Raffaele Cutolo: differenze tra le versioni

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All'inizio del 1981 Cutolo ottenne il trasferimento nel [[carcere di Marino del Tronto]] ad [[Ascoli Piceno]], il 27 aprile di quell'anno, l'assessore [[democristiano]] [[Ciro Cirillo]]{{Ln}}responsabile amministrativo della ricostruzione postsismica{{Ln}}viene rapito dalle [[Brigate Rosse]], per il fatto dirette da [[Giovanni Senzani]]. In quel periodo il boss incontrò alcuni esponenti della DC e rappresentanti dei [[servizi segreti italiani]] che chiesero la sua collaborazione; in particolare, le richieste sarebbero pervenute da Giuliano Granata (all'epoca sindaco di [[Giugliano in Campania]]), [[Silvio Gava]], [[Francesco Pazienza]], [[Flaminio Piccoli]], [[Francesco Patriarca]], [[Vincenzo Scotti]] ed [[Antonio Gava]]. Testimoni degli incontri ad Ascoli Piceno furono il direttore e il cappellano del carcere, il luogotenente di Cutolo Vincenzo Casillo e Alfonso Rosanova.
 
Attraverso le informazioni dei brigatisti Luigi Bosso e [[Sante Notarnicola]], Cutolo riesce a conoscere i nomi dei carcerieri di Cirillo: Pasquale Aprea e RosarioRosaria Perna, guidati da Senzani. Cutolo riesce a stabilire una cifra per la liberazione dell'assessore napoletano che avviene il 24 luglio 1981. Tutto si risolve in un reciproco scambio di favori tra uomini della DC, servizi segreti, NCO e Brigate Rosse. Tra i "favori" delle Br a Cutolo, è possibile annoverare il delitto Ammaturo. Il 15 luglio [[1982]], il vicequestore [[Antonio Ammaturo]], da sempre impegnato nella lotta alla camorra, viene ucciso dalle Brigate Rosse. Cutolo avanza alcune richieste che non saranno mai accolte (la seminfermità mentale e alcuni trattamenti di favore per sé e per gli affiliati).
 
In realtà, di questa vicenda non si sa nulla fino al 16 marzo 1982 quando su [[L'Unità]] appare una notizia sconvolgente firmata da Marina Maresca<ref>M. Maresca, "La DC trattò con le Br. Due esponenti da Cutolo per il riscatto Cirillo" in ''L'Unità'', 16/03/1982, p. 1.</ref>. Seguiranno altri servizi che riportano i nomi delle personalità in "visita" al carcere di Ascoli Piceno<ref>M. Maresca, "I Dc che hanno trattato" in ''L'Unità'', 17/03/1982, p. 1; M. Maresca, "Ecco il documento che accusa" in ''L'Unità'', 18/03/1982, p. 1;</ref>. La notizia si basa su un documento (un foglio intestato Mininter) che si rivelerà falso, anche se i contenuti troveranno riscontro grazie al lavoro del [[giudice istruttore]] Carlo Alemi che il 28 luglio 1988 deposita una sentenza-ordinanza di 1.531 pagine in cui viene documentato come alcuni esponenti della DC abbiano avviato una trattativa con Cutolo. Di tutta risposta, il presidente del Consiglio allora in carica, De Mita, affermò che Alemi si era posto "al di fuori del circuito istituzionale"; nel settembre 1988 il ministro della Giustizia, Vassalli, aprì un'indagine disciplinare, poiché il giudice istruttore aveva indicato nel suo provvedimento i nomi degli onorevoli Flaminio Piccoli, Antonio Gava, Vincenzo Scotti e Francesco Patriarca come partecipi delle trattative. Alcuni giorni dopo il deposito della sentenza-ordinanza, inoltre, senza che si fosse conosciuto alcun atto processuale, uscì un articolo che attribuiva ad Alemi la responsabilità di aver commesso "diffamazione a mezzo giudice", dando conto di "un orrendo insieme di sospetti e di insinuazioni". Nel 1990 il CSM assolse Alemi, riconoscendo la correttezza del suo operato; dopo 12 anni dal sequestro la sentenza di appello consacrò poi le conclusioni a cui era giunto il magistrato<ref>Sul sequestro Cirillo, si veda: G. Granata, ''Io, Cirillo e Cutulo. Dal sequestro alla liberazione'', Napoli, Cento Autori, 2009</ref>. In ragione dell'attività investigativa svolta da Alemi, le sue conversazioni erano state intercettate dal SISMI; per l'occasione, era stato richiamato il generale [[Giuseppe Santovito]], a capo dei servizi, il quale era stato allontanato nel 1981 per lo scandalo P2.