Ceccano Calcio 1920: differenze tra le versioni

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Si allenavano al prato Meschini, terreno non del tutto pianeggiante in via Grutti, strada così chiamata perchè nei pressi della fornace vi sono delle grotte (oggi Via G. Matteotti); "agli Campicegli" terreno della famiglia Antonelli situato nella zona, allora campagna, fra Via Madonna del Carmine e Via della Costituzione.
Le partite ufficiali invece venivano giocate al "Santa Maria", terreno della famiglia Ambrosi nei pressi del Santuario di S. Maria a Fiume, che si estendeva dalla "Costarella", fino alla "cabina elettrica". Il Santa Maria a differenza degli altri campi, aveva il vantaggio per gli spettatori, sicuramente non numerosi, di poter assistere alle partite seduti sul prato della Costarella, oppure in piedi dal Ponte sul Fiume Sacco. La maggior parte dei giocatori proveniva dall'artigianato. Molti erano gli apprendisti del mestiere, che all'insaputa dei genitori, frequentavano gli allenamenti. Vi era qualche studente, pochi per la verità, perchè non esisteva la scuola dell'obbligo, e gli studi erano riservati solo ai ragazzi appartenenti a famiglie nobili, borghesi, benestanti. Il primo a praticare l'atletica, proveniente dalla campagna fu Emilio Bucciarelli (gli Bruscu), allora studente al Liceo "Norberto Turriziani" di Frosinione, emigrato dopo la seconda guerra mondiale in America. Eccelleva nella corsa veloce ed ecco spiegato il suo utilizzo nel ruolo di ala destra. Numerosi furono i rincalzi che si affiancarano ai meno giovani. Tra quelli si ricordano i nomi di: Umberto Proietta in sostituzione del portiere Paride Popolla, partito per l'Africa Orientale, allora Italiana, i due fratelli Marini, Giordano Bruno (giocò qualche partita anche con il Napoli), Leandro e Vincenzo Mattone, Vincenzo Tiberia (Vocca Zozza), Leandro e Saturno Fiorentini, Romolo Battista, Plinio Pirri, Sante De Sanctis, Dante Popolla, morto per l'affondamento della nave che lo trasportava al fronte cirenaico. Il Sindaco, Francesco Battista, anche lui giocatore-dirigente della squadra di Ceccano, deliberò che lo Stadio Comunale fosse chiamato "Stadio Comunale Dante Popolla".
Feroci scontri si effetuavano al "Santa Maria" tra le due formazioni allora esistenti in Ceccano. La "Forti e Veloci" della zona alta del paese e la "Giovinezza Artena" della zona bassa, come preludio di ciò che sarebbe successo negli anni futuri fra le squadre della Piazza e del Ponte. Accreditare l'ipotesi che lo sponsor della "Forti e Veloci" fosse qualche nostalgico del Partito Popolare di Don Sturzo, non è difficile. Sponsor invece della "Giovinezza Artena" fu sor Guido Tanzini, di chiara marca fascista. L'accostamento della zona del Ponte ad Artena va spiegato con il fatto che, nella zona bassa, spesso avvenivano fatti di sangue. Si racconta infatti che un giiorno, alcuni amici, seduti a cavalcioni sul parapetto del ponte sul fiume, avessero fatto tra loro una scommessa. Colui che perdeva, doveva dare una coltellata alla prima persona che fosse passata sul ponte. A perdere fu un certo Michelangelo, il quale senza pensarci due volte, colpi con un affilato coltello i glutei di un "povero" pofano che, dopo il mercato, tornava a casa a dorso di un asino. E' interessante vedere come e con quale mezzo avvenivano le trasferte in quei paesi non servita dalla ferrovia. Il mezzo più comune era la carrozza, anche se trainata da due cavalli come quella di Leonardo Del Brocco (Narducci), e quella di Domenico Ardovini (Gli Vuspittu), padre di Felice uno dei calciatori. Tutte le trasferte terminavano sempre ad una certa ora della notte. I particolari di una interessante trasferta sono stati raccontati a Vincenzo Proietta, dal suo amico Mario Reali (Gambetto), protagonista di una partita su Pisterzo. Eccone il racconto: ''Testo in corsivo''Il Giorno 29 Settembre 1936, festa di S. Michele Arcangelo, Patrono del paese, la squadra del Ceccano doveva incontrare in amichevole quella di Priverno, su un campo improvvisato in località Campo Grande (così era chiamata la raduna dove avevano sistemato le due porte). L'incontro fu piacevole e degno della ricorrenza. Non vi furono ne vincitori ne' vinti, terminò con il risultato di 3 a 3, con piena soddisfazione dell'inesperto pubblico. Soddisfazione provarono pure tutti i calciatori nel consumare un'abbondante merenda a base di caciotte (marzulline) e pane rosso (fallonu), che digerirono lungo la strada di ritorno fatta a piedi . Per portarsi su a Pisterzo avevano noleggiato una carrozza fino ai piedi della montagna, ed avevano raggiunto il campo di gioco a dorso di muli".''
 
==Cronistoria==