Illuminismo: differenze tra le versioni

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L'opera si presenta come arditamente innovativa rispetto ai vecchi dizionari enciclopedici: essa vuole essere «un quadro generale degli sforzi dello spirito umano in tutti i generi e in tutti i secoli.»<ref>D'Alembert, ''Enciclopedia. Discorso preliminare''</ref>
Oltre ad essere un'opera di informazione, l'Enciclopedia era quindi anche un'opera di propaganda, tramite la quale i suoi autori si proponevano di convincere il vasto pubblico della validità delle idee illuministe.
{{Citazione|Quest'opera produrrà certamente, colcon il tempo, una rivoluzione negli animi ed io spero che i tiranni, gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non abbiano a trarne vantaggio. Avremo reso un servigio all'umanità.<ref>Lettera di Diderot a Sophie Volland del 26 settembre 1762</ref>}}
 
Dalla direzione dell'opera D'Alembert fu costretto a ritirarsi nel [[1759]] in seguito al divieto di pubblicazione del Consiglio di Stato. Diderot continuerà la preparazione clandestina di altri volumi.
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Lo stesso valore di tolleranza non esclude che si possa professare la fede in una religione rivelata: questo però sarà consentito solo nell'ambito della morale privata e non in quello della morale pubblica:
{{Citazione|Reprimete con severità coloro che colcon il pretesto della religione mirano a turbare la società, a fomentare sedizioni, a scuotere il giogo delle leggi; noi non siamo i loro apolegeti; ma non confondete con questi colpevoli coloro che vi chiedono solo la libertà di pensare, di professare il credo che giudicano migliore e che, per il resto, vivono da fedeli cittadini dello stato... Noi predichiamo la tolleranza pratica non quella speculativa, e si comprende a sufficienza la differenza che esiste tra il tollerare una religione e l'approvarla.<ref>''Enciclopedia'' voce "Tolleranza"</ref>}}
 
=== La soppressione della Compagnia di Gesù ===
{{Citazione|Schiacciate l'infame|Voltaire|Écrasez l'Infâme<ref>Voltaire in Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli editore, 1980
p.456</ref>|lingua=fr}}
L'atteggiamento dell'Illuminismo nei confronti della religione cristiana e dei suoi rapporti colcon il potere civile non furono uguali dappertutto: se in [[Inghilterra]] i problemi legati alla lotta contro l'assolutismo monarchico si erano già in parte risolti, seppure faticosamente, con l'editto di tolleranza del [[1689]], che poneva fine ufficialmente alle persecuzioni religiose e relegava la [[fede]] all'ambito soggettivo-individuale, nell'Europa continentale l'illuminismo «mantenne una dura avversione per la Chiesa Cattolica»<ref>Luigi Mezzadri, Paola Vismara Chiappa, Paola Vismara, ''La Chiesa tra Rinascimento e illuminismo'', pag. 346, Città Nuova, Roma 2006. Secondo questi studiosi di pensiero cattolico questo sarebbe «il grave limite dell'illuminismo [...] Anche nelle colonie americane si ha una forma di "multiprotestantesimo", che tende ad escludere la legittimità della professione religiosa cattolica» (''ivi'').</ref>: «gli Stati cominciarono ad assumere un atteggiamento indipendente; si liberarono da ogni rispetto per la politica del Papato; rivendicarono per i loro affari interni, un'autonomia che concedeva alla curia un'influenza sempre minore, anche nelle questioni ecclesiastiche»<ref>Leopold von Ranke, ''Storia dei papi'', Sansoni, 1965 pp.930-943</ref>
{{Citazione|In questo clima intellettuale e politico non sorprende che la Compagnia di Gesù, tradizionale assertrice dei diritti della Chiesa e del Pontificato, si sia trovata esposta ad una violentissima campagna di accuse, (non esclusa quella di tramare contro lo Stato) ed abbia finito per essere travolta. All'anticlericalismo trionfante...si affiancarono le correnti giurisdizionalistiche che sostenevano l'urgenza di smantellare i secolari privilegi di cui godeva ancora la Chiesa: dal diritto d'asilo al foro ecclesiastico.<ref>Antonio Desideri, ''Storia e storiografia'', vol.2, Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1979, p.14</ref>}}
I [[gesuiti]], intransigenti difensori del primato papale, sulla spinta dei conflitti crescenti tra chiesa e stato, nonché di un'opinione pubblica che ne chiedeva l'annientamento, vennero espulsi da quasi tutti i paesi europei:<ref>Secondo J. Le R. D'Alembert, la cacciata dei gesuiti dall'Europa fu uno degli avvenimenti principali che contribuì a segnare il secolo illuminista (cfr. ''Sur la destruction des jésuites en France, par un auteur désintéressé'', Nabu Press, 2010).</ref> «Cominciò nel 1759 il Portogallo seguito dalla Francia (1762), dalla Spagna (1769), da Napoli e da Parma signoreggiate da principi borbonici. Non fu estranea a questa misura, per quanto riguarda le colonie spagnole e portoghesi, l'avversione dei coloni per le ''[[Riduzioni gesuite|reducciones de indios]]'', i villaggi costruiti dai gesuiti per raccogliervi gli indigeni e salvarli dallo sfruttamento degli ''[[encomienda|encomenderos]]''.<ref name="A. Desideri, Op. cit. ibidem">A. Desideri, ''Op. cit. ibidem''</ref>»