Guerra fredda: differenze tra le versioni

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[[File:Soviet empire 1960.png|thumb|La massima estensione territoriale dei paesi del mondo sotto l'influenza sovietica, dopo la rivoluzione cubana del 1959 e prima della spaccatura cino-sovietica ufficiale del 1961.]]
 
Mentre la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, contribuì ad allentare leggermente le tensioni, la situazione in Europa permaneva in una sorta di difficile tregua armata.<ref name="Palmowski">{{cita|Palmowski|year=2004}}.</ref> I sovietici, che avevano già creato una rete di trattati di assistenza reciproca nel blocco orientale nel 1949,<ref>{{Cita|Feldbrugge|p. 818}}.</ref> nel 1955 dettero vita ad un'alleanza formale al suo interno: il [[Patto di Varsavia]].<ref name="Byrd" />
 
Poco dopo che Chruščëv ebbe rimosso il leader Stalinista [[Repubblica Popolare d'Ungheria|ungherese]] [[Mátyás Rákosi]] scoppiò la [[rivoluzione ungherese del 1956]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/4/newsid_2739000/2739039.stm|titolo=Soviet troops overrun Hungary|editore=BBC News|data=4 novembre 1956|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> In seguito alla rivolta popolare, il nuovo regime sciolse formalmente [[Államvédelmi Hatóság|la polizia segreta]], dichiarando l'intenzione di ritirarsi dal Patto di Varsavia ed impegnandosi a ristabilire elezioni libere. In risposta alla rivoluzione l'[[Sovetskaja Armija|esercito sovietico]] iniziò l'invasione del paese ribelle;<ref name=troops>{{en}} UN General Assembly ''Special Committee on the Problem of Hungary'' (1957) {{Cita web|url= http://mek.oszk.hu/01200/01274/01274.pdf |titolo=Chapter IV. E (Logistical deployment of new Soviet troops), para 181 (p. 56) }} (1,47 MB)</ref> migliaia di ungheresi vennero arrestati, imprigionati e deportati in Unione Sovietica<ref>{{Cita web|titolo=Report by Soviet Deputy Interior Minister M. N. Holodkov to Interior Minister N. P. Dudorov (15 November 1956) |opera=The 1956 Hungarian Revolution, A History in Documents |editore=George Washington University: The National Security Archive |data=4 novembre 2002 |url=https://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB76/doc8.pdf |formato=PDF |accesso=2 settembre 2006|lingua=en}}</ref> e circa 200.000 ungheresi dovettero fuggire dal paese natale ormai sprofondato nel caos.<ref name="Cseresneyes">{{Cita pubblicazione|autore=Ferenc Cseresnyés|titolo=The '56 Exodus to Austria|rivista=The Hungarian Quarterly|volume=XL|numero=154 |pp=86–101|editore=Society of the Hungarian Quarterly |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041127172402/http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |url=http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |dataarchivio=27 novembre 2004 |data=Summer 1999 |accesso=9 ottobre 2006|lingua=en}}</ref> Il leader ungherese [[Imre Nagy]] venne giustiziato, insieme ad altri ribelli, in seguito a processi segreti.<ref name="BBCJune16">{{Cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/june/16/ |titolo=On This Day June 16, 1989: Hungary reburies fallen hero Imre Nagy|editore=BBC|accesso=13 ottobre 2006}}</ref> Dal 1957 al 1961, Chruščëv, apertamente e ripetutamente, minacciò l'occidente con l'annientamento nucleare. Egli, infatti, sosteneva che le capacità missilistiche sovietiche fossero di gran lunga superiori a quelle statunitensi ed in grado di spazzare via qualsiasi città americana o europea. Tuttavia, Chruščëv respinse la convinzione di Stalin riguardo all'inevitabilità della guerra e dichiarò che il suo nuovo obiettivo fosse quello di stabilire una "pacifica convivenza".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 70}}.</ref> Questa formulazione modificò la posizione sovietica dell'era di Stalin, dove il [[Prospettiva del conflitto|conflitto di classe]] internazionale significava che i due fronti opposti si trovassero in una inevitabile rotta di collisione in cui il comunismo avrebbe trionfato in seguito ad una guerra globale; la visione di adesso invece prevedeva che la pace avrebbe permesso al capitalismo di crollare da solo,<ref>{{cita|Perlmutter, 1997|p. 145}}.</ref> oltre che a dare ai sovietici il tempo di potenziare le proprie capacità militari.<ref>{{cita|Njolstad, 2004|p. 136}}.</ref> Tale teoria rimase valida per decenni, fino a quando il "nuovo pensiero" di [[Michail Gorbačëv]] immaginò una coesistenza pacifica come fine a se stessa piuttosto che una forma di lotta di classe.<ref name="Cseresneyes"/>
 
[[File:Szétlőtt_harckocsi_a_Móricz_Zsigmond_körtéren.jpg|left|thumb|Un [[carro armato]] sovietico distrutto a Budapest durante la [[rivoluzione ungherese del 1956]].]]
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Gli eventi accaduti in Ungheria portarono ad una frattura ideologica all'interno dei partiti comunisti di tutto il mondo, in particolare nell'Europa occidentale, suscitando un forte calo dell'adesione, dato che molti paesi occidentali e comunisti si sentirono disillusi riguardo alla brutale risposta sovietica.<ref name=Lendvai196>{{Cita libro|autore=Paul Lendvai|titolo=One Day that Shook the Communist World: The 1956 Hungarian Uprising and Its Legacy|editore=Princeton University Press|anno=2008|p=196|isbn=0-691-13282-8|lingua=en}}</ref> I partiti comunisti in occidente non si ripresero mai da ciò, alcuni di loro riconobbero subito questa spaccatura, come il politico jugoslavo [[Milovan Đilas]] che poco dopo lo schiacciamento della rivoluzione disse che "la ferita che la rivoluzione ungherese ha inflitto al comunismo non potrà mai essere completamente guarita".<ref name=Lendvai196/>
 
Sul fronte statunitense, le dichiarazioni si concentravano sulla forza americana all'estero e sul successo del capitalismo liberale.<ref>{{Cita|Joshel|p. 128}}.</ref> Tuttavia, verso la fine degli anni 1960, la "battaglia per le menti degli uomini" tra i due sistemi di organizzazione sociale di cui Kennedy parlò nel 1961 era in gran parte superata, con le tensioni che ormai si concentravano principalmente su obiettivi geopolitici contrastanti piuttosto che sulle diverse ideologie.<ref>{{Cita|Rycroft|p. 7}}.</ref>
 
===Ultimatum di Berlino e integrazione europea===
{{Vedi anche|Integrazione europea|Crisi di Berlino del 1961}}
 
Nel novembre del 1958, Chruščëv compì un infruttuoso tentativo di trasformare tutta Berlino in una "città libera" indipendente e demilitarizzata, dando agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e alla Francia un ultimatum di sei mesi affinché ritirassero le loro truppe dai settori che occupavano ancora a Berlino Ovest, o avrebbe trasferito il controllo dei diritti di accesso occidentali ai tedeschi dell'est. Chruščëv in precedenza spiegò a Mao Zedong che "Berlino è il testicolo dell'Occidente, ogni volta che voglio far urlare l'Occidente, stringo Berlino".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 71}}.</ref> La NATO rigettò formalmente l'ultimatum a metà dicembre e Chruščëv lo ritirò in cambio di una conferenza a [[Ginevra]] sulla questione tedesca.<ref>{{Cita|Glees|pp. 126–27}}.</ref>
 
Più in generale, un segno distintivo degli anni 1950 fu l'inizio dell'[[integrazione europea]], un processo strettamente correlato alla Guerra Fredda che Truman ed Eisenhower promossero sia politicamente, sia economicamente e militarmente, ma che le amministrazioni successive considerarono ambivalente, temendo che si sarebbe venuta a forgiare un'Europa indipendente che avrebbe potuto comportare una disunità nel blocco occidentale.<ref>{{Cita|Cameron|p. 156}}.</ref>
 
===Competizione nel terzo mondo===
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Il periodo successivo al 1956 fu segnato da avvenimenti negativi per l'Unione Sovietica, in particolare la rottura dell'alleanza con la [[Cina]], dando inizio alla [[crisi sino-sovietica]]. [[Mao Zedong]] aveva difeso Stalin quando Chruščëv lo aveva attaccato dopo la sua morte nel 1956, e trattò il nuovo Primo Segretario del [[PCUS]] come un carrierista superficiale, accusandolo di aver perso il suo spirito rivoluzionario.<ref name="Gaddis142" /> Da parte sua, Chruščëv, turbato dall'atteggiamento di Mao nei confronti della guerra nucleare, si riferiva al leader cinese come un "pazzo su di un trono".<ref>{{Cita libro|autore=Fredrick Kempe|titolo=Berlin 1961|anno=2011|editore=Penguin Group (USA)|isbn=0-399-15729-8|p=42|lingua=en}}</ref>
 
Tuttavia, Chruščëv compì diversi disperati tentativi per ricostituire l'alleanza con i cinesi, ma Mao non la considerò mai una priorità e di conseguenza negò ogni proposta.<ref name="Gaddis142">{{cita|Gaddis, 2005|p. 142}}.</ref> Lo scontro tra la Cina e l'Unione Sovietica si diffuse in una guerra di propaganda intra-comunista.<ref>{{Cita|Lüthi|pp. 273–276}}.</ref> Più avanti, i sovietici si concentrarono su un'aspra rivalità con la Cina di Mao per la leadership del movimento comunista globale.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 140–142}}.</ref>
 
===Corsa allo spazio===
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[[File:Buzz_salutes_the_U.S._Flag.jpg|thumb|left|L'[[astronauta]] [[Buzz Aldrin]] sulla [[Luna]] nel 1969 con la missione [[Apollo 11]].]]
 
Sul fronte degli armamenti nucleari, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica perseguirono il riarmo nucleare e svilupparono armi a lungo raggio con cui poter colpire il territorio avversario.<ref name = "Byrd" /> Nell'agosto del 1957, i sovietici lanciarono con successo il primo [[missile balistico intercontinentale]] (ICBM) al mondo<ref>{{Cita|Lackey|p. 49}}.</ref> e in ottobre lanciarono il primo [[satellite artificiale]], lo [[Sputnik 1]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/october/4/newsid_2685000/2685115.stm|titolo=Sputnik satellite blasts into space|editore=BBC News|data=4 ottobre 1957|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> Il lancio dello Sputnik inaugurò la [[corsa allo spazio]] che ebbe il suo culmine con gli sbarchi sulla [[Luna]] nel corso del [[programma Apollo]]. In seguito, l'astronauta [[Frank Borman]], parlò di questa corsa come "solo una battaglia nella Guerra Fredda".<ref>{{Cita web|titolo=To Boldly Go|autore=Michael Klesius|opera=Air & Space|url=http://www.airspacemag.com/space-exploration/To-Boldly-Go.html|accesso=7 gennaio 2009|data=19 dicembre 2008|lingua=en}}</ref>
 
===Rivoluzione cubana e l'invasione della Baia dei Porci===
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Sull'isola di [[Cuba]], il "[[Movimento del 26 luglio]]" conquistò il potere nel gennaio 1959, facendo cadere il presidente [[Fulgencio Batista]], il cui impopolare regime non aveva ricevuto aiuti dall'amministrazione Eisenhower.<ref>{{Cita libro|autore=Arnold Blumberg|titolo=Great Leaders, Great Tyrants?: Contemporary Views of World Rulers Who Made History |editore=Greenwood Press |anno=1995 |città=Westport, Connecticut |url=https://books.google.com/books?id=nofUu5tvJ18C |isbn=978-0-313-28751-0 |pp=23–24|lingua=en}}</ref>
 
Dopo l'esautorazione di Batista le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti continuarono per qualche tempo ma il presidente Eisenhower lasciò deliberatamente la capitale statunitense per evitare di incontrare il giovane leader rivoluzionario cubano [[Fidel Castro]] durante il viaggio di quest'ultimo a [[Washington]] avvenuto in aprile, lasciando il vice presidente [[Richard Nixon]] a condurre l'incontro al suo posto.<ref>{{Cita libro|autore=Carlos Lechuga Hevia|titolo=Cuba and the Missile Crisis |editore=Ocean Press |anno=2001 |città=Melbourne, Australia |p=142 |url=https://books.google.com/books?id=aKLrYxcDg2wC |isbn=978-1-876175-34-4|lingua=en}}</ref> Cuba iniziò a negoziare acquisti di armi dal blocco orientale nel marzo 1960.<ref>{{cita|Dominguez|1989|p. 22}}.</ref>
 
Nel gennaio del 1961, appena prima di lasciare la presidenza, Eisenhower interruppe formalmente le relazioni con il governo cubano. Nell'aprile seguente, l'amministrazione del neoeletto presidente americano [[John Kennedy]] organizzò una [[invasione della Baia dei porci|fallita invasione dell'isola]] cubana organizzata dalla [[CIA]]. Un fallimento che umiliò pubblicamente gli Stati Uniti.<ref name="Smith 1998, 95">{{Cita|Smith, 2000|p. 95}}.</ref> Castro rispose abbracciando pubblicamente il [[marxismo-leninismo]] e l'Unione Sovietica si impegnò a fornire un ulteriore sostegno.<ref name="Smith 1998, 95"/>
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Allarmato, Kennedy prese in considerazione varie possibilità e alla fine rispose all'[[crisi dei missili di Cuba|installazione di missili nucleari a Cuba]] con un [[blocco navale]] e presentò un ''ultimatum'' ai sovietici. Chruščëv decise di ritirarsi dalla possibilità di uno scontro e fece rimuovere i missili dispiegati in cambio dell'impegno statunitense a non invadere nuovamente l'isola caraibica.<ref>{{Cita libro|autore=Howard Jones|titolo=Crucible of Power: A History of American Foreign Relations from 1945 |editore=Rowman & Littlefield |anno=2009 |città=Lanham |p=122 |url=https://books.google.com/books?id=WwEu5Yv9KiUC |isbn=978-0-7425-6454-1|lingua=en}}</ref> Successivamente Castro ammise che "avrei accettato l'uso delle armi nucleari ... abbiamo dato per scontato che sarebbe comunque diventata una guerra nucleare e che stavamo per scomparire."<ref>{{cita libro|autore=James G. Blight|anno=2002|titolo=Cuba on the Brink: Castro, the Missile Crisis, and the Soviet Collapse|editore=Rowman & Littlefield|p=252}}</ref>
 
La [[crisi dei missili di Cuba]] (ottobre-novembre 1962) portò il mondo più vicino alla guerra nucleare che mai.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 82}}.</ref> Le conseguenze della crisi rallentarono la corsa agli armamenti nucleari favorendo, all'opposto, ad un disarmo nucleare e al miglioramento delle relazioni tra le due superpotenze,<ref name="Palmowski" /> sebbene il primo accordo sul controllo degli armamenti della Guerra Fredda, il [[Trattato Antartico]], fosse entrato in vigore già nel 1961.<ref>{{en}} National Research Council Committee on Antarctic Policy and Science, p. 33</ref>
 
Nel 1964, Chruščëv venne destituito dalla sua carica al [[Cremlino]].<ref name="Gaddis119" /> Accusato di sgarbatezza e incompetenza; fu anche accusato di aver rovinato l'agricoltura sovietica e di aver portato il mondo sull'orlo della guerra nucleare.<ref name="Gaddis119" /> Chruščëv era diventato un imbarazzo internazionale quando autorizzò la costruzione del Muro di Berlino, un'umiliazione pubblica per il marxismo-leninismo.<ref name="Gaddis119">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 119–120}}.</ref>
 
==Confronto attraverso la distensione (1962-1979)==
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[[File:F-4B VF-151 CV-41 TU-95.jpg|left|thumb|Un [[McDonnell Douglas F-4 Phantom II|F-4 Phantom II]] della [[Marina degli Stati Uniti]] intercetta un aereo sovietico [[Tupolev Tu-95]] nei primi anni '70.]]
 
Nel corso degli anni [[1960]] e [[1970]], i partecipanti alla guerra fredda dovettero faticare per adattarsi a un nuovo e più complicato modello di relazioni internazionali in cui il mondo non era più diviso in due blocchi chiaramente opposti.<ref name = "Karabell" /> Infatti, l'Europa occidentale e il [[Giappone]] si ripresero rapidamente dalla distruzioni della seconda guerra mondiale arrivando ad una crescita economica caratterizzata da un [[PIL pro capite]] che si avvicinava a quello degli Stati Uniti, mentre le economie del blocco orientale ristagnavano.<ref name="Karabell" /><ref name="hardt16">{{cita|Hardt & Kaufman, 1995|p. 16}}.</ref>
 
A seguito della [[crisi petrolifera del 1973]], insieme con la crescente influenza delle organizzazioni del Terzo mondo come l'[[Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio|OPEC]] e il [[Movimento dei paesi non allineati]], i paesi meno potenti avevano più spazio per affermare la loro indipendenza e spesso si mostravano resistenti alla pressione delle due superpotenze.<ref name="Gaddis 2005, p. 212"/> Nel frattempo, Mosca dovette rivolgere la sua attenzione verso gli affari interni per affrontare i profondi problemi economici che attanagliavano l'Unione Sovietica.<ref name = "Karabell" /> Durante questo periodo, i leader sovietici, come [[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Alexei Kosygin]] abbracciarono la nozione di [[Distensione (politica)|distensione]].<ref name = "Karabell" />
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L'unità della NATO è stata rotta all'inizio della sua storia, con una crisi che si è verificata durante la presidenza francese di [[Charles de Gaulle]] (dal 1958 in poi). De Gaulle protestò per ruolo predominante degli Stati Uniti nell'organizzazione e per ciò che percepiva come una relazione speciale tra Stati Uniti e Regno Unito. In un ''memorandum'', datato 17 settembre 1958, inviato al presidente Dwight D. Eisenhower e al primo ministro [[Harold Macmillan]], sostenne la creazione di una direzione a tre che avrebbe messo la Francia su un piano di parità con gli altri due stati anglofoni. Inoltre, così auspicava, di espandere la copertura della NATO alle aree geografiche di interesse per la Francia, in particolare l'[[Algeria francese]], dove la Francia stava combattendo contro un'insurrezione e aveva chiesto l'assistenza della NATO.<ref name=deGuaulle>{{Cita libro|autore=Anand Menon|titolo=France, NATO, and the limits of independence, 1981–97: the politics of ambivalence |editore=Palgrave Macmillan|anno=2000 |p=11 |cid=|isbn=0-312-22931-3|lingua=en}}</ref>
 
Considerando insufficiente la risposta ricevuta, de Gaulle dette inizio allo sviluppo di un [[Force de frappe|deterrente nucleare francese indipendente]] e nel 1966 ritirò il paese dalle strutture militari della NATO ed espulse le truppe NATO dal suolo francese.<ref>{{Cita|Crawley|p. 431}}.</ref>
 
===Invasione della Cecoslovacchia===
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[[File:Leonid Brezhnev and Richard Nixon talks in 1973.png|left|thumb|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Richard Nixon]] a Washington nel 1973; l'incontro fu un evento di spicco nella distensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti.]]
 
In risposta alla Primavera di Praga, il 20 agosto 1968, l'esercito sovietico, insieme alla maggior parte dei loro alleati del Patto di Varsavia, [[invasione della Cecoslvacchia|invase la Cecoslovacchia]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/august/21/newsid_2781000/2781867.stm|titolo=Russia brings winter to Prague Spring|editore=BBC News|data=21 agosto 1968|accesso=10 giugno 2008|lingua=en}}</ref> A tale evento seguì un'ondata di [[emigrazione]] che coinvolse alla fine circa 300.000 cechi e slovacchi che dovettero abbandonare il paese.<ref>{{Cita web|autore=Jan Čulík|titolo=Den, kdy tanky zlikvidovaly české sny Pražského jara|url=http://www.britskelisty.cz/9808/19980821h.html|editore=Britské Listy|accesso=23 gennaio 2008|lingua=cz|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928050554/http://www.britskelisty.cz/9808/19980821h.html|dataarchivio=28 settembre 2007|urlmorto=sì}}</ref> L'invasione scatenò intense proteste da parte della [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]], della [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]], della [[Cina]] e dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.<ref name="Gaddis 2005, p. 154">{{cita|Gaddis, 2005|p. 154}}.</ref>
 
===Dottrina Brežnev===
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Nixon e Brežnev proclamarono una nuova era di "coesistenza pacifica" e stabilirono la nuova e rivoluzionaria politica di distensione (o cooperazione) tra le due superpotenze. Nel frattempo, Brežnev tentò di migliorare l'economia sovietica, che si trovava in una situazione di declino, in parte a causa delle pesanti spese militari. Tra il 1972 e il 1974, le due parti concordarono anche di rafforzare i loro legami economici.<ref name="Lafeber 1993" /> Come risultato dei loro incontri, la distensione avrebbe sostituito l'ostilità della guerra fredda e i due paesi avrebbero vissuto reciprocamente in pace.<ref>{{en}} Robert S. Litwak, ''Détente and the Nixon doctrine: American foreign policy and the pursuit of stability, 1969–1976'' (Cambridge UP, 1986).</ref>
 
Nel frattempo, questi sviluppi coincisero con l'"''[[Ostpolitik]]''" del cancelliere della Germania dell'Ovest [[Willy Brandt]].<ref name="Gaddis 2005, p. 154"/> Altri accordi vennero conclusi per stabilizzare la situazione in Europa, culminando negli [[accordi di Helsinki]] firmati alla [[Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa]] del 1975.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 188}}.</ref>
 
===Deterioramento delle relazioni alla fine degli anni settanta===
Negli anni settanta, il [[KGB]], guidato da [[Jurij Vladimirovič Andropov]], continuò a perseguitare illustri personalità sovietiche come [[Aleksandr Solženicyn]] e [[Andrej Sacharov]], che criticavano duramente la leadership sovietica.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 186}}.</ref> Il conflitto indiretto tra le superpotenze continuò nel clima di distensione nel Terzo mondo, in particolare durante le crisi politiche in Medio Oriente, [[Cile]], [[Etiopia]] e [[Angola]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 178}}.</ref>
 
Sebbene il presidente [[Jimmy Carter]] avesse tentato di istituire un ulteriore limite alla corsa agli armamenti, grazie all'accordo [[SALT II]] del 1979,<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/june/18/newsid_4508000/4508409.stm|titolo=Leaders agree arms reduction treaty|editore=BBC News|data=18 giugno 2008|accesso=10 giugno 2008|lingua=en}}</ref> i suoi sforzi vennero indeboliti da alcuni eventi accaduti quell'anno, tra cui la [[rivoluzione iraniana]] e la [[rivoluzione del Nicaragua]], che avevano spodestato i rispettivi regimi, e la sua rappresaglia contro l'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|intervento sovietico in Afghanistan]] iniziato a dicembre.<ref name="Lafeber 1993" />
 
=="Seconda Guerra Fredda" (1979-85)==
Con il termine "seconda guerra fredda" ci si riferisce all'intenso periodo che va dalla fine degli anni settanta a metà degli anni ottanta caratterizzato da un risveglio delle tensioni e dei conflitti tra le maggiori potenze, con entrambe le parti che divennero sempre più militariste.<ref name=autogenerated2>{{cita|Halliday, 2001|p. 2e}}.</ref> Lo storico John Patrick Diggins disse: "[[Ronald Reagan|Reagan]] fece di tutto per combattere la seconda guerra fredda, sostenendo le contro-insurrezioni nel terzo mondo".<ref>{{Cita libro|autore=John P. Diggins|titolo=Ronald Reagan: Fate, Freedom, And the Making of History|url=https://books.google.com/books?id=N-bQtjYcy0AC&pg=PA267|anno=2007|editore=W. W. Norton |p=267|isbn=978-0-393-06022-5|lingua=en}}</ref> Il suo collega [[Michael Cox (professore)|Michael Cox]] ha invece osservata che: "L'intensità di questa seconda guerra fredda è stata grande quanto fu breve la sua durata."<ref>{{Cita libro|autore=Michael Cox|titolo=Beyond the Cold War: Superpowers at the Crossroads|url=https://books.google.com/books?id=cUsOYWpQZbAC&pg=PR18|anno=1990|editore=University Press of America|p=18|isbn=978-0-8191-7865-7|lingua=en}}</ref>
 
=== Guerra sovietica in Afghanistan ===
{{Vedi anche|Guerra civile in Afghanistan|Guerra in Afghanistan (1979-1989)}}
[[File:Reagan sitting with people from the Afghanistan-Pakistan region in February 1983.jpg|thumb|Il presidente Reagan rende pubblico il suo sostegno incontrando i leader dei ''[[mujaheddin]]'' afgani alla Casa Bianca nel 1983.]]
Nell'aprile 1978, il [[Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan]] (PDPA) prese il potere in [[Afghanistan]] durante la [[Rivoluzione di Saur]]. In pochi mesi, gli oppositori del governo comunista lanciarono una rivolta nell'Afghanistan orientale che si espanse rapidamente in una [[Guerra civile in Afghanistan|guerra civile]] condotta dai guerriglieri ''[[mujaheddin]]'' contro le forze governative su scala nazionale.<ref name="hussain"/> Gli insorti avevano ricevuto l'addestramento militare e armi nel vicino [[Pakistan]] e in Cina,<ref>{{cita|Starr, 2004|pp. 157–158}}.</ref><ref name=Warren>{{cita|Warren|1992}}.</ref> mentre l'Unione Sovietica inviò migliaia di consiglieri militari per sostenere il governo PDPA.<ref name="hussain">{{cita|Hussain, 2005|pp. 108–109}}.</ref> Nel frattempo, il crescente attrito tra le fazioni concorrenti del PDPA, il dominante ''[[Khalq]]'' e il più moderato ''[[Parcham]]'', portarono al licenziamento dei membri del gabinetto di Parchami e all'arresto degli ufficiali militari con il pretesto di un colpo di stato da lui organizzato. Verso la metà del 1979, gli Stati Uniti avviarono un programma segreto per assistere i ''mujaheddin''.<ref>{{cita|Meher, 2004|pp. 68–69, 94}}.</ref>
 
Nel settembre 1979, il presidente [[Nur Mohammad Taraki]] venne assassinato in un colpo di stato avvenuto all'interno del PDPA e orchestrato dal suo collega ''Khalq'', [[Hafizullah Amin]], che assunse così la presidenza. Diffidato dai sovietici, Amin fu assassinato dalle forze speciali sovietiche nel dicembre 1979. Un governo organizzato dai sovietici, guidato da [[Babrak Karmal]] di ''Parcham'' ma inclusivo di entrambe le fazioni, riempì il vuoto governativo. Le truppe sovietiche furono schierate per stabilizzare l'Afghanistan sotto Karmal in quantità più consistenti, sebbene il governo sovietico non si aspettasse che la maggior parte dei combattimenti sarebbero stati effettuati in quel territorio. Di conseguenza, tuttavia, i sovietici furono ora direttamente coinvolti in quella che era stata una guerra interna dell'Afghanistan.<ref>{{cita|Kalinovsky, 2011|pp. 25–28}}.</ref>
 
Carter rispose all'intervento sovietico ritirando il trattato SALT II dal [[Senato degli Stati Uniti d'America|Senato]], imponendo [[Embargo del grano degli Stati Uniti contro l'Unione Sovietica|embarghi sulle spedizioni di grano]] e sulla tecnologia verso l'Unione Sovietica e chiedendo un aumento significativo delle spese militari. Inoltre, annunciò che gli Stati Uniti avrebbero boicottato le [[Giochi della XXII Olimpiade|Olimpiadi estive del 1980 a Mosca]]. Egli descrisse l'incursione dei sovietici come "la più grave minaccia alla pace dalla seconda guerra mondiale".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 211}}.</ref>
 
===Reagan e Thatcher===
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[[File:Cold War Map 1980.svg|thumb|left|La mappa mondiale delle alleanze militari nel 1980]]
 
Nel gennaio del 1977, quattro anni prima di diventare presidente, [[Ronald Reagan]] dichiarò apertamente, in una conversazione con [[Richard Allen (politico)|Richard Allen]], le sue aspettative base in relazione alla Guerra Fredda con queste parole: "La mia idea della politica americana nei confronti dell'Unione Sovietica è semplice, e alcuni direbbero semplicistica", affermò, "È questa: vinceremo e loro perderanno. Cosa ne pensi?"<ref>{{Cita web|autore=Richard V. Allen|url=http://www.hoover.org/publications/hoover-digest/article/7398 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110501052925/http://www.hoover.org/publications/hoover-digest/article/7398 |dataarchivio=1º maggio 2011 |titolo=The Man Who Won the Cold War |editore=Hoover.org |accesso=3 novembre 2011|lingua=en}}</ref> Nel 1980, Ronald Reagan sconfisse [[Jimmy Carter]] nelle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980|elezioni presidenziali del 1980]], promettendo di aumentare le spese militari e di affrontare i sovietici ovunque.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 189}}.</ref> Sia Reagan, sia il nuovo [[primo ministro britannico]] [[Margaret Thatcher]] accusarono l'Unione Sovietica e la sua ideologia; Reagan la etichettò come un "[[impero del male]]" e predisse che il comunismo sarebbe finito nel "mucchio di cenere della storia", mentre Thatcher descrisse i sovietici come "inclini al dominio del mondo".<ref name="Gaddis 2005, p. 197">{{cita|Gaddis, 2005|p. 197}}.</ref>
 
All'inizio del 1985, la posizione anticomunista di Reagan si era sviluppata in una posizione nota come la nuova [[dottrina Reagan]], che, oltre al ''containment'', prevedeva un diritto aggiuntivo di sovvertire i governi comunisti esistenti.<ref name="Graebner, Burns & Siracusa 2008, 76">{{Cita libro|autore=Norman A. Graebner|autore2=Richard Dean Burns|autore3=Joseph M. Siracusa|anno=2008|url=https://books.google.com/books?id=r71u_AgE7iYC|titolo=Reagan, Bush, Gorbachev: Revisiting the End of the Cold War|città=Westport, Connecticut|editore=Greenwood Press|p=76|ISBN=978-0-313-35241-6}}.</ref> Oltre a continuare la politica di Carter a sostegno degli oppositori islamici dell'Unione Sovietica, la CIA cercò anche di indebolire l'URSS stessa promuovendo l'islamismo nei paesi a maggioranza islamica dell'Asia centrale.<ref name="Singh 1995, 130">{{en}} Bilveer Singh (1995), ''Jemaah Islamiyah'' In Wilson John & Swati Parashar (Eds.) ''[https://books.google.com/books?id=cAE-bxSXayMC Terrorism in Southeast Asia: Implications for South Asia]'', Singapore e Delhi, ORF-Pearson-Longman, p. 130, {{ISBN|978-81-297-0998-1}}.</ref> Inoltre, la CIA incoraggiò l'ISI pakistana anti-comunista ad addestrare i musulmani di tutto il mondo a partecipare alla ''[[jihād]]'' contro l'Unione Sovietica.<ref name="Singh 1995, 130"/>
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{{Vedi anche|Solidarność|Legge marziale in Polonia}}
 
[[Papa Giovanni Paolo II]] fornì un'anima morale per l'[[anticomunismo]]; una visita nella sua nativa [[Polonia]] avvenuta nel 1979 stimolò una risurrezione religiosa e nazionalista incentrata sul movimento di ''[[Solidarność]]'', che galvanizzò l'opposizione ma che potrebbe aver favorito il suo [[Attentato a Giovanni Paolo II|tentato assassinio]] avvenuto due anni dopo.<ref>{{Cita|Henze|p. 171}}.</ref> Nel dicembre 1981, il polacco Wojciech Jaruzelski reagì alla crisi imponendo un periodo di legge marziale. Reagan impose sanzioni economiche alla Polonia in risposta.<ref name="Gaddis219" /> Mikhail Suslov, il principale ideologo del Cremlino, consigliò ai leader sovietici di non intervenire se la Polonia cadesse sotto il controllo di Solidarnosc, per timore che potesse portare a pesanti sanzioni economiche, rappresentando una catastrofe per l'economia sovietica.<ref name="Gaddis219">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 219–222}}.</ref>
 
===Questioni militari ed economiche sovietiche e statunitensi===
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[[File:US and USSR nuclear stockpiles.svg|thumb|Scorte di armi nucleari statunitensi e sovietiche e russe tra il 1945-2006.]]
 
Mosca aveva messo in piedi un esercito che richiedeva fino al 25% del [[prodotto nazionale lordo]] dell'Unione Sovietica a scapito dei [[beni di consumo]] e degli investimenti nei settori civili.<ref name="LaFeber 2002, p. 332">{{cita|LaFeber, 2002|p. 332}}.</ref> La spesa sovietica per la corsa agli armamenti e per altri impegni relativi alla guerra fredda causò e aggravò molti problemi strutturali profondi nella società<ref>{{Cita libro|autore=Philip Towle|titolo=The Oxford History of Modern War |p=159}}</ref> comportando almeno un decennio di [[stagnazione|stagnazione economica]] durante gli ultimi anni di Brežnev.
 
Gli investimenti sovietici nel settore della difesa non vennero guidati dalla necessità militare, ma in gran parte dagli interessi delle massicce burocrazie statali e di partito che dipendevano dal settore per garantire il proprio potere e i propri privilegi.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 335}}.</ref> Le forze armate sovietiche divennero le più grandi al mondo in termini di numero e tipi di armi che possedevano, per il numero di truppe nelle loro file e per le dimensioni della loro base militare-industriale.<ref name="Odom">{{cita|Odom, 2000|p. 1}}.</ref> Tuttavia, i vantaggi quantitativi detenuti dall'esercito sovietico nascondevano spesso aree in cui il blocco orientale era drammaticamente in ritardo rispetto all'Occidente.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 340}}.</ref> Ad esempio, la [[Guerra del Golfo Persico]] ha dimostrato come l'armatura, i sistemi di controllo antincendio e il raggio di tiro del più importante [[carro armato]] sovietico, il [[T-72]], fossero drasticamente inferiori rispetto all'[[M1 Abrams]] statunitense, eppure l'URSS schierò un numero di T-72 quasi tre volte maggiore rispetto a quanto fecero gli americani con l'M1.<ref>{{Cita news|url=http://articles.chicagotribune.com/1992-02-07/news/9201120109_1_soviet-report-reconnaissance-strike-military-force|titolo=Desert Storm Filled Soviet Military With Awe|opera=tribunedigital-chicagotribune|accesso=15 ottobre 2017|lingua=en}}</ref>
 
[[File:SDIO Delta Star.jpg|thumb|left|upright|Il veicolo di lancio Delta 183 decolla trasportando il sensore sperimentale dello ''[[Strategic Defense Initiative]]''.]]
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Nei primi anni ottanta le tensioni continuarono ad intensificarsi quando Reagan rianimò il programma [[B-1 Lancer]] precedentemente cancellato dall'amministrazione Carter, mise in produzione l'[[LGM-118 Peacekeeper]],<ref>{{Cita web|url=https://fas.org/nuke/guide/usa/icbm/lgm-118.htm|titolo=LGM-118A Peacekeeper|accesso=10 aprile 2007|data=15 agosto 2000|editore=Federation of American Scientists|lingua=en}}</ref> fece installare missili da crociera statunitensi in Europa e annunciò la sperimentazione di una [[Strategic Defense Initiative|iniziativa di difesa strategica]] (''Strategic Defense Initiative''), soprannominata "''Star Wars''" dai media, un programma di difesa per abbattere i missili nemici a metà volo.<ref name="ShieldSpace?">{{cita|Lakoff|p. 263}}.</ref>
 
Conseguentemente all'accumulo di tensioni tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti e lo spiegamento di [[missile balistico|missili balistici]] [[RSD-10]] sovietici puntati sull'Europa occidentale, la NATO decise, con l'impulso della presidenza Carter, di schierare ''[[MGM-31 Pershing]]'' e missili da crociera in Europa, in particolare in Germania Ovest.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 202}}.</ref> Questo spiegamento avrebbe posto i missili in condizione di raggiungere la città di Mosca in soli 10 minuti.<ref>{{Cita|Garthoff|p. 88}}.</ref>
 
Nonostante il rafforzamento militare voluto da Reagan, l'Unione Sovietica non reagì aumentando a sua volta l'esercito,<ref>{{Cita news|url=https://www.theatlantic.com/past/politics/foreign/reagrus.htm|titolo=Reagan and the Russians|data=febbraio 1994|opera=The Atlantic|autore=Richard Ned Lebow e Janice Gross Stein|accesso=28 maggio 2010|lingua=en}}</ref> poiché le già enormi spese militari insieme ad un'inefficiente [[economia pianificata]] e all'agricoltura collettivizzata, rappresentavano già un pesante onere per l'economia sovietica.<ref name="Gaidar, Yegor"/> Allo stesso tempo, l'[[Arabia Saudita]] aumentò la produzione di petrolio,<ref>{{Cita web|url=http://www.iet.ru/files/persona/gaidar/un_en.htm|titolo=Public Expectations and Trust towards the Government: Post-Revolution Stabilization and its Discontents|accesso=15 marzo 2008|autore=Yegor Gaidar|wkautore=Yegor Gaidar |editore=The Institute for the Economy in Transition|lingua=en}}</ref> così come fecero anche le altre nazioni non OPEC.<ref name="EIA">{{en}} "[http://www.eia.doe.gov/emeu/international/contents.html Official Energy Statistics of the US Government]", EIA — International Energy Data and Analysis. Accesso il 4 luglio 2008.</ref> Ciò comportò ad una saturazione di petrolio che colpì l'Unione Sovietica che faceva delle esportazioni di greggio una delle sue più importanti fonti di reddito.<ref name="LaFeber 2002, p. 332"/><ref name="Gaidar, Yegor"/> Tutti questi eventi portarono gradualmente l'economia sovietica ad una fase di [[stagnazione]].<ref name="Gaidar, Yegor">{{Cita|Gaidar 2007|pp. 190–205}}.</ref>
 
[[File:KAL007.svg|thumb|La mappa della rotta del ''[[Volo Korean Air Lines 007]]'' abbattuto dalle forze aeree sovietiche.]]
 
Il 1 ° settembre 1983, l'Unione Sovietica abbatté il ''[[Volo Korean Air Lines 007]]'', un volo civile operato con un [[Boeing 747]] con 269 persone a bordo, incluso il membro del Congresso [[Larry McDonald]]. Questo avvenne quando il velivolo violò lo spazio aereo sovietico, appena oltre la costa occidentale dell'[[isola di Sachalin]] vicino all'[[Moneron|Isola di Moneron]]. Il presidente Reagan definì l'abbattimento come un "massacro" e procedette ad aumentare lo spiegamento militare, misure che rimasero in vigore fino ai successivi accordi tra lo stesso Reagan e [[Michail Gorbačëv]].<ref name="DoernerFive">{{Cita news|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,926169-5,00.html|titolo=Atrocity in the skies|pubblicazione=Time|data=12 settembre 1983|accesso=8 giugno 2008 |autore=Strobe Talbott |autore2=Jerry Hannifin |autore3=Ed Magnuson |autore4=William R. Doerner |autore5=Joseph J. Kane|lingua=en}}</ref> L'esercitazione ''[[Able Archer 83]]'', condotta nel novembre 1983, una simulazione realistica, coordinata dalla NATO, che pevedeva l'ipotesi di una escalation globale che avrebbe portato alla guerra atomica, fu forse il momento più pericoloso della guerra fredda dai tempi della crisi missilistica cubana, poiché alcuni membri del [[Politburo del Comitato centrale del PCUS|Politburo]] temevano che fosse una cortina fumogena che mascherava la preparazione per un autentico [[primo colpo nucleare]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 228}}.</ref>
 
La preoccupazione dell'opinione pubblica interna statunitense su possibili interventi in conflitti stranieri persistette dalla fine della [[guerra del Vietnam]].<ref name="LaFeber323">{{cita|LaFeber, 2002|p. 323}}.</ref> L'amministrazione Reagan enfatizzò il ricorso a strategie [[Controguerriglia|contro-insurrezionali]] rapide e a basso costo per intervenire in conflitti stranieri.<ref name="LaFeber323"/> Nel 1983, l'amministrazione Reagan intervenne nella pluripartimentale [[Guerra civile in Libano|guerra civile libanese]], [[Operazione Urgent Fury|invase Grenada]], [[Operazione El Dorado Canyon|bombardò la Libia]] e appoggiò i ''[[Contras]]'' centroamericani, paramilitari anticomunisti che cercavano di rovesciare il governo [[Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale|sandinista]] allineato ai ''soviet'' in [[Nicaragua]].<ref name="Reagan">{{Cita libro|autore=Ronald Reagan|curatore=Eric Foner|curatore2=John Arthur Garraty|titolo=The Reader's companion to American history|url=https://books.google.com/?id=KrWDw-_devcC|accesso=16 giugno 2008|anno=1991|editore=Houghton Mifflin Books|isbn=0-395-51372-3}}</ref> Mentre gli interventi di Reagan contro Grenada e Libia si rivelarono popolari negli Stati Uniti, il suo appoggio ai ribelli ''Contra'' fu oggetto di diverse controversie.<ref name="Gaddis 2005, p. 212"/> Anche l'appoggio dell'amministrazione Reagan al governo militare del Guatemala, durante la [[Guerra civile in Guatemala|durante la guerra civile guatemalteca]], in particolare il regime di [[Efraín Ríos Montt]], è stato criticato.<ref>{{Cita web|url=https://www.nytimes.com/roomfordebate/2013/05/19/what-guilt-does-the-us-bear-in-guatemala|titolo=What Guilt Does the U.S. Bear in Guatemala?|sito=The New York Times|data=19 maggio 2013|accesso=23 aprile 2017.}}</ref>
 
Nel frattempo, i sovietici avevano sostenuto costi elevati per i propri interventi all'estero. Sebbene nel 1979 Brežnev fosse convinto che la guerra sovietica in Afghanistan sarebbe stata breve, i guerriglieri musulmani, aiutati da Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Pakistan,<ref name=Warren/> intrapresero una fiera resistenza contro l'invasione.<ref name="LaFeber314">{{cita|LaFeber, 2002|p. 314}}.</ref> Il Cremlino inviò circa 100.000 soldati per sostenere il suo regime fantoccio, portando molti osservatori esterni a nominare la guerra come "il Vietnam dei soviet".<ref name="LaFeber314" /> Tuttavia, il pantano di Mosca in Afghanistan si rivelò ancora più disastroso per i sovietici di quanto non fosse stato il Vietnam per gli americani, perché il conflitto coincideva con un periodo di decadenza interna e crisi interna del sistema sovietico.
 
Un alto funzionario del [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti]] aveva predetto, fin dal 1980, un risultato del genere sostenendo che l'invasione fosse in parte risultata da una "crisi interna all'interno del sistema sovietico ... Può darsi che la legge termodinamica dell'[[entropia]] abbia ... raggiunto il sistema sovietico, che ora sembra spendere più energia semplicemente mantenendo il suo equilibrio che non migliorando se stesso. Potremmo vedere un periodo di movimento straniero in un momento di decadenza interna".<ref name="Dobrynin">{{cita|Dobrynin, 2001|pp. 438–439}}.</ref><ref>{{cita|Maynes, 1980|pp. 1–2}}.</ref>
 
==Anni finali (1985-91)==
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Nel 1989, le forze sovietiche [[Ritiro sovietico dall'Afghanistan|si ritirarono dall'Afghanistan]]<ref name="Gaddis 2005, pp. 235–236">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 235–236}}.</ref> e l'anno successivo Gorbačëv acconsentì alla [[riunificazione tedesca]].<ref name="Shearman76">{{cita|Shearman, 1995|p. 76}}.</ref> Quando il muro di Berlino crollò, cominciò a prendere forma il concetto di "casa comune europea" di Gorbačëv.<ref>{{Cita web|url=http://www.ena.lu/?doc=11160 |titolo=Address given by Mikhail Gorbachev to the Council of Europe |editore=Centre Virtuel de la Connaissance sur l'Europe |data=6 luglio 1989|accesso=11 febbraio 2007 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070927220033/http://www.ena.lu/?doc=11160 |dataarchivio=27 settembre 2007|lingua=en }}</ref>
 
Il 3 dicembre 1989, Gorbačëv e il successore di Reagan, [[George H. W. Bush]], in occasione del [[vertice di Malta]] dichiararono la fine Guerra Fredda.<ref name="cwover">{{Cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/3/newsid_4119000/4119950.stm |titolo=Malta summit ends Cold War|sito=BBC News|1989-12-03|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> Un anno dopo, i due ex rivali furono alleati della [[guerra del Golfo]] contro l'[[Iraq]] (agosto 1990-febbraio 1991).<ref>{{cita|Goodby|p. 26}}.</ref>
 
===L'Europa dell'Est si separa===
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{{Vedi anche|Storia dell'Unione Sovietica (1985-1991)|Putsch di agosto|Dissoluzione dell'Unione Sovietica|Comunità degli Stati Indipendenti}}
 
L'atteggiamento permissivo di Gorbačëv verso l'Europa centrale e orientale non si estese inizialmente al territorio sovietico; persino Bush, che si sforzò di mantenere relazioni amichevoli, condannò le uccisioni del gennaio 1991 avvenute in [[Lettonia]] e [[Lituania]], avvertendo (in forma privata) che le relazioni economiche sarebbero state congelate se le violenze fossero continuate.<ref>{{Cita|Goldgeier|p. 27}}.</ref> L'Unione Sovietica venne, infine, fatalmente indebolita da un [[Putsch di agosto|fallito colpo di stato]] e da un numero crescente di [[Repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche sovietiche]] che minacciavano di ritirarsi dall'Unione. La "[[Comunità degli Stati Indipendenti]]", istituita il 21 dicembre 1991, viene vista come un'entità successore all'Unione Sovietica ma, secondo i dirigenti russi, il suo scopo era quello di "consentire un divorzio civile" tra le repubbliche sovietiche ed è paragonabile a una dissoluzione di una confederazione.<ref>{{Cita web|url=http://rferl.org/featuresarticle/2006/12/14b6b499-9eb2-4dee-b96c-784ec918969a.html|titolo=Soviet Leaders Recall 'Inevitable' Breakup Of Soviet Union|editore=Radio Free Europe/Radio Liberty|data=8 dicembre 2006|accesso=20 maggio 2008}}</ref> L'Unione Sovietica fu ufficialmente dichiarata sciolta il 26 dicembre 1991.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 256–257.}}</ref>
 
== La corsa agli armamenti e la corsa allo spazio ==