve essere considerata ed analizzata in quanto istituzione politica».<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', cit., p. 12.</ref>
 
L'eterosessualità è stata e viene imposta alle donne con i più diversi mezzi: lo [[stupro]], le percosse, l'[[incesto]], l'educazione - la ''spinta'' sessuale maschile equivarrebbe a un diritto - l'idealizzazione dell'amore eterosessuale nell'arte, nella letteratura, nei media, nella [[pubblicità]] - l'ideologia dell'amore eterosessuale inculcata alla donna fin da piccola attraverso le fiabe, la [[televisione]], il [[cinema]], la pubblicità, le canzonette e la coreografia dei riti nuziali è un mezzo potente di educazione all'eterosessualità - i matrimoni con spose bambine e quelli obbligati, la [[prostituzione]], gli [[harem]], le teorie psicoanalitiche sulla frigidità e l'orgasmo vaginale, le immagini pornografiche di donne che provano piacere dalla violenza sessuale e dall'umiliazione.<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', cit., pp. 14-22.</ref>
 
[[File:Audre Lorde.jpg|thumb|upright=0.6|Audre Lorde]]
Ma fra i tanti sistemi di imposizione vi è naturalmente anche «l'occultamento della possibilità di una scelta lesbica, un continente sommerso che affiora di tanto in tanto per essere poi subito risommerso. Qualsiasi studio o elaborazione teorica femminista che contribuisca a mantenere l'occultamento e la marginalità lesbica opera contro la liberazione e il rafforzamento delle donne come gruppo».<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', cit., p. 25.</ref>
 
La scrittrice introduce i concetti di ''esistenza lesbica'' e di ''continuum lesbico'': «''esistenza lesbica'' sta ad indicare sia il riconoscimento della presenza storica delle lesbiche che la nostra costante elaborazione del significato di tale esistenza. Per ''continuum lesbico'' intendo una serie di esperienze - sia nell'ambito della vita di ogni singola donna che attraverso la storia - in cui si manifesta l'interiorizzazione di una soggettività femminile e non solo il fatto che una donna abbia avuto o consciamente desiderato rapporti sessuali con un'altra donna. Se allarghiamo il concetto fino a includervi molte altre espressioni di intensità affettiva primaria fra donne, quali il condividere una ricca vita interiore, l'alleanza contro la tirannia maschile, lo scambio reciproco di appoggio pratico e politico [...] allora cominceremo a recuperare brandelli di storia e di psicologia delle donne che ci erano finora esclusi come conseguenza delle definizioni limitative e in gran parte cliniche di "lesbismo"».<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', cit., p. 26.</ref>
 
Rich si rifiuta di assimilare all'omosessualità maschile l'esperienza lesbica, che è, come la maternità, un'esperienza profondamente femminile con uno specifico erotismo, che non può essere ristretto a nessuna singola parte del corpo, o al solo corpo, come un'energia non solo diffusa, ma onnipresente come scrive [[Audre Lorde]],<ref>A. Lorde, ''Uses of Erotic. The Erotic as Power'', in «Out & Out Books Pamphlet», 3, 1979.</ref> «quando si condivide la gioia, sia fisica che emotiva o psichica» e quando le donne condividono insieme il loro lavoro.<ref>A. Rich, ''Eterosessualità obbligata ed esistenza lesbica'', cit., p. 28.</ref>
 
==== Monique Wittig ====
{{Vedi anche|Monique Wittig}}
La femminista lesbica francese [[Monique Wittig]] ([[1935]]-[[2003]]) denuncia in ''The straight mind'', del [[1980]], l'uso del linguaggio come arma politica, per dare una «lettura scientifica della realtà sociale nella quale gli esseri umani sono dati come invarianti, intoccati dalla storia e immuni dai conflitti di classe, con una [[psiche]] identica per ciascuno di essi perché geneticamente programmata». Un esempio è fornito dalla [[psicoanalisi]], che pretende di interpretare il linguaggio simbolico dell'[[inconscio]] secondo modelli che in realtà essa stessa ha precostituito manipolando i discorsi dei malati. Nella psicanalisi di [[Jacques Lacan]], così come nello [[strutturalismo (filosofia)|strutturalismo]] [[antropologico]] di [[Claude Lévi-Strauss|Lévi-Strauss]], l'inconscio e il pensiero primitivo appaiono invariabilmente eterosessuali, ma si tratta di «un'operazione che è stata loro necessaria per eterosessualizzare sistematicamente quella dimensione personale che è emersa tra gli individui dominati nel campo storico, soprattutto tra le donne».
 
Le cosiddette scienze che presuppongono l'eterosessualità come fondamento di ogni società pretendono di presentare i loro concetti in modo neutro e apolitico, ma sono funzionali al mantenimento dell'oppressione, sono l'ideologia del gruppo dominante. La caratteristica di questa ideologia è di universalizzare tutti i concetti - come quelli di "donna", di "uomo", di "sesso", di "differenza" - come se fossero leggi generali vere per tutte le società, per tutte le epoche e per tutti gli individui, perché fondate sulla "natura", e perciò invarianti, quando in realtà sono solo espressioni di una cultura particolare sviluppatasi storicamente.<ref>M. Wittig, ''The straight mind'' in [http://profondorosa.noblogs.org/gallery/5063/straightmind.pdf traduzione italiana].</ref>
 
In ''One is not Born a Woman'' (''Donna non si nasce'') del [[1981]] - titolo che fa riferimento alla nota frase di Simone de Beauvoir - Monique Wittig sostiene che gli uomini e le donne costituiscono due classi separate, una divisione che ha unicamente origine politica: «non solo non esiste nessun gruppo naturale "donne" (noi lesbiche ne siamo una prova vivente, fisica), ma come individui noi rimettiamo in questione la "donna", che per noi non è che un mito», un mito costruito sul principio dell'eterosessualità e sulla riproduzione. Ammettere l'esistenza di una divisione "naturale" tra donne e uomini significa naturalizzare la storia e i fenomeni sociali, giustificando così l'oppressione come fatto necessario, e rendendo impossibile ogni cambiamento.
 
Essendo "donna" e "uomo" due categorie politiche, non sono di conseguenza eterne. Occorre perciò sopprimere gli uomini in quanto classe attraverso una lotta di classe politica: «quando la classe degli uomini sarà scomparsa, anche le donne in quanto classe scompariranno a loro volta, perché non ci sono schiavi senza padroni». Una nuova definizione della persona e del soggetto per tutta l'umanità può essere trovata solo al di fuori delle categorie di sesso, nel rifiuto delle scienze che le utilizzano come loro fondamenti.
 
Il lesbismo è per Wittig «la sola forma sociale nella quale possiamo vivere libere» come "lesbica" è il solo concetto al di là delle categorie di sesso, perché il soggetto designato non è una donna, né economicamente, né politicamente, né ideologicamente, perché «ciò che costituisce una donna è la relazione sociale specifica con un uomo», una relazione di servitù dalla quale le lesbiche si sono emancipate. La distruzione della classe delle donne passa attraverso «la distruzione dell'eterosessualità come sistema sociale basato sull'oppressione e l'appropriazione delle donne da parte degli uomini, che produce il corpo delle dottrine della differenza tra i sessi per giustificare questa oppressione».<ref>L'articolo ''One is not Born a Woman'' è riprodotto anche in AA. VV., ''The Lesbian and Gay Studies Reader'', a cura di H. Abelove, M. A. Barale e D. M. Helperin, 1993, pp. 103-109. [http://profondorosa.noblogs.org/gallery/5063/straightmind.pdf Traduzione italiana on-line].</ref>
 
=== Sviluppi del femminismo statunitense ===