Celleno: differenze tra le versioni

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==Geografia fisica==
===Territorio===
LA TEVERINA E LE GOLE DELL'INFERNACCIO
 
Celleno è ubicato su uno sperone tufaceo a 341 m slm originatosi in corrispondenza dello spartiacque tra due bacini idrografici creati dal fosso delle Briglie a nord ed il fosso Calenne a sud.
 
CollacatoCollocato nel territorio laziale a destra del Tevere tra Orvieto ed Orte, fa parte della regione della Teverina; questa è costituita da terreni ricoperti di materiali vulcanici emessi nelle varie fasi esplosive dell'apparato Vulsino e poggianti su uno strato sedimentario argilloso-sabbioso. Una incisiva azione delle acque ha fatto affiorare queste formazioni sedimentarie; ciò è visibile in modo evidente visitando [[Civita di Bagnoregio]] e la “Valle dei Calanchi”. Questo fenomeno è visibile, seppur meno evidente, anche lundolungo le pendici del centro storico di Celleno.
 
Queste caratteristiche hanno permesso la nascita di numerosi insediamenti, sin dall'età preromana, con una continuità di vita pressoché interrotta.
 
Tali caratteristiche hanno anche favorito la formazione di straordinarie scenari e profondissime forre quali ad esempio le “''Gole dell'Infernaccio''”.
[[File:Celleno001.jpg|thumb|Vista di Celleno]]
 
A sud del Comune di Celleno, al confine con [[Viterbo]], si cela uno scenario di straordinario valore paesaggistico e naturalistico conosciuto con il toponimo di ''Infernaccio''. Il torrente in corrispondenza del “Castellaccio” comincia la sua opera di erosione creando una profonda forra, impervia e scoscesa, quasi inaccessibile.
 
Sul fondo delle gole si è di fronte ad una straordinaria scenografia fatta di quinte naturali a strapiombo, con rupi alte oltre 60 metri, e dove trovano la massima espressione di bellezza naturalistica la cascata e gli stagni circostanti. Qui un singolare effetto cromatico è ottenuto dal contrasto tra il rosso dell’acqua ferruginosa a livello superficiale e i toni bluastri del fondo.
 
Qui un singolare effetto cromatico è ottenuto dal contrasto tra il rosso dell’acqua ferruginosa a livello superficiale e i toni bluastri del fondo.
 
Seguendo la direzione verso valle, lasciando alle spalle la cascata si incontrano le famose “gole” dell’Infernaccio; qui l’acqua scorre su di un letto sabbioso tra due pareti a picco, in un contesto dove il silenzio è il tratto più caratteristico.
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Ancora più a valle i grossi massi di basaltina adagiati sull’alveo, levigati e tinti di rosso dall’acqua, creano continuamente piccoli salti di quota rendendo quanto mai caratteristico il percorso del torrente.
 
Oltre all’impattoalla emozionalebellezza generato daldel contesto paesaggistico è indubbio il valore idrogeologico che tale luogo riveste sia per lo studio della stratificazione litologica sia per la presenza di infinitenumerose sorgenti di acqua minerale dalle diverse caratteristiche a cominciare da quella con alta concentrazione di ferro, la stessa che dà al fosso l’originale connotazione della colorazione rossa.
 
NonNel siamo[[1815]] certoil noinaturalista ied primi ad esserci accorti di questoarcheologo importante habitat naturale. Nel 1815 Giovan[[Gian Battista Brocchi (1772-1827), naturalista ed archeologo]], proseguendo i suoi viaggi per l’Italia accompagnato dall’incisore Ribaldi, attraversavaattraversò la Toscana ed il Lazio lasciando(da peraltrocui segniderivano inconfondibilii deltoponimi suoadiacenti passaggio;alla nevalle èdell'Infernaccio testimonianza ildel Poggio del Brocco ed il fosso del Blocco). toponimiTra immediatamentele adiacenticorrispondenze allascientifiche di interesse mineralogico, geologico, botanico, zoologico inviate al giornale scientifico letterario ''[[Biblioteca Italiana]]'' si ritrova una lettera del 22 giugno 1816, inviata da Brocchi al suo amico e collega Breislack, nella quale descrive gli ammassi colonnari basaltina di Bolsena, Ferento, ''della valle dell’Infernaccio,'' di Rocca Rispampani e di Vignaccio nella valle del Triponzio.
 
Tra le corrispondenze scientifiche di interesse mineralogico, geologico, botanico, zoologico inviate alla “Biblioteca Italiana”, giornale scientifico letterario, si ritrova una lettera del 22 giugno 1816, inviata da Brocchi al suo amico e collega Breislack, nella quale descrive gli ammassi colonnari basaltina di Bolsena, Ferento, '''della valle dell’Infernaccio,''' di Rocca Rispampani e di Vignaccio nella valle del Triponzio.[[File:Celleno001.jpg|thumb|Vista di Celleno]]
 
===Clima===