Vittorio Emanuele I di Savoia: differenze tra le versioni

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Nei suoi anni di studio giovanili ebbe tra i propri precettori il cav. Papacino d'Antoni e il barnabita [[Giacinto Sigismondo Gerdil]], poi cardinale. A differenza degli altri suoi fratelli, il giovane Vittorio Emanuele sembrava molto meno dotato per lo studio, preferendo invece la carriera delle armi che ebbe modo di fruttargli molto nella vita.
 
Combatté contro le forze rivoluzionarie francesi nella campagna del [[1793]] in [[Savoia (regione storica)|Savoia]], e dopo la [[Trattato di Parigi (1796, maggio)|pace di Parigi]] seguì la famiglia reale a [[Cagliari]] dal momento che suo fratello maggiore [[Carlo Emanuele IV di Savoia|Carlo Emanuele IV]], succeduto al padre nel [[1798]], non era stato in grado di difendere adeguatamente i possedimenti del regno sulla terraferma, essendosi perlopiù disinteressato alla politica.

[[File:VictorEmanuelI.jpg|thumb|Vittorio Emanuele in una stampa dell'epoca]]
La [[Sardegna]] era tra l'altro l'unico possedimento sabaudo non conquistato dai francesi e quindi la [[Corte regia|corte]] venne temporaneamente trasferita sull'isola. Al termine della prima fase delle guerre rivoluzionarie, come ricompensa, si vide affidare anche i titoli di marchese di Rivoli e di Pianezza.
 
Nel febbraio del [[1797]], quando suo fratello Carlo Emanuele aveva concluso una necessaria alleanza con la Francia di Napoleone di fronte all'impossibilità di opporre resistenza all'invasore, Vittorio Emanuele si oppose vivamente a tale atto, al punto che decise poi di fare ritorno in Piemonte nell'agosto del [[1799]], contro la volontà del re che giudicava tale atto imprudente ed impulsivo in quel preciso momento storico, ma venne ben presto costretto a far vela verso [[Cagliari]] per l'impossibilità di organizzare una resistenza armata popolare contro i francesi che proprio in Piemonte avevano dato vita alla [[Repubblica Subalpina]].