Guerra civile greca: differenze tra le versioni
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La manifestazione fu prima autorizzata, poi vietata quando ormai era troppo tardi. Dopo alcune scaramucce tra manifestanti e polizia, le truppe britanniche aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo decine di persone e ferendone qualche centinaio. L'ufficiale inglese W. Bydford-Jones descrisse così l'accaduto:
{{Citazione|Uomini, donne, bambini marciavano in file di otto o dieci; ogni terza o quarta di esse portava una bandiera alleata, una bandiera greca o uno striscione sul quale in belle lettere rosse stavano parole d'ordine simili a quelle che uomini e donne gridavano da entrambi i lati del corteo […]. L'età dei partecipanti alla dimostrazione variava dai 10-12 anni fino ai 60 e oltre […]. Mi colpì soprattutto un gran numero di ragazzi tra i 18 e i 30 anni. Non vi era nulla di ostile o di minaccioso nella manifestazione. […] Quel che successe dopo fu fantasticamente irreale come gli avvenimenti in un film. Il gruppo di polizia al di sopra di me svuotò i caricatori direttamente sulla moltitudine: uomini, donne, bambini, che ancora alcuni momenti prima ci avevano lanciato richiami, erano sfilati pieni di vita e di sfida, avevano riso, avevano sventolato le loro e le nostre bandiere, caddero a terra. Sangue colò dalle ferite alla testa e dai corpi sul selciato e sulle bandiere che essi portavano|G. Vaccarino. ''La Grecia tra resistenza e guerra civile. 1940-1949'', Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Franco Angeli, Milano, 1988 p. 205}}
Churchill si recò personalmente ad Atene il 25 dicembre offrendo una mediazione. Furono respinte le richieste dei comunisti dell'EAM e la reggenza della Corona fu assunta dall'[[arcivescovo]] [[Damaskinos Papandreou]], che nominò capo del governo il generale [[Nikolaos Plastiras]], ex repubblicano e già presidente onorario dell'EDES (ex gruppo partigiano di ispirazione democratico-liberale), che nutriva forti antipatie per l'ELAS.<ref name=antonio>[
Nonostante le vive proteste dei partigiani comunisti, presto iniziarono processi per "reati comuni" anche nei loro confronti e ciò contribuì ad agitare gli animi. In un anno, fino alla data delle elezioni si verificarono numerosi scontri in cui, secondo una stima, ci furono 1.289 persone uccise, 6.671 ferite gravemente, 31.632 torturate e 84.931 arrestate.<ref name=antonio/> In seguito una parte dei partigiani comunisti decise di tornare a nascondersi sulle montagne.
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