Morano Calabro: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Sanseverino (famiglia)}}
Questa nobile famiglia si sentì molto legata a Morano, lasciando numerose e preziose tracce storico-artistiche, testimonianza del loro [[mecenatismo]], quali ad esempio la fondazione votiva del Monastero di [[San Bernardino da Siena]] patrono della città ([[1452]]), e l'ampliamento del [[castello]] ([[1515]]). A prova del costante legame con i suoi domini, il principe [[Sanseverino (famiglia)#Conti di Tricarico|Pietrantonio Sanseverino]], maggior esponente della famiglia, accordò numerose concessioni, grazie al celebre [[Documento|atto]] ''Capitoli e Grazie'', [[ratifica]]to nella città di Morano il 1º agosto [[1530]]<ref>Dicitura tratta da ''Capitoli e Grazie'' ''"Datum in nostra terra Morani 1° mensis Augusti 1530, Ind. XIII"''</ref>, inoltre suo figlio [[Sanseverino (famiglia)#Principi di Bisignano|Niccolò Bernardino]] (ricordato per gli ''orti botanici sanseverini'' di [[Napoli]]), vi nacque nel [[1541]] ed al quale fu dato come secondo nome quello del santo patrono, quasi a suggellarne il legame.
 
In Morano esistette un ceto nobiliare costituito da famiglie che godettero di nobiltà generosa, come i De Feulo, De Guaragna, Della Pilosella, Dell'Osso, Tufarelli e Salmena. Esse godettero di diritti feudali e allodiali e trattamenti riservati solo ai membri dei ceti aristocratici.
 
Nel [[1614]] il feudo venne quindi ceduto agli Spinelli principi di [[Scalea]], fino al [[1806]], anno di [[Eversione della feudalità|eversione]] dal [[feudalesimo]]. Il borgo seguì successivamente le sorti del [[Regno delle due Sicilie]] e del nascente [[Regno d'Italia]].