Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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{{citazione|Chi segue altri non gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa professione col fine d'esser solo copista|Francesco Borromimi}}
 
Borromini, sentendosiavendo il pisello lungo ormai oppresso tra le maestranze milanesi, ben presto decise di recarsi a [[Roma]], dove giunse alla maniera dei pellegrini; trovando asilo nei conventi, percorse l'intero tragitto a piedi facendo tappa a [[Ravenna]], così da ammirare la [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|basilica di San Vitale]], e nella contrada toscana di Montesiepi, dove visitò l'[[abbazia di San Galgano]].
 
Arrivato nell'Urbe nel 1619, Borromini fu ospite e collaboratore di un parente prossimo per via materna, Leone Garove, residente al vicolo dell'Agnello (l'odierno vicolo Orbitelli), presso la [[Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini|parrocchia di San Giovanni dei Fiorentini]]. Garove, già attivo come capomastro scalpellino a Milano, allora godeva in città di una distinta notorietà, accresciutasi in seguito alla parentela con l'illustre architetto [[Carlo Maderno]], acquisita sposando nel 1610 la nipote Cecilia. L'apprendistato presso il Garove, tuttavia, fu di breve durata, allorché quest'ultimo morì accidentalmente il 12 agosto 1620, precipitando dalle impalcature della basilica di San Pietro.<ref>{{cita web|accesso=23 agosto 2016|url=http://www.omniartis.com/personaggio.php?id=27|editore=OmniArtis|titolo=BORROMINI Francesco}}</ref> Di seguito è riportato il suo atto di morte, steso dalla parrocchia di San Giovanni dei Fiorentini:<ref name=M_IV>{{cita|Morrissey|capitolo IV|JM}}.</ref>