Achille Occhetto: differenze tra le versioni
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|Nazionalità = italiano
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È stato l'ultimo segretario del [[Partito Comunista Italiano]] (dal [[1988]]) e il primo segretario del [[Partito Democratico della Sinistra]] (fino al [[1994]]); è stato cofondatore e vicepresidente del [[Partito del Socialismo Europeo]] nel
==Biografia==
I genitori lo chiamarono Achille come il nonno materno e Leone (suo secondo nome) in onore della nonna paterna<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 104.</ref>. Suo padre si inventò un diminutivo, Achel, utilizzato anche dai suoi compagni durante i primi soggiorni a Torino e Milano. Nel periodo successivo un giornalista scoprì l'esistenza di un navigatore danese di origine vichinga che si chiamava Akel: da quel momento tutti i giornali lo chiamarono così<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 109.</ref>. Ha conseguito la maturità classica nel [[1953]].
Si avvicinò al PCI grazie alla passione politica del padre e decise di iscriversi alla FGCI ([[Federazione Giovanile Comunista Italiana]]) nel 1953 dopo un comizio di [[Umberto Terracini]] durante la festa dell'Unità milanese, definendosi già a quel tempo un «libero pensatore comunista»<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 155.</ref>. Sempre nel 1953 dette vita al Circolo Universitario Antonio Banfi, al quale nel
[[File:Achille Occhetto giovane.jpg|thumb|left|Achille Occhetto in un'immagine degli anni '70.]]
Nel
In seguito al deludente XXI Congresso del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]] fa uscire un numero speciale di ''Nuova generazione'', fortemente critico nei confronti dell'[[Unione Sovietica|URSS]] per non avere dato seguito alle aspettative di rinnovamento annunciate nel [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX Congresso]], con la clamorosa denuncia dei delitti di Stalin da parte di Kruscev. Criticò profondamente anche la formula krusceviana secondo la quale il
Infatti, avendogli inviato il numero speciale di ''Nuova generazione'', Occhetto aveva chiesto al segretario del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] un incontro per riceverne un giudizio; con sua grande sorpresa si trovò per la prima volta a distanza ravvicinata davanti a un Togliatti paterno e quasi cospirativo che con fare di intesa gli disse che quell'articolo era interessante, aggiungendo: «Diffondetelo, diffondetelo, ma non solo tra i giovani... soprattutto nel partito»<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 175.</ref>. Questo incontro gli fece capire che la politica non era solo militanza, ma anche senso delle opportunità e che Togliatti aveva piacere che si facessero sapere e si dicessero cose che lui, con la sua responsabilità, non poteva ancora dire.
Fu segretario della FGCI dal
A Pechino incontrò [[Mao Zedong]] e [[Deng Xiaoping]]: in quell'occasione la delegazione italiana ruppe con i cinesi sulla questione della «coesistenza pacifica». Il viaggio culminò con gli incontri ad Hanoi con [[Ho Chi Minh]] e [[Võ Nguyên Giáp]]. Nel corso di un seminario con i massimi dirigenti vietnamiti e alla presenza dello stesso [[Ho Chi Minh]], Occhetto tenne una relazione sul tema ''Coesistenza pacifica e movimento di liberazione dei popoli''. Il viaggio terminò con la consegna, nottetempo, di una bandiera dei partigiani italiani ai combattenti vietnamiti che si trovano al fronte. Di ritorno in Italia, Occhetto lanciò una campagna di manifestazioni che dalla FGCI si estenderà all'insieme del movimento studentesco e che animerà quella che verrà chiamata «La [[generazione del Vietnam]]».
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[[File:DISMA25108625.jpg|upright=1.2|thumb|Achille Occhetto con [[Luciano Lama]] alla marcia per il disarmo ([[Roma]], 25 ottobre [[1986]]).]]
Dal 1966 al [[1969]] fu responsabile della Sezione centrale di Stampa e propaganda, e fece parte del ristretto Ufficio di segreteria, dal quale appoggia attivamente, assieme a
===Parlamentare===
Terminata l'esperienza siciliana nel 1976, tornò a Roma poiché il 20 giugno venne eletto deputato alla Camera nella circoscrizione Sicilia occidentale<ref>[http://storia.camera.it/deputato/achille-occhetto-19360303/leg-repubblica-VII#nav Storia Camera]</ref>.
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Dopo la morte di [[Enrico Berlinguer]] nel 1984 (montò la guardia durante i funerali), fu fatto il nome di Occhetto per la successione alla segreteria del partito, insieme a quello di [[Luciano Lama]]<ref name="Mieli">Discorso tratto da Storia della Prima Repubblica, parte VI, di Paolo Mieli, 3D produzioni video.</ref>: verrà invece eletto [[Alessandro Natta]]<ref name="Mieli"/>.
===Segretario del PCI e del PDS===
Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la [[Muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del Muro di Berlino]], giunse alla cosiddetta [[svolta della Bolognina]]. Durante quell'anno alcune novità erano state decisive: fu il primo segretario comunista ad andare negli
▲Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la [[Muro di Berlino#La caduta del muro|caduta del Muro di Berlino]], giunse alla cosiddetta [[svolta della Bolognina]]. Durante quell'anno alcune novità erano state decisive: fu il primo segretario comunista ad andare negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]; aveva condannato senza mezzi termini il comunismo cinese; partecipò a Budapest alle esequie di [[Imre Nagy]] e dei martiri della [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]; incontrò [[Lech Wałęsa]], leader dell'opposizione al regime comunista in Polonia<ref>Achille Occhetto, ''La gioiosa macchina da guerra. Veleni, sogni e speranze della sinistra'', Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013, p. 274.</ref>.
Durante la sua segreteria il partito assistette al crollo del [[Muro di Berlino]] e alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, e diede vita al [[Governo ombra del Partito Comunista Italiano|Governo ombra del PCI]]. Considerata finita l'esperienza del [[comunismo]], egli decise di sciogliere il partito per fondare un nuovo movimento all'interno della sinistra italiana di posizioni più verso la socialdemocrazia, chiamandolo [[Partito Democratico della Sinistra]] (dopo aver a lungo meditato di chiamarlo «Comunità e Libertà»)<ref>{{Cita news|autore=Sandro Magister|url=http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/78241|titolo=Da Giussani a Bersani|pubblicazione=[[L'Espresso|L'espresso]]|data=18-25 agosto 2006|accesso=15 settembre 2006|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.today/20120730023724/http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/78241|dataarchivio=30 luglio 2012}}</ref>. Durante il XIX Congresso, svoltosi a Bologna dal 7 all'11 marzo 1990, furono gettate le basi del nuovo soggetto politico<ref name="MontanelliCervi"/>, per poi cambiare definitivamente nome l'anno dopo, a [[Rimini]]. La svolta dal PCI al PDS, detta «[[Svolta della Bolognina|della Bolognina]]», non fu accettata da circa un terzo dei militanti comunisti, che diede vita al [[Partito della Rifondazione Comunista]]<ref name="MontanelliCervi"/>.
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Alle [[Elezioni politiche italiane del 1994|elezioni politiche del 1994]] venne indicato come leader della coalizione di [[Sinistra (politica)|sinistra]], denominata [[Alleanza dei Progressisti]], che si contrappose al raggruppamento centrista dell'ex [[Democrazia Cristiana]] (il [[Patto per l'Italia]]) e al nascente [[centro-destra]] ([[Polo delle Libertà]] e [[Polo del Buon Governo]]) di [[Silvio Berlusconi]]<ref name="MontanelliCervi2">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia di Berlusconi|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1995}}</ref>.
La vittoria del
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