Ceccano Calcio 1920: differenze tra le versioni

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Feroci scontri si effetuavano al "Santa Maria" tra le due formazioni allora esistenti in Ceccano. La "Forti e Veloci" della zona alta del paese e la "Giovinezza Artena" della zona bassa, come preludio di ciò che sarebbe successo negli anni futuri fra le squadre della Piazza e del Ponte. Accreditare l'ipotesi che lo sponsor della "Forti e Veloci" fosse qualche nostalgico del Partito Popolare di Don Sturzo, non è difficile. Sponsor invece della "Giovinezza Artena" fu sor Guido Tanzini, di chiara marca fascista. L'accostamento della zona del Ponte ad Artena va spiegato con il fatto che, nella zona bassa, spesso avvenivano fatti di sangue. Si racconta infatti che un giiorno, alcuni amici, seduti a cavalcioni sul parapetto del ponte sul fiume, avessero fatto tra loro una scommessa. Colui che perdeva, doveva dare una coltellata alla prima persona che fosse passata sul ponte. A perdere fu un certo Michelangelo, il quale senza pensarci due volte, colpi con un affilato coltello i glutei di un "povero" pofano che, dopo il mercato, tornava a casa a dorso di un asino. E' interessante vedere come e con quale mezzo avvenivano le trasferte in quei paesi non servita dalla ferrovia. Il mezzo più comune era la carrozza, anche se trainata da due cavalli come quella di Leonardo Del Brocco (Narducci), e quella di Domenico Ardovini (Gli Vuspittu), padre di Felice uno dei calciatori. Tutte le trasferte terminavano sempre ad una certa ora della notte. I particolari di una interessante trasferta sono stati raccontati a Vincenzo Proietta, dal suo amico Mario Reali (Gambetto), protagonista di una partita su Pisterzo. Eccone il racconto: '''Il Giorno 29 Settembre 1936, festa di S. Michele Arcangelo, Patrono del paese, la squadra del Ceccano doveva incontrare in amichevole quella di Priverno, su un campo improvvisato in località Campo Grande (così era chiamata la raduna dove avevano sistemato le due porte). L'incontro fu piacevole e degno della ricorrenza. Non vi furono ne vincitori ne' vinti, terminò con il risultato di 3 a 3, con piena soddisfazione dell'inesperto pubblico. Soddisfazione provarono pure tutti i calciatori nel consumare un'abbondante merenda a base di caciotte (marzulline) e pane rosso (fallonu), che digerirono lungo la strada di ritorno fatta a piedi . Per portarsi su a Pisterzo avevano noleggiato una carrozza fino ai piedi della montagna, ed avevano raggiunto il campo di gioco a dorso di muli".''
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==Inutile perditempo==
 
L'atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli che praticavano il calcio non era permissivo come oggi. Quasi tutti i genitori ritenevano il nuovo gioco "un inutile perditempo".
Ecco spiegato perchè i giovani che volevano praticarlo lo dovevano fare di nascosto dei genitori.
Adriano Micheli allora sedicenne, faceva l'apprendista calzolaio e per andare a giocare come portiere, doveva nascondere gli indumenti fuori della propria casa, se non voleva essere redarguito dal padre.
La stessa cosa capitava ad Umberto Proietta apprendista muratore. Di lui si racconta, che mentre giocava una partita ufficiale al "Santa Maria", vide sul ponte il padre che si dirigeva verso il campo.
A tale cista, per paura del padre molto severo, scappò, lasciando sguarnita la porta ed i compagni in dieci.
Inutile furono i tentativi del pubblico per riportarlo a difesa della porta.
Umberto raccontava che per non rompere o sporcare le scarpe, giocava con i soli calzini, perchè come rientrava a casa, il padre gli controllava le scarpe.
Di Bruno Bucciarelli, molto abile nel giocare da centro-avanti, si dice che non fosse altrettanto abile a scuola.
Frequentava il "Norberto Turriziani", ma con scarso profitto, poichè, per andare a giocare al Matusa di Frosinone, marinava continuamente la scuola.
Alcuni amici, mentre era tutto intento a giocare a pallone, di nascosto, gli tolsero i libri dalla borsa e li sostituirono con dei mattoni.
A distanza di un mese, il padre, che non vedeva mai il figlio studiare, volle controllarne il diario.
Ma sgradita fu la sorpresa alla vista dei mattoni. Sgradito fu pure il rientro a casa dell'ignaro figlio, che per un mese aveva portato avanti e indietro quattro o cinque foratini, convinto che fossero libri.
Del resto non era del tutto sbagliata la preoccupazione dei genitori, che vedevano realizzabile la sistemazione dei figli, solo se acquisivano la capacità di svolgere un ottimo mestiere, piuttosto che perdere tempo, giocando.
Infatti, i due calciatori più pagati di quel tempo, Raimundo Orsi e Luisito Monti, che percepivano 7000 lire mensili più i premi di partita, passarono una vecchiaia di stenti e nella più assoluta povertà.
Una maestra elementare percepiva allora, come stipendio, lire 400 al mese.
 
==Cronistoria==