Ludovico il Moro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 120:
=== La battaglia di Crevola ===
{{Vedi anche|Battaglia di Crevola}}
Nel 1484 gli svizzeri del [[Vallese]] al comando [[Jost von Silenen]], vescovo di [[Sion (Svizzera)|Sion]] invasero la [[Val d'Ossola]] saccheggiandola sino a [[Domodossola]] nel contesto di alcune dispute di confine con i paesi del novarese. In seguito a questa offensiva gli altri cantoni svizzeri condannarono il vescovo al pagamento di una somma di denaro dal momento che i novaresi lo accusavano di essersi spinto a rapinare arredi sacri dalle chiese ossolane. Nel febbraio del 1487 gli svizzeri attaccarono la [[Valtellina]] occupando [[Bormio]] ed effettuarono operazione di rapina in tutta la valle finché non furono cacciati dall'esercito sforzesco e costretti a stipulare una pace alla quale però non aderì il Vallese. Nell'aprile dello stesso anno Jost von Silenen invase ancora una volta la Val d'Ossola con un esercito di 4.500-5.000 uomini e assediò il castello che si trovava sul colle Mattarella a protezione della città. La guarnigione comandanta da [[Zenone da Lavello]] riuscì a contenere il nemico ed inviare una richiesta d'aiuto a Milano. Il Moro inviò in soccorso un esercito di 3.000 fanti, 1.500 cavalieri e 100 balestrieri a cavallo al comando di [[Renato Trivulzio]] e [[Giberto Borromeo]]. L'esercito sforzesco riuscì a sconfiggere i presidi lasciati dagli svizzeri a difesa dei guadi sul fiume [[Toce]], a sollevare l'assedio del colle Mattarella costringendo il nemico a ritirarsi verso [[Crevoladossola|Crevola]] e ad entrare a Domodossola per poi coordinare le successive mosse con la guarnigione ivi presente. Nel frattempo i milanesi furono informati del fatto che un contingente di circa 1.000 svizzeri, dopo aver depredato la [[Val Vigezzo]], stava cercando di riunirsi al grosso dell'esercito. Subito furono inviati i cavalleggeri e i balestrieri a cavallo al fine di rallentarli in attesa dell'arrivo della fanteria. Gli svizzeri assunsero la tipica formazione difensiva a quadrato ma essendo tormentati dai balestrieri milanesi, ruppero le righe cercando di inseguirli. Quando la fanteria milanese giunse sul posto riuscì a circondare gli svizzeri che, non più in formazione, furono annientati. Sorte peggiore ebbero i superstiti che vennero fatti a pezzi dai valligiani o morirono di fame dispersi tra i monti. Eliminato questo secondo contingente, gli sforzeschi assaltarono il ponte di Crevola dove gli svizzeri opposero una strenua resistenza finché alcuni gruppi di fanti e cavalleggeri milanesi, una volta guadato il fiume più a monte, li sorpresero alle spalle costringendoli alla fuga. Al termine della battaglia gli svizzeri ebbero 1.000 morti e almeno altrettanti feriti, pari a circa un terzo delle loro forze. Dopo la [[battaglia di Arbedo]] del 1422, quella di Crevola fu la peggiore nonché l'unica sconfitta subita dagli svizzeri dalla nascita della Vecchia Confederazione. Il 23 luglio 1487 la [[Vecchia Confederazione]] stipulò un nuovo trattato di pace con il [[Ducato di Milano]].<ref>B. Corio, ''Storia di Milano'', Milano, 1856, vol III, pp. 414-419</ref>
 
=== Alleanze ===
Nel 1487 il doge [[Paolo Fregoso]] indisse un consiglio generale esortando i genovesi a mettersi ancora una volta sotto la protezione del [[Ducato di Milano]] per cercare di porre fine a nove anni di lotte intestine alla città e potersi difendere dagli attacchi dei fiorentini. Furono dunque inviati oratori a Milano che vennero ricevuti dal Moro e giurarono fedeltà al duca [[Gian Galeazzo Maria Sforza|Gian Galeazzo Maria]]. In seguito alla dedizione i fiorentini terminarono le ostilità contro i genovesi. La [[Repubblica di Genova]] sarebbe rimasta sotto la signoria sforzesca sino al 1499.<ref>B. Corio, ''Storia di Milano'', Milano, 1856, vol III, p. 421</ref>
 
Temendo soprattutto la potenza della confinante [[Venezia]], il Moro mantenne alleanze proficue con la [[Firenze]] di [[Lorenzo il Magnifico]], con [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]] [[Regno di Napoli|re di Napoli]] e con ilpapa [[papa Alessandro VI]] Borgia. La nipote di Ferdinando, [[Isabella d'Aragona (1470-1524)|Isabella d'Aragona]], andò sposa a [[Gian Galeazzo Maria Sforza]], mentre il fratello di Ludovico, [[Ascanio Sforza|Ascanio]], venne creato cardinale. Nel 1486 Ludovico diede il proprio sostegno a Ferdinando I di Napoli per contrastare la congiura dei baroni e ne ricevette in cambio il collare dell'Ordine dell'Ermellino. Approfittando della situazione impegnata per il ducato, nel [[1487]] le truppe svizzere invasero il milanese e giunsero a [[Domodossola]], ma vennero prontamente respinte dalle milizie del Moro che, nel luglio di quello stesso anno, recuperarono anche [[Genova]], che dal [[1479]] si era resa nuovamente indipendente dal dominio sforzesco. Per contrastare la presenza veneziana in [[Romagna]] e le mire espansionistiche dei fiorentini, appoggiò le operazioni militari di sua nipote, [[Caterina Sforza]], signora di [[Imola]] e [[Forlì]].
 
Temendo soprattutto la potenza della confinante [[Venezia]], mantenne alleanze proficue con la [[Firenze]] di [[Lorenzo il Magnifico]], con [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]] [[Regno di Napoli|re di Napoli]] e con il [[papa Alessandro VI]] Borgia. La nipote di Ferdinando, [[Isabella d'Aragona (1470-1524)|Isabella d'Aragona]], andò sposa a [[Gian Galeazzo Maria Sforza]], mentre il fratello di Ludovico, [[Ascanio Sforza|Ascanio]], venne creato cardinale. Nel 1486 Ludovico diede il proprio sostegno a Ferdinando I di Napoli per contrastare la congiura dei baroni e ne ricevette in cambio il collare dell'Ordine dell'Ermellino. Approfittando della situazione impegnata per il ducato, nel [[1487]] le truppe svizzere invasero il milanese e giunsero a [[Domodossola]], ma vennero prontamente respinte dalle milizie del Moro che, nel luglio di quello stesso anno, recuperarono anche [[Genova]], che dal [[1479]] si era resa nuovamente indipendente dal dominio sforzesco. Per contrastare la presenza veneziana in [[Romagna]] e le mire espansionistiche dei fiorentini, appoggiò le operazioni militari di sua nipote, [[Caterina Sforza]], signora di [[Imola]] e [[Forlì]].
 
=== Il matrimonio ===