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Il sesto opuscolo venne distribuito nell'università il 18 febbraio [[1943]], in coincidenza con la fine delle lezioni. Quasi tutti i volantini vennero distribuiti in luoghi frequentati, Sophie Scholl prese la coraggiosa decisione di salire in cima alle scale dell'atrio e lanciare da lì gli ultimi volantini sugli studenti sottostanti. Venne individuata da [[Jakob Schmid]], un bidello nazista, che la bloccò e la consegnò assieme al fratello alla polizia di regime. Gli altri membri attivi vennero subito fermati e il gruppo, assieme a tutti quelli a loro associati, venne sottoposto a interrogatorio da parte della [[Gestapo]]. Gli Scholl si assunsero immediatamente la piena responsabilità degli scritti sperando, invano, di proteggere i rimanenti membri del circolo; i funzionari della Gestapo che li interrogarono rimasero stupiti per il coraggio e la determinazione dei due giovani (la Gestapo [[tortura|torturò]] Sophie Scholl per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943<ref name="Mueller"/>).
 
I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il [[processo (diritto)|processo]], il 22 febbraio [[1943]] presso il ''[[Volksgerichtshof]]'' («tribunale del Popolo»), un tribunale politico speciale presieduto da [[Roland Freisler]], che prima era un commissario [[Bolscevismo|sovietico]] e allora doveva riabilitarsi. Nel corso di un breve dibattimento, durato cinque ore, furono reputati colpevoli e [[ghigliottina]]ti il giorno stesso. Le guardie del carcere e lo stesso boia dissero che mai avevano visto morire tanto coraggiosamente dei giovani, in particolare la ragazza. Qualche giornale di Monaco portò in breve la notizia. Le motivazioni della sentenza furono le seguenti:
 
{{citazione|Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al [[sabotaggio]] dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte.<ref>{{cita web|url=http://www.olokaustos.org/opposizione/gruppi/weisserose/processo1.htm|titolo=Estratto dalla sentenza a carico di Hans Scholl, Sophie Scholl e Christoph Probst|accesso=25 novembre 2007}}</ref>}}