Vespasiano: differenze tra le versioni

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|tribunato della plebe =
|pretura = nel [[40]] all'età di trent'anni<ref name="SvetonioVesp2"/>
|legatus_legionis = della ''[[legio II Augusta]]'' (ad ''[[Argentoratae]]''<ref name="Campbell16"/> e poi in [[conquista della Britannia|Britannia]] nel [[43]]), dal [[41]]<ref name="SvetonioVesp4"/> al [[47]] (?)<ref>{{cita|Cassio Dione|LX, 30.1}}.</ref>
|consolato = 9 volte:<ref name="SvetonioVesp8"/> nel [[51]] (I),<ref name="TPSulp17">Giuseppe Camodeca, ''Tabulae Pompeianae Sulpiciorum. Edizione critica dell'archivio puteolano dei Sulpicii'', Roma, Quasar, 1999, nº 17. ISBN 88-7140-145-X</ref> [[70]] (II),<ref>{{AE|1955|198}}.</ref> [[71]] (III),<ref name="AE1934,261"/><ref>{{CIL|10|4734}}.</ref> [[72]] (IV),<ref name="CIL11,3605">{{CIL|11|3605}}.</ref><ref name="AE1934,261"/> [[74]] (V),<ref name="AE1934,171"/><ref>{{CIL|7|1204}}.</ref> [[75]] (VI), [[76]] (VII),<ref name="ILAlg1,3885">Stéphane Gsell, [https://archive.org/stream/inscriptionslati00gseluoft#page/iv/mode/2up ''Inscriptions latines de l'Algérie''], Paris, Champion, 1922, t. 1, 3885; [[Robin George Collingwood]]; [[Richard Pearson Wright]], ''The Roman Inscriptions of Britain'' (RIB), Vol. 2, fasc. 1: [http://romanplates.byu.edu/documents/the_roman_inscription.pdf ''Instrumentum Domesticum. The Military diplomata, Metal ingots, Tesserae, Dies, Labels and lead sealings''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080705033524/http://romanplates.byu.edu/documents/the_roman_inscription.pdf |data=5 luglio 2008 }}, Gloucester 1990: 2404,34 e 35.</ref> [[77]] (VIII)<ref name="CIL8,8"/><ref>{{AE|1963|11}}.</ref> e [[79]] (IX)<ref>{{AE|1975|554}}.</ref>
|proconsolato = nel [[63]] in [[Africa (provincia romana)|Africa proconsolare]]<ref name="SvetonioVesp4"/>
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{{Vedi anche|Limes orientale|prima guerra giudaica}}
 
La [[prima guerra giudaica]], fu la prima delle tre importanti ribellioni degli [[Ebrei]] della [[giudea romana|provincia Giudea]] contro il potere imperiale.<ref name="nameOfRomeP294">{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 294}}.</ref> La provincia era da tempo una regione turbolenta con aspre violenze tra varie sette [[giudaismo|giudaiche]] in competizione<ref name="nameOfRomeP294"/> e con una lunga storia di ribellioni.<ref name="enemiesP192">{{Cita|Matyszak|p. 192|Matyszak 2004}}.</ref> La collera degli [[Ebrei]] verso Roma era alimentata dai furti nei loro templi e dall'insensibilità romana&nbsp;– Tacito parla di disgusto e repulsione<ref name="enemiesP194">{{Cita|Matyszack|p. 194|Matyszack 2004}}.</ref> – verso la [[Ebraismo|loro religione]]. Gli ebrei iniziarono i preparativi per la rivolta armata. I primi successi, compreso il respinto [[Assedio di Gerusalemme (66)|primo assedio di Gerusalemme]],<ref name="nameOfRomeP295">{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 295}}.</ref> e la [[battaglia di Beth Horon (66)|battaglia di Beth Horon]]<ref name="nameOfRomeP295"/> non fecero che sollecitare maggiore attenzione da Roma, dove [[Nerone]] incaricò il generale Vespasiano di spegnere la rivolta.
 
Vespasiano guidò le sue forze in una pulizia etnica delle aree in rivolta. Con l'anno [[68]], la resistenza ebraica nel nord era stata soffocata. La guerra in Giudea fu conclusa da Tito con la [[assedio di Gerusalemme (70)|conquista di Gerusalemme]] nel 70. [[Sesto Giulio Frontino]] ricorda che l'ultimo baluardo difensivo dei Giudei fu sconfitto durante la festività ebraica della [[Shabbat]].<ref>Frontino, ''Strategemata'', II, 1.17.</ref> Contemporaneamente, in Oriente, veniva sedata nel sangue dal figlio [[Tito (imperatore romano)|Tito]] una difficile [[prima guerra giudaica|rivolta in Giudea]], al termine della quale fu conquistata [[Gerusalemme]] (nel 70).
[[File:Francesco Hayez 017.jpg|thumb|upright=1.4|La [[assedio di Gerusalemme (70)|distruzione del Tempio di Gerusalemme]] nel [[70]], da un dipinto di [[Francesco Hayez]] conservato a Venezia.]]
In seguito a questi eventi due legioni furono trasferite lungo il fiume [[Eufrate]] in [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]] (la [[legio XII Fulminata|XII ''Fulminata'']] e la [[Legio XVI Flavia Firma|XVI ''Flavia Firma'']]).<ref name="SvetonioVesp8"/> Le ultime resistenze si opposero a Roma ancora per qualche anno, prima di cadere, portando all'[[assedio di Masada]] del [[73]]<ref>Antonio Santosuosso, ''Storming the Heavens: Soldiers, Emperors and Civilians in the Roman Empire'', Boulder (Colorado), Westview Press, 2001, p. 146. ISBN 0-8133-3523-X</ref><ref>{{Cita|Luttwak 1981|p. 3}}.</ref> e al [[Assedio di Gerusalemme (70)|secondo assedio di Gerusalemme]].<ref>{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 292}}.</ref>
 
Il figlio Tito, dopo aver portato a termine il difficile assedio di Gerusalemme, si imbarcò per l'Italia (inizi del [[71]]), disponendo che i due capi della rivolta, [[Simone bar Giora|Simone]] e [[Giovanni di Giscala|Giovanni]], insieme ad altri 700 prigionieri, scelti per statura e prestanza fisica, fossero inviati a Roma per essere trascinati in catene in [[trionfo]]. Giunto nella capitale, gli venne riservata un'accoglienza entusiasta da parte della folla cittadina. Pochi giorni più tardi, il padre Vespasiano accettò di celebrare un unico trionfo, sebbene il senato ne avesse decretato uno per ciascuno. Una volta avvisata circa la data della cerimonia trionfale, l'immensa popolazione di Roma uscì a prendere posto dovunque si potesse stare, lasciando libero solo il passaggio per far sfilare il corteo.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 5.3.</ref>