Giulianova: differenze tra le versioni
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A ricordare agli abitanti le motivazioni della fondazione di Julia Nova, il vescovo di Teramo Giannantonio De Teolis pose un'iscrizione sulla porta delle mura che collegava il paese alla zona marina (Porta Marina), che recitava in latino: «O forestiero, quel tu sia, che giungi - a queste mura aderte, ti sia noto - che ogni casa mutò di luogo e di nome - poscia che fu abbandonata, e per più avverso Cielo - E mira i campi, che un dì furono deserti - dei fuggiaschi coloni, ed or con queste - messi fan colma la nativa gioia.»<ref name="ReferenceA"/>. Nel corso dell'[[Secolo XIX|Ottocento]] caddero in disuso i termini di ''Julia'' e ''Julia nova'', e mentre ''Giulia'' diede origine al gentilizio della popolazione (''giuliese'') il toponimo di Giulia nova o Giulianova si impose definitivamente, anche a livello ufficiale, ed è da oltre un secolo l'unico con cui la città è conosciuta<ref>Nel dialetto locale tuttavia, il toponimo di ''Gigljie'' (''Giulia'') continua a coesistere insieme a quello di Giulianova.</ref>. Riguardo l'araldica, fu nel momento del trasferimento dalla vecchia Castel San Flaviano distrutta, alla nuova città, che gli abitanti presero per loro stemma l'effigie di Giuliantonio a cavallo, che andò a soppiantare l'impresa usata fino a quel tempo, la quale era costituita da un castello con una torre all'angolo ed attorniata dal motto: S.CV.PA.ET.DO.H.IS. (ossia ''"Sit cum Patre et Domino Honor Jesu Cristo"'')<ref>{{Cita web |url=http://www.giulianova.it/ita/storia-di-giulianova.html |titolo=Storia di Giulianova<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=14 ottobre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151109080439/http://www.giulianova.it/ita/storia-di-giulianova.html |dataarchivio=9 novembre 2015 |urlmorto=sì }}</ref>.
Il progetto della cittadella desta fra gli studiosi particolare interesse, specie nella ricerca dell'autore. Pare fu affidato dal duca ad un architetto locale, che lo portò a compimento nel [[1472]]<ref>{{Cita libro |curatore=Massimo Costantini |curatore2=Costantino Felice |autore=<!--AA.VV.--> |titolo=Storia d'Italia, le Regioni dall'Unità ad oggi. L'Abruzzo |città=Torino |editore=Giulio Einaudi Ed. |anno=2000 |pagina=123 |ISBN=88-06-15123-1}}</ref>, ispirandosi a quei criteri di razionalità tipici dell'età rinascimentale. I lavori di costruzione si protrassero per alcuni decenni e si configurarono come un'impresa di ampio respiro, fortemente voluta dal duca che talvolta seguì personalmente l'opera, ma che più spesso si avvalse di persone di fiducia, fra cui Giovanni Antonio, suo primogenito e Sulpizio, suo figlio naturale<ref>Mario Bevilacqua, ''op. cit.'', pag. 33.</ref>. Va ricordato che Giulio Antonio Acquaviva, oltre ad essere un noto condottiero, fu uomo di cultura, con una conoscenza personale delle più prestigiose corti dell'Italia del tempo e delle nuove tendenze architettoniche che ebbero in [[Leon Battista Alberti]] e [[Francesco di Giorgio Martini]], due fra i massimi interpreti. Fu per questo che per anni, la progettazione di questo modello abruzzese di [[città ideale]] fu attribuita a nomi come [[Baccio Pontelli]] e ancor più fortemente,
[[File:GiulianovaFortezza.jpg|thumb|left|upright=0.95|La Giulianova rinascimentale]]
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