Achille Occhetto: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
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È stato l'ultimo segretario del [[Partito Comunista Italiano]] (dal [[1988]]) e il primo segretario del [[Partito Democratico della Sinistra]] (fino al [[1994]]); è stato cofondatore e vicepresidente del [[Partito del Socialismo Europeo]] nel [[1990]], deputato e presidente della Commissione Affari esteri della [[Camera dei deputati|Camera]] (dal [[1996]] al [[2001]]); membro del [[Consiglio d'Europa]] dal [[2002]] al [[2006]].
 
==Biografia==
I genitori lo chiamarono Achille come il nonno materno e Leone (suo secondo nome) in onore della nonna paterna<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 104.</ref>. Suo padre si inventò un diminutivo, Achel, utilizzato anche dai suoi compagni durante i primi soggiorni a Torino e Milano. Nel periodo successivo un giornalista scoprì l'esistenza di un navigatore danese di origine vichinga che si chiamava Akel: da quel momento tutti i giornali lo chiamarono così<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 109.</ref>. Ha conseguito la maturità classica nel [[1953]].
 
Si avvicinò al PCI grazie alla passione politica del padre e decise di iscriversi alla FGCI ([[Federazione Giovanile Comunista Italiana]]) nel 1953 dopo un comizio di [[Umberto Terracini]] durante la festa dell'Unità milanese, definendosi già a quel tempo un «libero pensatore comunista»<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 155.</ref>. Sempre nel 1953 dette vita al Circolo Universitario Antonio Banfi, al quale nel [[1956]] fece approvare un documento di protesta per l'[[Rivoluzione ungherese del 1956|intervento sovietico in Ungheria]]. Nei primi [[Anni 1960|anni sessanta]], nei quali a [[Milano]] fu eletto segretario provinciale della FGCI e ricoprì incarichi di responsabilità nell'UGI (Unione Goliardica Italiana), celebrò il suo primo matrimonio con la giovane architetto [[Nina Ravelli]] (figlia del commissionario della Borsa di Milano, Aldo Ravelli)<ref name="MontanelliCervi">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1993}}</ref>.
[[File:Achille Occhetto giovane.jpg|thumb|left|Achille Occhetto in un'immagine degli anni '70.]]
Nel [[1961]] si trasferisce a [[Roma]] dove, prima di diventare Segretario Generale della FGCI, assume la direzione nazionale degli universitari comunisti e diventa Direttore del settimanale ''[[Nuova generazione]]''. Conduce attraverso questo strumento le prime battaglie per il distacco dalla politica di Mosca, per la democratizzazione dei paesi socialisti, per la riabilitazione di [[Lev Trockij]], [[Nikolaj Ivanovič Bucharin]], [[Rosa Luxemburg]] e tutti i perseguitati della Rivoluzione d'Ottobre.
 
In seguito al deludente XXI Congresso del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]] fa uscire un numero speciale di ''Nuova generazione'', fortemente critico nei confronti dell'[[Unione Sovietica|URSS]] per non avere dato seguito alle aspettative di rinnovamento annunciate nel [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX Congresso]], con la clamorosa denuncia dei delitti di Stalin da parte di Kruscev. Criticò profondamente anche la formula krusceviana secondo la quale il [[gulag]] era la base del [[comunismo]]<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 174.</ref>. Fu quella l'occasione del suo primo rilevante incontro con la grande politica e con una forte personalità come [[Palmiro Togliatti]].
 
Infatti, avendogli inviato il numero speciale di ''Nuova generazione'', Occhetto aveva chiesto al segretario del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] un incontro per riceverne un giudizio; con sua grande sorpresa si trovò per la prima volta a distanza ravvicinata davanti a un Togliatti paterno e quasi cospirativo che con fare di intesa gli disse che quell'articolo era interessante, aggiungendo: «Diffondetelo, diffondetelo, ma non solo tra i giovani... soprattutto nel partito»<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 175.</ref>. Questo incontro gli fece capire che la politica non era solo militanza, ma anche senso delle opportunità e che Togliatti aveva piacere che si facessero sapere e si dicessero cose che lui, con la sua responsabilità, non poteva ancora dire.
 
Fu segretario della FGCI dal [[1963]] al [[1966]]. In quel periodo una pubblicazione anticomunista raccontò che «il 5 luglio 1963 ad Anguillara nei pressi di Roma alcuni giovani comunisti tra cui Occhetto durante un pranzo cantano strofette offensive per l'esercito. Un ufficiale presente alla scena reagisce prontamente interrompendo la gazzarra»<ref name="MontanelliCervi"/>. Nell'estate del [[1964]] pronunciò a Piazza San Giovanni, davanti a più di un milione di persone, una delle orazioni funebri al funerale di Togliatti, prendendo la parola subito prima dell'eroina della [[guerra civile spagnola]] [[Dolores Ibárruri]]. Nel [[1965]] venne inviato da [[Luigi Longo]], assieme a [[Giancarlo Pajetta]], Pompeo Colaianni, [[Aldo Natoli]] ed [[Emilio Sarzi Amadé]], per una missione attraverso tutti i paesi del blocco sovietico per valutare le varie posizioni sulla [[guerra del Vietnam]]: viaggiarono nell'Est Europa, in Unione Sovietica, in Cina, in Indonesia<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 183.</ref>.
 
A Pechino incontrò [[Mao Zedong]] e [[Deng Xiaoping]]: in quell'occasione la delegazione italiana ruppe con i cinesi sulla questione della «coesistenza pacifica». Il viaggio culminò con gli incontri ad Hanoi con [[Ho Chi Minh]] e [[Võ Nguyên Giáp]]. Nel corso di un seminario con i massimi dirigenti vietnamiti e alla presenza dello stesso [[Ho Chi Minh]], Occhetto tenne una relazione sul tema ''Coesistenza pacifica e movimento di liberazione dei popoli''. Il viaggio terminò con la consegna, nottetempo, di una bandiera dei partigiani italiani ai combattenti vietnamiti che si trovano al fronte. Di ritorno in Italia, Occhetto lanciò una campagna di manifestazioni che dalla FGCI si estenderà all'insieme del movimento studentesco e che animerà quella che verrà chiamata «La [[generazione del Vietnam]]».
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[[File:DISMA25108625.jpg|upright=1.2|thumb|Achille Occhetto con [[Luciano Lama]] alla marcia per il disarmo ([[Roma]], 25 ottobre [[1986]]).]]
 
Dal 1966 al [[1969]] fu responsabile della Sezione centrale di Stampa e propaganda, e fece parte del ristretto Ufficio di segreteria, dal quale appoggia attivamente, assieme a [[Luigi Longo]], il movimento del [[Sessantotto]]. Quell'anno fu inviato a Palermo come segretario della federazione,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/achille-occhetto_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Treccani]</ref> quindi ebbe l'incarico di segretario regionale del PCI in [[Sicilia]]<ref name="MontanelliCervi">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di fango|anno=1993|editore=Rizzoli|città=Milano}}</ref>, venendo eletto consigliere comunale di [[Palermo]] nel [[1971]]. In questo periodo si distinse nella sua lotta contro la [[mafia]] e l'opposizione al sindaco [[Vito Ciancimino]]. In Sicilia ebbe anche due figli con [[Elisa Kadigia Bove|Elisa Bove]], Massimiliano e Malcolm<ref name="MontanelliCervi"/>.
===Parlamentare===
Terminata l'esperienza siciliana nel 1976, tornò a Roma poiché il 20 giugno venne eletto deputato alla Camera nella circoscrizione Sicilia occidentale<ref>[http://storia.camera.it/deputato/achille-occhetto-19360303/leg-repubblica-VII#nav Storia Camera]</ref>.
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Dopo la morte di [[Enrico Berlinguer]] nel 1984 (montò la guardia durante i funerali), fu fatto il nome di Occhetto per la successione alla segreteria del partito, insieme a quello di [[Luciano Lama]]<ref name="Mieli">Discorso tratto da Storia della Prima Repubblica, parte VI, di Paolo Mieli, 3D produzioni video.</ref>: verrà invece eletto [[Alessandro Natta]]<ref name="Mieli"/>.
===Segretario del PCI e del PDS===
Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la [[Muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del Muro di Berlino]], giunse alla cosiddetta [[svolta della Bolognina]]. Durante quell'anno alcune novità erano state decisive: fu il primo segretario comunista ad andare negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]; aveva condannato senza mezzi termini il comunismo cinese; partecipò a Budapest alle esequie di [[Imre Nagy]] e dei martiri della [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]; incontrò [[Lech Wałęsa]], leader dell'opposizione al regime comunista in Polonia<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 274.</ref>.
Eletto Coordinatore nazionale del PCI nel [[1986]], due anni dopo ne divenne [[Partito Comunista Italiano#Segretari|segretario generale]] subentrando a Natta che da poco aveva avuto un infarto non mortale. ''[[The Economist]]'' scrisse che «somiglia un po' a Charlie Chaplin, occhi preoccupati, baffo attivo», venendo preso di mira dai caricaturisti<ref name="MontanelliCervi"/>: ''[[Tango (rivista)|Tango]]'', inserto satirico dell'''[[l'Unità|Unità'']]'', lo raffigurò come un bambino fastidioso, attribuendogli frasi come «fonderemo il governo con quelle forze politiche che ci diranno chiaramente che intenzioni abbiamo» e «Quando alla base gli girano le balle, Occhetto si domanda: "Sono le balle che girano intorno alla base o è la base che gira intorno alle balle?". Dovrò andare a ripassarmi Copernico»<ref name="MontanelliCervi"/>.
Dichiarò, suscitando scandalo tra gli irriducibili del partito, che Togliatti era stato «inevitabilmente corresponsabile di scelte e di atti dell'epoca staliniana»<ref name="MontanelliCervi"/>.
 
Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la [[Muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del Muro di Berlino]], giunse alla cosiddetta [[svolta della Bolognina]]. Durante quell'anno alcune novità erano state decisive: fu il primo segretario comunista ad andare negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]; aveva condannato senza mezzi termini il comunismo cinese; partecipò a Budapest alle esequie di [[Imre Nagy]] e dei martiri della [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]; incontrò [[Lech Wałęsa]], leader dell'opposizione al regime comunista in Polonia<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 274.</ref>.
 
Durante la sua segreteria il partito assistette al crollo del [[Muro di Berlino]] e alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, e diede vita al [[Governo ombra del Partito Comunista Italiano|Governo ombra del PCI]]. Considerata finita l'esperienza del [[comunismo]], egli decise di sciogliere il partito per fondare un nuovo movimento all'interno della sinistra italiana di posizioni più verso la socialdemocrazia, chiamandolo [[Partito Democratico della Sinistra]] (dopo aver a lungo meditato di chiamarlo «Comunità e Libertà»)<ref>{{Cita news|autore=Sandro Magister|url=http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/78241|titolo=Da Giussani a Bersani|pubblicazione=[[L'Espresso|L'espresso]]|data=18-25 agosto 2006|accesso=15 settembre 2006|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.today/20120730023724/http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/78241|dataarchivio=30 luglio 2012}}</ref>. Durante il XIX Congresso, svoltosi a Bologna dal 7 all'11 marzo 1990, furono gettate le basi del nuovo soggetto politico<ref name="MontanelliCervi"/>, per poi cambiare definitivamente nome l'anno dopo, a [[Rimini]]. La svolta dal PCI al PDS, detta «[[Svolta della Bolognina|della Bolognina]]», non fu accettata da circa un terzo dei militanti comunisti, che diede vita al [[Partito della Rifondazione Comunista]]<ref name="MontanelliCervi"/>.
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Alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni politiche del 1994]] venne indicato come leader della coalizione di [[Sinistra (politica)|sinistra]], denominata [[Alleanza dei Progressisti]], che si contrappose al raggruppamento centrista dell'ex [[Democrazia Cristiana]] (il [[Patto per l'Italia]]) e al nascente [[centro-destra]] ([[Polo delle Libertà]] e [[Polo del Buon Governo]]) di [[Silvio Berlusconi]]<ref name="MontanelliCervi2">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia di Berlusconi|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1995}}</ref>.
 
La vittoria del [[centro-destra]] prima alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni politiche]] e successivamente alle [[Elezioni europee del 1994 (Italia)|elezioni europee]] spinsero Occhetto alle dimissioni da segretario, sostituito da [[Massimo D'Alema]]<ref name="MontanelliCervi2"/>. Negli anni successivi Occhetto ha continuato a occuparsi di politica, seppur senza ricoprire ruoli dirigenziali all'interno del PDS prima e dei [[Democratici di Sinistra]] dopo. Resta deputato fino al 2001, quando è eletto per una legislatura al Senato<ref>[http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/Attsen/00001714.htm www.senato.it]</ref>.
 
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