Graal: differenze tra le versioni

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== I luoghi del Graal ==
Già nel [[Medioevo]] esistono testimonianze relative al luogo dove sarebbe conservato il Graal. Le più importanti sono:
# La fonte più antica sulla coppa dell'Ultima Cena parla di un calice [[argento|argenteo]] a due manici che era rinchiuso in un [[reliquiario]] di una cappella vicino [[Gerusalemme]] tra la basilica del [[GolgothaCalvario|Golgota]] e il Martirio. Questo Graal appare solamente nel racconto di Arculfo, un pellegrino anglo-sassone del [[VII secolo]], che l'avrebbe visto ed anche toccato. Questa è la sola testimonianza che il calice fosse conservato in Terra Santa.
# Un'altra fonte della fine del XIII secolo parla di una copia del Graal a [[Costantinopoli]]. La testimonianza si trova nel romanzo tedesco del [[XIII secolo]] ''Titurel il giovane''. Questo Graal sarebbe stato trafugato dalla chiesa del Boucoleon durante la [[quarta crociata]] e portata da Costantinopoli a [[Troyes]] da Garnier de Trainel, decimo vescovo di Troyes, nel [[1204]]. Viene ricordato lì ancora nel [[1610]], ma sarebbe scomparso durante la [[Rivoluzione francese]].
# Dei due calici sopravvissuti fino ad oggi e creduti essere il Graal, uno si trova a [[Genova]], nella cattedrale di san Lorenzo. La coppa esagonale genovese è conosciuta come il ''[[sacro catino]]''. Il calice è di [[vetro]] egiziano verde e la tradizione vuole che sia stato intagliato in uno [[smeraldo]]; tuttavia fu portato a [[Parigi]] dopo la conquista napoleonica dell'[[Italia]] e tornò rotto, rivelando in effetti la struttura in vetro verde. La sua origine è incerta; secondo [[Guglielmo di Tiro]], che scrive verso il [[1170]], fu trovato nella [[moschea]] a [[Caesarea|Cesarea]] nel [[1101]]. Secondo un'altra versione di una cronaca spagnola fu trovato quando [[Alfonso VII di Castiglia]] prese [[Almería]] ai Mori nel [[1147]] con l'aiuto genovese; questi in cambio avrebbero voluto solo questo oggetto dal saccheggio di Almeria. L'identificazione del ''sacro catino'' con il Graal non è comunque tarda, dato che si trova nella cronaca di Genova scritta da [[Jacopo da Varagine]], alla fine del XIII secolo.