Oliena: differenze tra le versioni
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Il centro storico e le chiese ===
Il centro storico di Oliena è tutt'oggi ben conservato;
Avevano quasi tutte un cortile interno, ''su porciu'',<ref>Il nome viene dal catalano ''porxo'' e dallo spagnolo ''porcho'' che significa portico.</ref> la caratteristica arcata che predominava l'architettura del paese. Di solito allo stesso cortile si affacciavano 3-4 famiglie, quasi sempre appartenenti allo stesso ceppo. Entro il cortile stava il [[pozzo]], e ''sa bicocca'' con la scala di [[granito]] in bella vista. Il centro della vita domestica era la cucina, al centro della quale sorgeva ''su 'ohile'', dove si faceva il fuoco. Non tutti infatti si potevano permettere il caminetto. Il tetto, fatto sempre con canne sostenute da grosse travi, era facilmente deteriorabile.
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[[File:Punta Sos Nidos.JPG|thumb|upright=1.2|Supramonte di Oliena - Punta Sos Nidos]]
[[File:Punta Cusidore.JPG|thumb|upright=1.2|Supramonte di Oliena - Punta Cusidore]]
Il [[Supramonte]] si estende nei comuni di [[Dorgali]], [[Orgosolo]], Oliena, [[Baunei]] e [[Urzulei]]. Il monte Corrasi è la cima più alta del Supramonte, ed è anche il monte di Oliena. Esso è di natura calcarea, ed è ben visibile dai mari che bagnano la Sardegna. Le bianchissime cime calcaree dell'era mesozoica, hanno valso nel tempo, l'appellativo di "Dolomiti Sarde". Le punte più importanti sono: Corrasi (1.463 m), Carabidda (1.327 m), Ortu Hamminu (1.331 m), Sos Nidos (1.348 m). Su questi luoghi agresti ed impervi, con grotte e "nurres" affascinanti e inaccessibili, dai passi cattivi e inesplorati, dirupi e pietre sospesi nel vuoto, fino a non molti anni fa, planavano maestosi gli [[Gyps fulvus|avvoltoi grifone]], e pascolavano [[Cervus elaphus corsicanus|cervi]] e [[Dama dama|daini]] sardi. Oggi è comunque possibile vedere le [[Aquila chrysaetos|aquile]] volare alte nel cielo, e le numerose mandrie di [[mufloni]]. In tutto il territorio possiamo osservare lecci secolari, [[querce]] e [[lentischio]], i [[corbezzoli]], i [[ginepri]] lunghi e contorti che hanno già migliaia d'anni. All'interno del bosco ci sono gli [[agrifogli]], il [[Sorbus|sorbo]], l'[[alaterno]], l'enis e il [[Taxus|tasso]], comunemente definito "albero della morte", perché come dicevano anziani pastori e caprari, "non la tocca nessuna bestia!". Le risorse idriche, conservate in
=== Su Gologone, Lanaitho e i villaggi archeologici ===
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La sorgente, solo parzialmente esplorata, alimenta il fiume [[Cedrino]]. La fonte ha sempre rappresentato un'importante risorsa idrica, che dà acqua potabile ai comuni di Oliena, Dorgali e alla [[Baronie|Baronia]]. Dopo la sorgente, a pochi chilometri, l'antica, ripidissima carrareccia che porta alla valle di Lanaitho giustifica in pieno il nome del valico: "Su Passu Malu" (Il passo cattivo), al di là del quale strapiombano i monumentali basalti di Ganagosula che delimitano l'altopiano del Gollei.
La valle di Lanaitho comunque, luogo dai tratti belli e suggestivi, con grotte interessanti e visitabili con attrezzature [[Speleologia|speleologiche]] come quelle
Non è facile leggere sotto le macerie di un villaggio che la polvere di almeno 2.000 anni ricopre, eppure, questo villaggio, assai vasto e imponente, quando verrà dissepolto, potrà aggiungere una nuova pagina alla [[preistoria]] sarda. Le tombe presenti in esso, conservano solo in parte i suppellettili che un tempo le ornavano, ma all'interno dei [[nuraghi]] potrebbero celarsi utensili e oggetti tali da completare le scarse conoscenze che si hanno sulle popolazioni che abitarono la Barbagia. Le abitazioni erano granitiche, ed è stata rinvenuta una grande officina che produceva diversi manufatti in metallo, che forniva anche i vicini centri di Gurruthone, Sòvana, Biriai e [[Serra Orrios]].
Il villaggio non era dunque isolato ma intraprendeva fitti scambi anche con [[Fenici]] e [[Cartaginesi]]. Inoltre, sugli aspri costoni della valle, si trova il [[villaggio di Tiscali]], dove vivevano popoli guerrieri che mai si sarebbero assoggettati al dominio di [[Roma Imperiale]]. Sulla parete rocciosa della fortezza si apre un ampio finestrone dal quale si domina la sottostante valle di
Da lì, le popolazioni potevano controllare tutti i movimenti dei romani. Il villaggio era un luogo molto sicuro per i suoi abitanti, e i soldati non si sono mai spinti in zone così impervie per cercare di catturare i ribelli; semmai lo avessero fatto, le popolazioni indigene erano pronte a nascondersi dentro le numerose grotte presenti nella valle, pronti a cogliere di sorpresa gli invasori: alludeva proprio a queste genti [[Cicerone]] quando diceva che i "latrunculi mustrincati" pareva sbucassero da sotto terra come le formiche.
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=== Costume ===
[[File:Sa Berritta-Oliena 1962.jpg|thumb|upright=1.4|Un gruppo di anziani abitanti di Oliena negli anni sessanta; l'uomo al centro indossa il tradizionale copricapo ''sa [[berrita]]'']]
Il costume si porta come elemento tradizionale e di cultura nelle processioni e manifestazioni di [[folklore]].
Le principali parti di cui si propone il costume, sia maschile che femminile sono:
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* [[sa berritta|''sa berritta'']], il copricapo maschile;
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Il costume olianese, ma anche quello sardo in generale, viene realizzato interamente a mano, è di difficile elaborazione e per questo è prezioso e ha un certo valore. Si indossa con i classici gioielli di Oliena.
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[[File:Oliena_-_Costume_tradizionale_(19).JPG|thumb|left|upright=1.2|Costume tradizionale]]
=== I balli ===
Gli olianesi per natura hanno il sangue ballerino. Nelle piazze di San Lussorio, Sas Honcias, Sa 'untana nova, Santa Maria, giovani e anziani si riunivano tutte le domeniche per ballare
[[File:Ballo-in-piazza.jpg|thumb|upright=1.1|Ballo in piazza]]
Si iniziava sempre in pochi, ma si finiva poi con una marea di gente. In paese troviamo sei balli diversi:
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I primi tre sono balli che hanno esclusive radici olianesi e sono unici in tutta la Sardegna. "Su Durdurinu", inoltre, è l'unico ad essere accompagnato da voce monodica e musicalmente dal "silenzio", e si basa quasi interamente sul ritmo dei ballerini stessi ed il suono (''sas istrumpadas'') del battere dei piedi. Gli altri invece sono accompagnati dal Canto a Tenore o dall'organetto diatonico.
Il [[ballo sardo]] ha sempre in ogni caso rappresentato un aspetto positivo per lo sviluppo dei rapporti sociali della comunità olianese.
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[[File:hantu.jpg|thumb|upright=1.4|Cantanti in piazza con i tipici costumi completati dal copricapo ''[[Sa Berritta]]'']]
{{vedi anche|Canto a tenore}}
Oliena è uno dei centri della Sardegna nel quale la tradizione del [[canto a tenore]] è maggiormente e particolarmente viva, sentita e largamente praticata. Sono numerosissime infatti le persone (uomini) che sanno "''pesare una vohe''", intonare cioè una cantata.
Non tutti chiaramente fanno parte di un "gruppo" fisso per esibizioni in pubblico, ma negli appuntamenti più sentiti e particolari come le sagre o gli spuntini, non si perde occasione per cantare.
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Il canto a tenore è tipico e tradizionale della parte centrale della [[Sardegna]], in particolare delle zone: [[Barbagia di Nuoro|Nuorese]], Baronie, [[Goceano]], Marghine e altre aree limitrofe.
Le origini del tenore sono molto antiche e, probabilmente, vanno messe in relazione con quelle dell'altra modalità musicale caratteristica della Sardegna: le
Le launeddas, però, sono strumenti musicali ad ancia fatti di canne. Il Tenore è, invece, un canto polifonico composto dall'unione di quattro voci: ''sa vohe'', ''sa
Ogni paese dell'area del canto a tenore, pur con caratteristiche essenziali comuni, ha proprie modalità d'esecuzione che lo distinguono dagli altri: perciò il tenore di ogni paese è unico e inconfondibile, nello stesso modo in cui lo sono la parlata e il costume tradizionale.
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I quattro ruoli sono:
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Il [[tenore]] (in senso ampio), come detto sopra, si compone di soli quattro ruoli; dalla loro combinazione, però, deriva una struttura del canto molto articolata, la cui analisi è tutt'altro che semplice.
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Infatti, quanto all'[[armonia]], su Puntu indica la nota fondamentale e, quindi, la tonalità del canto proposta dalla Vohe e sulla quale il Tenore costruisce l'accordo. In tal senso si usa distinguere tra:
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Quanto al ritmo, su Puntu sta ad indicare la velocità di esecuzione e, quindi, si dirà che il canto è:
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Inoltre, su Puntu indica anche le cadenze della sequenza ritmica proposta dalla Vohe e, nei modi d'uso, rimarcate (o rielaborate) dal Tenore.
Questa centralità del termine Puntu, si ritrova anche nella valutazione complessiva assegnata alla cantata: perciò se Vohe e Tenore stanno cantando bene si usa dire che hanno
Al plurale, Puntos, può indicare tutte le note eseguite in una cantata o in una sua parte (in pratica, è l'equivalente del termine nota).
''Su
Più in particolare, indica la nota fondamentale su cui si basano la [[melodia]] e l'armonia del canto (''su puntu de
''S'
* la prima è eseguita dalla sola vohe che, eseguendo una melodia generalmente semplice (ma può anche essere molto elaborata e presentare delle trasposizioni tonali), canta alcuni versi (di solito due o quattro, ma a volte anche di più) proponendo così al tenore, in fase di ascolto, su puntu della cantata che si intende sviluppare;
* la seconda è, per lo più, ambito del tenore, il quale raccolta la proposta di puntu della vohe, in una prima fase, più o meno prolungata, la sviluppa in modo da creare il miglior effetto armonico possibile; nella seconda fase ribadisce tal effetto con alcuni ''horfos'' (colpi), se occorre anche rimarcando alla vohe le necessarie modifiche da apportare all'impostazione inizialmente proposta.
Ad una prima ''
''S'Ahordu'': indica l'effetto complessivo raggiunto dalla sovrapposizione (e contrapposizione) delle voci del tenore nell'interpretazione del puntu: ossia, l'accordo armonico del canto.
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** Il nome della modalità di canto (''giradas'' appunto) con cui, dopo sas isterridas, si continua la vohe a tenore; qui la vohe continua, secondo determinate cadenze, a cantare i versi del componimento poetico, e il tenore gli si sovrappone con i propri vocalizzi.
** L'atto con cui si muta la velocità d'esecuzione di un canto (ossia, quando vi è un'accelerazione ritmica - sa vohe dae seria girà a lestra).
** Il cambio del tipo di canto eseguito (es. dal ballo ''si
** In particolare, può indicare anche le variazioni melodiche e ritmiche proposte da ogni singolo ruolo del tenore (es. la mesu
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==== Interpretazioni di canto ====
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Ad Oliena, i modi di cantare sono numerosi ed alcuni tipicamente e distintamente locali. Alcuni di questi avevano una loro caratteristica ben precisa e sostanzialmente differente in origine, ma col tempo e con le diverse "contaminazioni" e influenze non solo di altri centri vicini, ma date anche dall'esuberanza dei giovani nei vari cambiamenti generazionali hanno subìto differenze notevoli che hanno anche portato alla necessità di distinzione nei nominativi.
Alcune di queste ''modas'' sono anche quasi totalmente scomparse dalle esibizioni attuali, scomparsa dovuta probabilmente all'estrema difficoltà di interpretazione o alla preferenza di accompagnamento data dalla
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*''Gòccio''
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==== Le origini ====
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Si sa per certo, che le primissime registrazioni del Tenore di Oliena, sono state effettuate a cavallo tra gli anni trenta e quaranta.
Non è chiaro dove e come, e non se ne sono ancora trovate tracce ma vi è la certezza e l'identità di uno dei componenti di quell'evento; si tratta di ''Ciu Peppeddu Boe'', meglio noto con il soprannome di "Vola-vola". Si diceva di lui non solo che avesse una voce straordinaria e indiscutibilmente "superiore", voce che riusciva a far partire qualsiasi Tenore, ma anche che
Bisognerà poi attendere gli anni cinquanta per avere alcune testimonianze "audio", registrazioni effettuate pare da una troupe di "radio [[Cagliari]]" (la [[Rai]] regionale di allora), che in giro per i paesi dell'interno, coglievano anche le cantate "occasionali e spontanee" dentro i bar, le cantine o nelle sagre paesane, e quelle dei ricercatori della famosissima e secolare (anno di fondazione 1585) "Accademia di Santa Cecilia" in [[Roma]].
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