Baltasar Gracián: differenze tra le versioni

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Nell'estate del 1636 tornò in Aragona, a [[Huesca]], come confessore e predicatore. Il soggiorno in quest'ultima città ebbe una straordinaria importanza nella vita del gesuita, perché con l'appoggio dell'erudito mecenate Vincencio Juan de Lastanosa poté pubblicare il suo primo libro: ''El Héroe'' (L'eroe) nel 1637. Lastanosa riuniva nella sua casa-museo un importante cenacolo artistico e letterario. Il palazzo di Lastanosa, che fu visitato anche da [[Filippo IV di Spagna|Filippo IV]], era famoso per i suoi bellissimi giardini, per la stupenda armeria, per una collezione di medaglie e un'enorme biblioteca di circa settemila volumi: un numero incredibile per l'epoca. In questo ambiente molto stimolante Gracián entrò in contatto con il mondo intellettuale aragonese, conoscendo fra gli altri il poeta [[Manuel de Salinas]] e lo storico [[Juan Francisco Andrés de Uztarroz]].
 
Nel 1639 il gesuita tornò a Saragozza, nominato confessore del [[viceré]] di [[AragónAragona]] Francisco[[Francesco Maria CarrafaCarafa]], [[duca di NocheraNocera]], insieme al quale si recò a [[Madrid]], dove predicò. Nonostante ciò la sua esperienza a Corte fu scoraggiante e anche se aspirava a diventare parte della scena letteraria della capitale, le sue ambizioni si trasformarono presto in un cocente disinganno. A Madrid, Gracián pubblicò la sua seconda opera, ''El Político'' (Il politico) nel 1640, e terminò la prima versione del suo famoso trattato teorico sull'estetica letteraria barocca, intitolato ''Arte de ingenio, tratado de la agudeza'' (Arte dell'ingegno, trattato dell'acutezza, 1642).
 
Dal 1642 al 1644 fu vicedirettore del collegio di Tarragona, dove aiutò spiritualmente i soldati che presero Lerida durante la [[Sollevazione della Catalogna]]. Al termine di questa campagna militare si ammalò e fu quindi inviato a Valencia in convalescenza. Grazie alla magnifica biblioteca dell'ospedale di Valencia preparò una nuova opera, ''El Discreto'' (Il discreto, 1646), che fu pubblicata a Huesca. Tornato in questa città insegnò teologia morale fino al 1650. Fu durante questo periodo che poté più attivamente dedicarsi alla letteratura. Pubblicò ''Oráculo manual y arte de prudencia'' (Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647) e la seconda versione del ''Trattato dell'acutezza'' (1648).