Vicariato: differenze tra le versioni

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Ognuno dei ''distretti'' in cui è suddivisa la diocesi comprende un certo numero di [[parrocchia|parrocchie]] ed è usualmente sottoposto al governo pastorale di un sacerdote [[vicario]] del vescovo, che, a seconda dei casi e delle attribuzioni, è un ''vicario foraneo'', ''vicario urbano,'' ''decano'' o ''[[vicario episcopale]].''
 
Nelle singole diocesi in luogo dell'espressione ''vicariato'' o ''vicariato foraneo'' si usano termini diversi, come ''vicaria,'' ''forania'', ''diaconia,'' ''decanato, decania'' e ''prefettura'', i quali sono sostanzialmente equivalenti, salvo particolarità stabilite dal diritto proprio della diocesi codificato dalle disposizioni dei [[Sinodo diocesano|sinodi diocesani]]. Così a [[arcidiocesi di Napoli|Napoli]] si parla di decanati (ma in quasi tutte le diocesi suffraganee di quella partenopea di foranie), ad [[diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro|Arezzo-Cortona-Sansepolcro]] di vicariati, a [[arcidiocesi di Udine|Udine]] di foranie, ad [[Diocesi di Asti|Asti]] di vicarievicarìe. A [[diocesi di Parma|Parma]] i distretti sono chiamati [[zona pastorale|zone pastorali]], espressione che normalmente indica i raggruppamenti di più vicariati.<ref>Il nuovo Codice di diritto canonico peraltro non contempla le zone pastorali se non in una fugace segnalazione (CIC 1983, can. 512 § 2) dove parla della rappresentatività del consiglio pastorale diocesano (Bertone 1983).</ref>
 
Talvolta si conserva l'uso di un termine tradizionale nel passaggio di un distretto da una diocesi all'altra: la [[diocesi di Belluno-Feltre]], ad esempio, chiama i propri distretti foranie, salvo i decanati di Cortina d'Ampezzo e Pieve di Livinallongo, staccati nel 1964 della [[Diocesi di Bolzano-Bressanone|diocesi di Bressanone]], nella quale è consuetudine parlare di decanati.