Nicolò Tron (politico e imprenditore): differenze tra le versioni

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===I lanifici di Schio e di Follina===
[[File:Medaglione di Nicolò Tron.jpg|thumb| Medaglione di Nicolò Tron, particolare della facciata del [[Teatro Jacquard]] di [[Schio]]]]
[[File:Edificio fabbrica Nicolò Tron.jpg|miniatura|Edificio della fabbrica di Nicolò Tron situato in Via Pasubio al numero civico 154, Schio.|alt=]]
L'opera di maggior rilievo nella vita del Tron fu senza dubbio la fondazione del lanificio omonimo nel comune di [[Schio]]. Appena tornato in patria alla fine del suo mandato di ambasciatore, il neo cavaliere tentò di importare tecnologie e metodi nella città di [[Venezia]]. Qui però trovò la netta opposizione delle corporazioni laniere, che lo indussero a rivolgere la propria attenzione e i propri investimenti altrove. Così scelse di impiantare la sua manifattura a Schio: questo comune aveva da poco ([[1701]]) ottenuto da [[Vicenza]] il permesso di produrre i cosiddetti ''panni alti'', ossia i tessuti più pregiati e quelli destinati all'esportazione. Qui nel [[1718]] Tron trovò un ambiente in evoluzione, dove le [[corporazione|corporazioni]] non erano potenti come a [[Venezia]] o [[Padova]], con manodopera numerosa, specializzata e a basso costo. Prese in affitto un laboratorio con annesso terreno, fece arrivare 9 tecnici inglesi con famiglie al seguito, iniziò la produzione di tessuti ''di tipo fine e finissimo'' con nuove tecnologie di tessitura, di tintoria e di utilizzo di materie prime. Con un comportamento che a ragione adesso definiremmo d'altri tempi, il Tron, almeno inizialmente, lasciava aperta la porta della sua azienda in modo che anche le altre aziende della zona prendessero visione e coscienza delle nuove tecnologie. In pochi anni la sua impresa contava 26 telai, produceva 300 pezze all'anno e dava lavoro a 600 persone.