Comune di Parigi: differenze tra le versioni

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Il Comitato centrale, insediato all'Hôtel de Ville, fissò al 22 marzo le elezioni del Consiglio municipale. La maggioranza dei sindaci dei rioni, rimasta fedele al governo, contestò la legittimità dell'insurrezione e delle funzioni che il Comitato aveva assunto, chiedendogli di rimettere a loro il potere della città. Seguirono trattative il cui scopo, rivelerà [[Pierre Tirard]], il sindaco del [[II arrondissement di Parigi|II arrondissement]], era quello di prendere tempo, impedendo « ai federati di andare a Versailles [...] la nostra opposizione diede al governo la possibilità di organizzare la difesa ».<ref>''Enquête parlementaire'', cit., II, p. 342.</ref>
 
Un risultato delle trattative fu quello di spostare, di comune accordo, le elezioni al 26 marzo, mentre venivano organizzate manifestazioni pubbliche contro il Comitato. Un migliaio di persone deldei quartierequartieri del centro sfilò il 21 marzo da place de l'Opéra agli Champs-Elisées. Il 22 marzo la manifestazione si ripeté e questa volta ci fu una sparatoria a place Vendôme che fece due morti tra le guardie nazionali e un decina tra i dimostranti, tra i quali il visconte de Molinet.<ref>P. O. Lissagaray, cit., pp. 144-145.</ref> Il 23 marzo i sindaci firmarono un manifesto nel quale annunciavano di aver nominato l'ammiraglio e deputato [[Jean-Marie Saisset]], giunto due giorni prima da Versailles, comandante della Guardia, e il colonnelli Langlois e Schoelcher, entrambi deputati, rispettivamente a capo dello Stato maggiore e dell'artiglieria. Ma essi non riuscirono a raccogliere alcuna forza armata disposta a mettersi ai loro ordini e il 24 marzo l'ammiraglio se ne tornò a Versailles.<ref>P. M. Kergentsev, cit., p. 254.</ref>
 
Il 24 marzo, un manifesto del Comitato centrale fissava il già noto programma da realizzare dopo le elezioni: mantenimento delle Repubblica, creazione di un consiglio comunale elettivo, abolizione della prefettura di polizia e dell'esercito permanente, mantenimento dell'ordine affidato alla Guardia nazionale.<ref>F. Maillard, ''Affiches, professions de foi, documents officiels'', 1871, pp. 82-83.</ref> E poiché la Comune era stata proclamata anche a [[Lione]], a [[Marsiglia]], a [[Tolosa]], a [[Saint-Étienne]], a [[Limoges]] e a [[Narbona]], la Comune di Parigi, « unita alle altre libere Comuni della Francia », avrebbe discusso « i punti fondamentali del patto che dovrà legarle al resto della nazione », dovendo rimanere assicurati i diritti e l'autonomia di ciascuna città.<ref>''Journal officiel'', 27 marzo 1871.</ref>