Guerra d'indipendenza americana: differenze tra le versioni

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Nel [[1765]] il governo inglese volle estendere alle colonie una tassa del bollo, già in vigore nella madrepatria, per la quale ogni uso della carta, nei giornali, nei documenti commerciali, negli atti legali, eccetera, era sottoposto a un tributo, che veniva pagato mediante l'apposizione di un bollo (questo documento passò alla storia sotto il nome di "Stamp Act"). Gli inglesi giustificarono l'introduzione del tributo, sostenendo che lo stesso era in vigore in madrepatria.
 
Poiché il consenso dei contribuenti nella determinazione delle imposte era uno dei cardini tradizionali della libertà inglese fin dai tempi della [[Magna Carta]], i coloni si rifiutarono di ottemperare alla legge e posero l'alternativa o di poter inviare i propri rappresentanti in Parlamento, o di essere esonerati da ogni tassa non approvata dai loro rappresentanti, secondo il famoso principio ''[[No taxation without representation]]'' , (ossia “no tassazione senza rappresentazione”), che era diventato uno slogan del partito ''whig''. Dal momento che «La [[libertà]] consiste nell'obbedire alle leggi che ci si è date e la servitù nell'essere costretti a sottomettersi ad una volontà estranea» ([[Maximilien de Robespierre|Robespierre]]), e «Nulla denota uno schiavo se non la dipendenza dalla volontà di un altro» ([[Algernon Sydney]]), essere sottoposti a leggi che non si è contribuito a formare equivaleva per i coloni alla schiavitù; i coloni sentivano cioè di essere trattati dall'Inghilterra come schiavi («miserabilmente oppressi come i nostri neri», per [[George Washington]]): «Non vogliamo essere i loro negri!» ([[John Adams]]).<ref name=los>Domenico Losurdo, ''Controstoria del liberalismo'', Laterza, 2005.</ref>
 
Di fronte alla protesta dei coloni, la legge sul bollo fu abrogata ma fu sostituita con una serie di imposte indirette su alcune merci (carta, vernici, piombo, tè), che le colonie importavano dall'Inghilterra. La portata economica di questi provvedimenti era molto limitata, ma con essi il Parlamento intendeva porre una questione di principio, facendo valere concretamente il suo diritto di tassare tutti i sudditi dell'impero. I coloni non accettarono l'impostazione del Parlamento, la questione di principio rimase irrisolta e nel [[1770]] le imposte indirette furono tutte abolite, salvo quella sul tè.