Dalmati italiani: differenze tra le versioni

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A partire dal 1866 il nazionalismo croato, che puntava all'unificazione della Dalmazia all'interno dell'Impero col [[Regno di Croazia e Slavonia]], cominciò quindi a raccogliere crescenti simpatie nell'establishment conservatore austriaco, che lo riteneva più fedele degli italiani al potere imperiale. La politica di collaborazione con i [[serbi]] locali, inaugurata dallo [[zara]]tino Ghiglianovich e dal raguseo Giovanni Avoscani, permise poi agli italiani la conquista dell'amministrazione comunale di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] nel 1899. Nel [[1909]] la [[lingua italiana]] venne vietata però in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali<ref name="treccani">''Dizionario Enciclopedico Italiano'' (Vol. III, pag. 730), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970</ref>. Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.
 
* Dopo la [[prima guerra mondiale]] le truppe italiane occuparono militarmente la parte della [[Dalmazia]] promessa all'Italia dal [[Patto di Londra]], accordo segreto firmato il 26 aprile [[1915]], che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]], con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli [[Imperi centrali|Imperi Centrali]] in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivo [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]] (1919), che fu invece firmato alla fine del conflitto<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/londra/|titolo=Londra nell'Enciclopedia Treccani|accesso=21 marzo 2017}}</ref>. La regione divenne quindi oggetto di un'aspra contesa, e localmente si acuì all'estremo la tensione fra l'elemento italiano e la maggioranza slava. Con l'annessione della maggior parte della [[Dalmazia]] al [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]], si verificò l'esodo di una parte consistente degli italiani ed italofoni della Dalmazia verso [[Zara (Croazia)|Zara]], [[Lagosta (isola)|Lagosta]] (annesse al Regno d'Italia) e verso l'Italia stessa. Ai rimasti - diverse migliaia<ref>Secondo il censimento jugoslavo del 1921, in tutto il Regno vivevano 12.553 italofoni, 9.365 dei quali nell'area della Croazia, Dalmazia, Slavonia, Medjmurje, Veglia e Castua, e 40 in Montenegro. Si veda in merito ''La Comunità Nazionale Italiana nei censimenti jugoslavi 1945-1991'', Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, Trieste-Rovigno 2001, p. 30.</ref> concentrati prevalentemente a [[Veglia (isola)|Veglia]]<ref>Alcuni geografi non considerano l'isola di Veglia come parte della Dalmazia.</ref>, [[Sebenico]], [[Spalato]], [[Traù]], [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] e in alcune isole - fu concesso il diritto di richiedere la cittadinanza italiana - rinunciando a quella jugoslava - a seguito del [[trattato di Rapallo (1920)]] ma molti preferirono rimanere yugoslavi.
* Per un breve periodo nel [[Regno d'Italia]] fu inserito il ''[[Governatorato della Dalmazia]]'' ([[1941]] - [[1943]]), con tre province italiane: [[Zara (Croazia)|Zara]]<ref>Il territorio della provincia - già esistente - fu molto ingrandito.</ref>, [[Spalato]] e [[Cattaro]].
* Dopo la [[seconda guerra mondiale]], tutta la Dalmazia, compresa Zara, fu restituitaannessa alla nuova [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]]. La moltiquasi totalità degli italiani preseroprese la strada dell'[[Esodo giuliano-dalmata|esodo]], che si svolse dal [[1943]] sino agli [[anni 1960|anni sessanta]].
 
== La comunità italiana in Dalmazia ==