Solanum lycopersicum: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Il pomodoro è un frutto nativo della zona dell'andina del [[America centraleSudamerica]], del dell'[[SudamericaAmerica centrale]] e della parte meridionale dell'[[America Settentrionale]], zona compresa oggi tra i paesi del [[Messico]]. Gli [[Aztechi]] lo chiamarono ''xitomatl'', mentre il termine ''tomatl'' indicava vari frutti simili fra loro, in genere sugosi. La salsa di pomodoro era parte integrante della [[cucina azteca]]. Si affermava anche che il pomodoro avesse proprietà afrodisiache e sarebbe questo il motivo per cui i francesi originariamente lo definivano ''pomme d'amour'', "pomo d'amore". Si dice inoltre che dopo la sua introduzione in [[Europa]], sir [[Walter Raleigh]] avrebbe donato questa piantina carica dei suoi frutti alla [[Elisabetta I d'Inghilterra|regina Elisabetta]], battezzandola con il nome di ''apples of love'' ("pomi d'amore").
 
La data del suo arrivo in Europa è il [[1540]], quando il condottiero spagnolo [[Hernán Cortés]] rientrò in patria e ne portò alcuni esemplari a [[Siviglia]]. Da qui ai territori spagnoli d'[[Italia]], cominciando da [[Napoli]],<ref>Navi cariche di prodotti e merci viaggiavano continuamente tra Siviglia e Napoli, attraversando il fiume Guadalquivir, lo stretto di Gibilterra, il Mediterraneo e le sponde tirreniche, fino al Golfo. ''El tomate'' e i suoi semi si imbarcarono nel porto andaluso e continuarono il loro lungo viaggio, approdando nei territori della bassa Italia, ideali come quelli del sud della Spagna per l’adattamento della pianta in un clima e su un suolo simili a quelli dell’America centrale. Angelo Forgione, ''Il Re di Napoli'' (2019) pg. 36.</ref> che lo fece conoscere a [[Firenze]];<ref>A Napoli governava don [[Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga|Pedro de Toledo]], ricco viceré castigliano, e fu lui a far conoscere el tomate ai toscani donandolo al suocero [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I de’ Medici]], duca di Firenze e sposo della quintogenita [[Eleonora di Toledo|Eleonora]]. Angelo Forgione, ''Il Re di Napoli'' (2019) pg. 37.</ref>; ma la sua coltivazione e diffusione attese fino alla seconda metà del [[XVII secolo]].